Peperoni a cena

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Sono sicuramente stati i peperoni imbottiti che ho mangiato a cena. Che sogni strani che si fanno a volte, eh?

L'afa estiva mi torturava, le lenzuola, aggrovigliate ai piedi del letto, sembravano corde. Una zanzara, noiosa come solo in una notte insonne, ronzava vicinissima al mio orecchio finché non accendevo la luce poi, dotata di qualche superpotere a me ignoto, svaniva nel nulla. Il sudore era tale da inzuppare il materasso, stavo pensando seriamente di dormire sul pavimento. E poi c'erano loro.

- Ah! Oh, sì, ti prego!

Un altro mistero. Con un caldo simile... come... no, altra pelle umana vicino alla mia? Ma per nulla al mondo... altro... calore corporeo! Oh Dio, no!

Ma loro non la pensavano così. Il cigolio del loro letto era tale da scandalizzare anche le zanzare. Ficcai la testa sotto un cuscino.

- Più f.........

La tolsi di scatto. Che accidenti stava accadendo alla mia lussuriosa vicina? Il suo banalissimo "forte" si era interrotto sulla f, creando un fischio sibilante e metallico, per poi interrompersi del tutto. Mi alzai con un balzo quasi agile e mi misi in piedi sul letto, piantando sfacciatamente l'orecchio sulla parete. 

Nulla, nessuna voce o cigolio, solo un ovattato ronzio. Oh perbacco, la troppa enfasi l'ha fatta fuori? Ma no, avrei dovuto almeno sentire un gemito del consorte, disperato per l'involontario uxoricidio! Il silenzio era completo; avrei giurato che anche la maledetta zanzara avesse posto le antenne sulla parete per farsi gli affari dei vicini.

Scesi dal letto, facendolo cigolare - io! - in una vibrante protesta. A piedi nudi, camminando con cautela, mi avvicinai alla porta d'ingresso. Avvicinai l'occhio al buco della serratura: niente. Aprii con circospezione l'uscio e mi avvicinai a quello dei vicini: la mia camminata felina avrebbe fatto invidia alla Pantera Rosa. 

Appoggiai l'orecchio all'uscio: nessun rumore. Mi misi carponi, pregando con fervore che la signora Agnese del piano di sopra non dovesse scendere a buttare la spazzatura: nessuna luce filtrava. L'appartamento pareva deserto.

Dopo un attimo di indecisione tornai dentro, dove avrei potuto continuare le mie indagini notturne senza finire io stessa sotto lo sguardo curioso degli altri vicini.

Il balcone!

Corsi, pattinando per il sudore lungo tutto il corridoio, mi fermai avventurosamente, agganciandomi alla bussola di una porta e mi sistemai, cercando di darmi un contegno. Tirai giù con un gesto secco la canotta che mi faceva da pigiama, spinsi indietro i capelli e presi un profondo respiro.

Che stavo facendo? Stavo spiando come la peggiore dei miei vicini... sembravo... la signora Agnese! O il signor Antonio del secondo piano!

Ma... la voce della mia vicina si era interrotta così bruscamente, su quel f...! Non potevo abbandonarla! E se fosse stata in pericolo? E se lui l'avesse soffocata, dopo aver finto per, vediamo un po', dodici anni? di essere un marito ideale?

...e se... o per la Peppetta! E se fossero stati dediti a pratiche sadomasochistiche e una fosse finita male?

Mi sedetti sulla cesta del bucato e vagliai attentamente i pro e i contro della mia voglia di indiscrezione notturna:

CONTRO:

1) qualcuno avrebbe potrebbe vedermi e prendermi per matta

2) sarebbe stato meglio dormire, dal momento che la sveglia sarebbe suonata alle sette

PRO:

1) avrei potuto salvare una persona in pericolo, diventando un'eroina

2) avrei soddisfatto la mia curiosità malsana

3) la zanzara comunque mi avrebbe impedito di dormire.

Tre a due. Era deciso. 

Battei le mani e mi alzai, quando vidi due figure traslucide atterrare sul balcone dei vicini. Erano quasi impercettibili, solo un lieve baluginare di luce ne tradiva il contorno. Sentii nello stomaco, più che con le orecchie, il suono dei loro piedi che toccavano le mattonelle del balcone poi, con un sussulto, udii la voce di Graziella, la mia vicina.

- La riproduzione si è interrotta, Nico'! Non si sente niente! Accidenti...

- E vedimm' c'a succies'...

Vidi la sagoma appellata come "Nico'" allungare appena la mano e aprire, senza neanche avvicinarsi, i battenti che, lo sapevo perfettamente, non avevano maniglia esterna. 

Il capogiro fu così forte che finii col carambolare sul balcone in una corsetta scomposta e andai a sbattere violentemente sulla ringhiera, scavalcandola d'impeto e afferrandomi disperatamente con le dita a una delle sbarre.

Una potente stretta in vita fermò il mio pericoloso dondolamento e mi sollevò, facendomi superare in un attimo la ringhiera e atterrare sul balcone. Scivolai con il sedere per terra, le gambe divaricate e girate indietro come i bambini quando giocano sul pavimento.

- Ehi, buonasera! Su, dai, facci entrare un attimo.

La voce di Graziella. La mia testa fece su e giù di sua volontà, mentre avanzavo gattonando verso la stanza. Mi rimisi a sedere dentro, guardando con occhi grandi come piattini da caffè le due sagome traslucide prendere colore e consistenza, mostrandomi i miei vicini. 

No, non indossavano una calzamaglia e il mantello. Graziella aveva i leggins e una canotta con Bart Simpson, mentre Nicola aveva un paio di pantaloncini di jeans e la t-shirt con Grattachecca e Fichetto. No, non avevano neanche il fisico dei supereroi: Graziella aveva 'na bella pancetta e i fianchi tondi e pure sotto Grattachecca e Fichetto si indovinava una piccola imbottitura di ciccia.

Ma in quel momento, per me, parevano Superman e WonderWoman. Anzi, meglio! Questi diventavano pure traslucidi! E da quanto tempo mi fregavano con registrazioni di sesso sfrenato?

Mi immaginavo già di seguirli, facendo reportage fotografici alla Peter Parker. Avevo il simbolo degli euro che danzava sulle pupille.

- Ma dov'è quella piccola buona a nulla?

Con enorme stupore, vidi la zanzara atterrare sulla mano di Nicola e zzuzzurrargli qualcosa in zanzarese. Poi il mio super-vicino sospirò:

- E vabbè, non c'è altra scelta! 

Fece un cenno a Graziella ed entrambi si inginocchiarono accanto a me, prendendomi una mano.

- Tutto questo non è la realtà, sai, cara? Ricordati, è stato solo un sogno! - mormorò Graziella.

- Sì, sono stati sicuramente i peperoni imbottiti che hai mangiato a cena! - aggiunse Nicola - E al tuo risveglio ti farai certo una gran risata. Che sogni strani si fanno a volte, eh?

La Libraia del turno di notteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora