La luna

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Le note di "Für Elise" risuonavano nell'aria quieta della sera, nostalgia proveniente da un pianoforte lontano. La luna, nel cielo, era un viso tondo coperto di cerone, agli occhi di Diana.

Avrebbe dovuto essere a letto a dormire da un pezzo. L'indomani c'era scuola, un'imprescindibile verifica di matematica le diceva che il sonno era necessario ma la luna, con il suo fascino oscuro e malinconico, le teneva gli occhi spalancati sul mondo. Era stata una lunga, lunghissima giornata: la scuola era una battaglia quotidiana...e poi c'era stato l'incontro con lui. Non riusciva ancora a crederci che la stesse guardando, che proprio lei potesse interessargli, anche solo per un minuto! Solo a pensarci, risentiva una stretta nello stomaco, un misto tra piacere e paura. Marco era bello e solare, spaccone in modo scanzonato, senza prepotenze. Le ragazze lo adoravano e i ragazzi lo seguivano come cagnolini dietro il capobranco. Marco era il sole. Diana sospirò; era rimasta seduta sul davanzale della finestra della sua stanza, le gambe raccolte e un dito tra le pagine come segnalibro.

La lettura di quel romanzo la portava a specchiarsi nei personaggi e a riflettere: era acerba come una mela sui rami alti dell'albero, ancora saldamente ancorata alla magia della sua infanzia, ma con gli occhi oltre l'abisso dell'adolescenza.

Si sentiva poco più d'una bozza in fase di correzione: il corpo fragile di chi si sta trasformando da bambina a donna, la percezione della realtà distorta dalle immagini che la sua fantasia aveva impresso sulla retina della sua mente.

Forse fu per questo motivo che, quando scorse una scura figura sgusciare tra le sagome indistinte degli alberi, non s'allarmò: era una prosecuzione delle sue fantasie.

Il plenilunio inondava di luce lattiginosa le strade del quartiere periferico in cui viveva, fatto di case basse e ordinate, tutte uguali, come il riflesso ripetuto d'uno specchio nell'altro: la figura scura correva, a una velocità incredibile, senza farsi sfiorare dalla luce.

Un ululato squarciò la notte. La musica si interruppe improvvisamente, per poi riprendere con un po' di incertezza. Diana era scattata in piedi, il libro a terra, con le pagine gualcite e leggermente arrotolate, come la gonna di una ballerina di cancan. Le tende erano spalancate, lasciando un ampio palcoscenico illuminato alla sua vista. Tale le sembrò: uno spettacolo messo in scena per rappresentare le sue fantasie. Raccolse il libro, acconciandone con cura le pagine, quindi aprì cautamente la finestra: l'aria della notte era così pungente da farle lacrimare gli occhi. Si sporse, alzandosi sulle punte come una ballerina, i polpacci tesi e le braccia che si sostenevano sul sottile strato di marmo bianco. La strada era deserta. Si lasciò andare a una risatina nervosa: l'immaginazione aveva preso il sopravvento, ma non esistono mostri sotto i letti né fantasmi in soffitta. Non esistono clown assassini nelle fogne, gli uomini sono uomini e i lupi sono lupi.

Allungò le mani per chiudere l'imposta e il sorriso le morì sulle labbra, la mano rimase congelata a mezza altezza. Una figura scura era accovacciata nell'ombra, il corpo allungato e forte, nudo e coperto di folta pelliccia. Il corpo di Diana si paralizzò, bloccato dal terrore che l'attanagliava. La creatura era immobile quanto lei, con il lungo muso animalesco proteso. Una nube coprì il cielo, cancellando la luce chiara e il paesaggio davanti ai suoi occhi. Diana avrebbe pensato d'essere diventata cieca, non fosse stato per gli occhi scintillanti, fissi nei suoi. Sentiva il battito del cuore rimbombare nelle sue orecchie e si rese conto che stava per perdere i sensi.

Quando rinvenne, Diana avvertì come prima cosa il freddo gelido del pavimento a contatto con la guancia. I capelli le facevano da cortina, davanti al volto: la stanza, attraverso quel velo, appariva di nuovo bianca di luna. Strizzò gli occhi, per riprendere il controllo: la camera, che prima sembrava vorticare, ritrovò il suo baricentro. Si sollevò a fatica, puntellandosi sulle braccia e si girò lentamente, certa che avrebbe trovato la stanza vuota; aveva ragione la mamma, certe letture non erano adatte alla sua età! Si appoggiò meglio, rischiando di scivolare: la mano era finita su una macchia vischiosa e scura. Sgranò gli occhi e sussultò, rendendosi conto di aver appoggiato la sua mano su una macchia di sangue. Si controllò freneticamente, pensando assurdamente di essersi ferita, senza peraltro accorgersene, e si mise rapidamente seduta. Un uggiolio di dolore attirò la sua attenzione: in un angolo della stanza, la creatura simile a un lupo era rannicchiata e, sul suo fianco, si apriva uno squarcio. Diana si sollevò, lenta e cauta, portandosi un passo dopo l'altro più vicino. Allungò la mano, fissando la creatura negli occhi. Il tempo che le occorse perché le sue dita sfiorassero il muso fu eterno ma, quando finalmente i polpastrelli sfiorarono la calda pelliccia, sentì un senso di sicurezza. Accarezzò il muso, con stupore.

- Adesso ti medicherò, dovrai star fermo.

La creatura soffriva, uggiolando a ogni contatto. Quando ebbe terminato di fasciarla, prese ad accarezzarle il fianco, con cautela. Non aveva alcun timore. Dopo un po', la creatura le leccò le dita e sgusciò come un'ombra attraverso la finestra, sparendo rapidamente dalla vista.

***

- Non hai dormito, cocca? Che hai fatto ieri notte? Hai delle occhiaie terribili! 

La voce di Paola giunse con la solita, corrosiva, finta dolcezza. Diana si morse la guancia per non ribattere: avrebbe solo fatto il suo gioco. Ma prima ancora che potesse defilarsi e lasciare Paola a occuparsi della prossima sfortunata di passaggio, la vide illuminarsi, sorridendo. Non ebbe neanche bisogno di girarsi per sapere chi avesse visto: Marco.

- Ciao! – Un saluto simile a fusa di gatta.

Ma il sorriso di Paola restò lì, immobile e largo come quello dello stregatto, quando Marco prese la mano di Diana e la portò alle labbra. Diana lo guardò negli occhi, riconoscendolo, vacillando, perdendo e ritrovando in un attimo tutti i punti di riferimento: Marco non era solo il sole.

- Diana era la dea della luna, non lo sai? 

La Libraia del turno di notteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora