1 Quando tutto ha inizio

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Io sono Angelo e questa è la storia di come la mia morte è stata vendicata. Era un giorno come un altro, un giorno d'inverno con l'aria fredda tagliente che entrava sotto il piumino, con il vento che spostava le foglie cadute dell' autunno ormai passato, le nuvole grigie che nascondevano un sole volenteroso di splendere ma ormai arreso all'essere coperto da quell'ammasso di aria che sembra zucchero filato. Matteo Macedone, mio fratello, quel giorno sembrava un ragazzo come altri, aveva 17 anni , indossava un paio di jeans blu di quelli eleganti, che si usano quando si va a ballare, una felpa rossa con il cappuccio e delle scarpe bianche basse con i lacci un po' messi alla rinfusa, aveva addosso un giubbotto di pelle nero leggermente strappato sulla spalla destra, strappo che si era procurato durante una rissa nel suo paese d'origine dove tutto'ora abitava. Siamo nati e cresciuti a Vespolate, un paesino non molto lontano da Milano, sebbene lui avesse sempre voluto cambiare paese, era sempre stato costretto a rimanere lì, dove lo avevo cresciuto. Matteo si dirigeva verso il cimitero, aveva il volto cupo, si adattava molto al clima di quel giorno, sembrava nervoso, chiunque lo avesse visto avrebbe capito che non era per niente sereno, anche la camminata che aveva esprimeva sicurezza e rabbia, il cappuccio della felpa copriva i suoi capelli biondi e i suoi grandi occhi neri esprimevano sofferenza e rimpianti, quasi come se dentro di sé stesso si celasse un grande senso di colpa. Appena mise piede nel cimitero un tuono aprí il cielo e diede inizio ad una pioggia simile a quelle estive, lui però non ne rimase colpito, non diede nessun cenno di disappunto e continuò a camminare come se la pioggia non stesse allagando le stradine del cimitero, si fermò difronte ad un loculo dalle pareti nere, questo era sotto un tettoia, lì sotto la pioggia non arrivava, Matteo si tolse il cappuccio tirò fuori dal giubbotto un bottiglia di whisky e l'appoggiò difianco al vaso di fiori ormai appassiti, ora il suo volto sembrava più rilassato, le spalle non erano tirate e anche il suo respiro esprimeva più serenità di quanto ne avesse avuta prima, aveva un sorrisino stampato in faccia, gli occhi lucidi di emozione come se avesse appena rivisto un suo vecchio amico, appena appoggiata la bottiglia, fu affiancato da una ragazza, gli occhi e i capelli di questa erano coperti da un cappuccio lungo e nero, in realtà era vestita completamente di nero cappotto lungo e pantaloni non da meno, anche lei si tolse il cappuccio, era mia sorella, il suo nome era Aurora, aveva 20 anni e aveva gli occhi grandi e lucenti come la luna e azzurri come il mare, i capelli biondi e lunghi fino alla fine della schiena, le labbra sottili, simili a quelle di Matteo, lo sguardo era tagliente e pieno di rabbia esattamente come quello del fratello. Non appena lei lo affiancò, lui la guardò e senza nessun segnale di insicurezza disse con lo sguardo rivolto verso quello che era ormai il mio sepolcro :
Matteo:" Sai già cosa fare "
Aurora: "Lunedì alle 3 nel vecchio capannone non tardare, glielo dobbiamo, lui lo avrebbe fatto per noi e tu questo lo sai bene".
Le parole di Aurora erano state chiare, fu così che uscì dal loculo e andò via volatilizzandosi nella nebbia che nel frattempo era salita dopo che la pioggia aveva smesso di scendere. Matteo rimase lì e dopo poco iniziò a piangere, un pianto pieno di rancore, senza però darlo troppo a vedere, come se si vergognasse di quello che stava facendo, prese così il cellulare dalla tasca, andò sulla galleria e aprí una foto, la guardò con parecchia nostalgia prima di dire: "Questa volta sarò io a vendicare te fratellone" quella rappresentata sul telefono era una foto in cui lui ed io eravamo vestiti eleganti e sorridevamo come se in quella giornata non avessimo pensieri, era la sua cresima e lui mi aveva chiesto di fargli da padrino, era stata un grande emozione per me, ma d'altronde siamo rimasti soli fin da piccoli, i nostri genitori sono morti in un incidente quando io avevo 13 anni e loro avevano appena 8 e 5 anni li ho cresciuti io come meglio potevo e probabilmente loro dopo la mia scomparsa si sono sentiti abbandonati davanti al mondo. Dopo aver pianto Matteo si asciugò il viso mi salutò come ci siamo sempre salutati dicendomi "ciao coglione" si accese una sigaretta e se ne andò volatilizzandosi anche lui nella nebbia come aveva fatto Aurora poco prima.
Vi racconto un po' di me, sono cresciuto da solo abbandonato purtroppo dai miei per colpa di un brutale destino, per crescere i miei fratelli ho iniziato a rubacchiare qualcosa qua e là, cose da ragazzini, poi però a mano mano iniziai a rubare cose sempre più grosse fino a farmi notare dai servizi segreti, servizi segreti che mi diedero un'opportunità nella parte oscura, la parte dove l'illegalità è legale e dove tutto è concesso, iniziai a 18 anni ad essere un agente in nero , che non si vede mai e che fa perdere ogni sua traccia, poi dopo 7 anni però un colpo che avrebbe fatto incassare all'FBI 20 MILIONI di dollari mi costò la vita, o meglio un tradimento mi costò la vita. In questi 7 anni però ho insegnato ai miei fratelli tutto quello che la vita mi aveva fatto apprendere e loro stavano per dimostrarmi che avevano imparato.

La parte oscura Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora