21 La luce nell'oscurità

58 10 2
                                    

Dopo lo sparo Matteo fu colto dal senso di protezione che da me aveva preso nei confronti della famiglia, provò e riprovò ad aprire quella porta, ma senza ottenere risultato, poi magicamente le porta iniziò ad aprirsi, era lí, stava finalmente per vedere colui che gli aveva segnato la vita, entrò dentro questa stanza per metà fatta di vetro e per metà di mattoni neri, il pavimento era tappezzato con della moquette di color rosso, difronte a lui Giorgio Wright, prima però di guardarlo bene in faccia, si rese conto che era circondato da agenti, saranno stati circa cinquanta, difianco a Wright c'erano Gaia e Marco che lo proteggevano, non ne rimase stupito; poi vide a lato sua sorella priva di sensi e mentre la fissava, sperando che non fosse morta, Wright con un sorrisino compiaciuto gli disse
Wright:"Non è morta, per ora, è stata solo colpita da un pugno per la sua maleducazione, spero che tu sia un po' più educato di lei, sennò mi toccherà farti fare la sua stessa fine"
Matteo guardava a terra e stringeva i pugni, la rabbia che provava non era quantificabile, ma sapeva in cuor suo di aver perso, e una volta abbandonato a questo pensiero decise di fare chiarezza su tutto prima di morire
Matteo:"Prima che tu mi uccida voglio sapere perché hai fatto tutto questo"
Wright:"Bhe ma la risposta è molto semplice, tuo fratello si stava immischiando in affari che non lo riguardavano, era salito di grado ed era uno dei miei agenti più fidati, ma ha commesso l'errore di provare delle emozioni, ha iniziato così a trovare prove incriminanti contro la parte oscura, la parte che come ben sai io dirigo, ho dovuto ucciderlo perché era diventato una palla al piede, scomodo, non so se capisci"
Matteo:"Capisco bene, lo hai tradito senza neanche sapere le sue reali intenzioni, senza nemmeno provare a parlarci"
Lui rispose urlando
Wright:"Il vero traditore qui è stato lui, è stato bello vedere per una volta nei suoi occhi di ghiaccio la paura difronte a me, è stata una soddisfazione premere il grilletto e vederlo cadere nella profondità del mare"
Matteo non ci vide più, si scagliò contro il signore magro e alto che lo stava provocando fino ad ora ma fu fermato da Marco che lo colpí alla testa con la canna della pistola, Matteo cadde, ora Marco aveva un piede sulla sua testa e non lo lasciava alzare, Matteo ora aveva la faccia rivolta verso la porta da cui era entrato, ma la vista di questa gli fu offuscata quando davanti ad essa si mise Wright che continuò a parlare mentre tirava fuori una sigaretta dal suo lungo completo elegante nero
Wright:"Non siete affatto come tuo fratello, conoscevo le vostre intenzioni fin da quando avete colpito Roma, vi ho fatto seguire dai miei agenti fino a Las Vegas, e ho monitorato ogni vostro passo anche qui a Milano, vi ho lasciato fare fino ad ora, mi divertivo a vedervi cadere ad uno a uno, devo farti i complimenti però non mi sarei mai aspettato di vederti in questo ufficio"
Quando finì l'ultima frase si abbassò per guardare Matteo negli occhi, occhi che erano ancora di piú innietati di sangue, con un istinto che non potette controllare Matteo gli sputò in faccia, Wright si asciugò la faccia con un fazzoletto di stoffa che aveva nella tasca dei pantaloni, si mise a ridere e continuò a parlare
Wright:"Coraggioso da parte tua sputarmi in faccia, quando sarai morto potrai vantarti di aver sputato in faccia all'uomo che nessuno ha mai visto, ho commesso crimini di ogni genere, ho rubato i soldi dei cittadini di tutto il mondo, ho assassinato persone di ogni genere e nazione, ho permesso il traffico di donne e di bambini per il lavoro di schiavitù e per prostituzione e nessuno mi ha mai torto un capello"
Matteo ancora con la testa schiacciata dal piede di Marco disse quelle che credeva fossero le sue ultime parole
Matteo:"Prima o poi la pagherai"
Detta quella frase il telefono di Wright iniziò a squillare, lo stavano avvisando che il discorso da lui appena fatto era andato su tutti gli schermi del mondo, nelle case delle persone, nelle piazze di tutto il mondo e anche nel bel mezzo dei concerti, ora tutto il mondo sapeva dell'esistenza della parte oscura, ora tutto il mondo sapeva ciò che lui aveva fatto e ammesso di aver fatto, chiuse in faccia a chi lo aveva chiamato e iniziò ad urlare preso da un iptus di rabbia nei confronti di Matteo, ogni frase che diceva era seguita da un susseguirsi di calci nello stomaco diretti proprio a lui
Wright:" Come cazzo hai fatto?Rispondimi, ti ucciderò lo stesso! Anzi guarderai prima tua sorella morire"
Matteo con un sorriso compiaciuto anche se non sapeva come fosse stato possibile lo guardò dritto negli occhi e gli rispose
Matteo:"Io non ho più nulla da perdere, tu invece hai appena perso tutto quel che avevi, puoi uccidermi, torturarmi, ma nulla di questo ti farà evitare la pena di morte"
Wright lo guardò senza dire nulla poi guardò Gaia e gli ordinò di uccidere Aurora, Gaia si avvicinó ad Aurora e Matteo normalmente non potette fare altro che versare una lacrima per quello che stava succedendo, stava per finire tutto, avevano vinto ma a che prezzo, ripensò a tutto ciò che era successo, gli sguardi di Sara, lo sfarzo di Giorgia, l'umorismo di Sonny, il senso di fratellanza con Alessio, l'ossesione per le sigarette di Alessandro, la sfiga di Samuel e il chiodo fisso di Daniel, la palestra; ripensò a tutto questo e a tutto ciò che lui e sua sorella erano riusciti a creare, ogni bel momento, ogni risata, ogni discussione, non avrebbe più rivissuto nulla ma in cuor suo era contento; fu così che quando ormai i giochi eran fatti e Aurora stava per morire ancora senza aver ripreso i sensi, chiuse gli occhi si mise una mano sul petto e si ricordó ciò che io gli avevo detto in sogno
"Io sarò sempre pronto ad aiutarti, devi solo ricordarti che sono dentro al tuo cuore" e aspettò così di sentire lo sparo, ma al posto di questo sentí la porta difronte a lui aprirsi. Wright che gli era di spalle si girò come spaventato, Matteo non capì subito chi o cosa fosse, vide però che improvvisamente le gambe di Wright iniziarono a tremare e con un filo di voce gli sentí dire
Wright:"Non è possibile"
I suoi occhi era spalancati, la paura imperversava dentro di lui e un brivido gli percosse la schiena, difronte a lui c'era quello che era il suo peggior incubo, io e tutta la squadra compresi Luca, Matilde,Lidia, Giulia e Thomas entrammo dentro a quel lugubre ufficio, gli agenti iniziarono a sparare ma noi eravamo pronti, ci misimo un attimo ad uccidere tutti e cinquanta gli agenti che erano lì dentro, ora oltre a Wright rimanevano solamente Marco e Gaia che avevano entrambi le pistole puntate sui miei fratelli, Wright sapeva che io non avrei fatto nulla fin quando i miei fratelli fossero stati sotto tiro, Aurora per di più si era anche svegliata, fu così che diede l'ordine di ucciderli, urlando, con la fretta di chi sa che stava per morire, Marco e Gaia mi guardarono negli occhi, lasciarono la presa da Matteo e Aurora e girarono la mira verso Wright che ora era rimasto da solo
Wright:"Che cosa fate ? Ho detto di ucciderli!"
Io nel frattempo mi ero chinato per aiutare Matteo a rialzarsi, lui guardò i miei grandi occhi di ghiaccio e mi disse
Matteo:"Com'è possibile ?"
Non gli risposi, andai ad aiutare anche Aurora che era stupita quanto Matteo, intanto Wright si allontava indietreggiando, sempre di più sconvolto da tutto ciò. Una volta aiutati a mettersi in piedi in miei fratelli e fatto immobilizzate Wright, iniziai a raccontare a tutti come avevo manipolato il sistema
"Dopo che tornai dall'Italia, avevo tra le mani la più grande operazione che il mondo avesse mai visto, ero stufo di questo ambiente, stufo di tutti quei crimini contro gli stati, sapevo benissimo di essere pedinato giorno e notte, ma era proprio quello il mio obbiettivo, per portare a termine l'operazione che oggi ha smascherato la parte oscura io sarei dovuto essere morto per tutti, sono sempre stato con voi, fin dall'inizio, senza che voi per un attimo ve ne accorgeste, ho piazzato microcamere ovunque ci fosse bisogno di monitorarvi, anche nel capannone, anche nella casa di Thomas, ovunque voi eravate io vi vedevo, per fare tutto ciò però ho avuto bisogno di una mano dall'interno, due infiltrati, ho reclutato due agenti, Marco che con la sua inesperienza sembrava innocente agli occhi dei capi e Gaia che con la sua esperienza non sarebbe mai potuta essere una traditrice. Il giorno in cui avete messo le microcamere nella macchina di Marco lui non ha opposto resistenza, io volevo che quelle telecamere fossero li e gli ho ordinato di lasciar perdere, mi servivano per collegarmi direttamente al computer che le dirigeva, cioè quello di Alessandro, dal quale potevo controllare ogni vostra mossa, sono stato io a farvi venire l'idea di cercare una traccia della base in casa di Gaia, infilando tra le ricerche di Matteo il suo nome, quel giorno vi avevo pure fatto comprare delle birre ma voi non avete apprezzato il gesto e non le avete bevute, quando ancora non avevate nulla ho deciso di fare suonare la cassaforte per farvi trovare il foglio e mentre Gaia tornava a casa il camion che le fece perdere tempo era guidato da me che nell'immettermi nella circolazione la avvisai che non eravate ancora usciti da lí. Sapevo dove eravate diretti già molto tempo prima, per l'esattezza sei mesi prima, decisi di inserire un agente sottocopertura a Roma, Luca Valteri che per voi è sempre sembrato un'idraulico ma in realtà aveva avuto da un agente che non gli si era mostrato, il compito di aiutarvi, se ricordate bene dentro a monte Aventino avete rischiato di farvi scoprire fin da subito quando il responsabile stava sbraitando con Alessio e Luca, fu distratto da un urlo nella sala principale, quell'urlo lo provocai io ad un signore qualunque, emettendo onde ultrasottili che gli procuravano un dolore lancinante alla testa, questo tipo di onde l'ho usato per tutto il tempo poiché le attrezzature di Alessandro non riuscivano a tracciarle; non dimentichiamoci del ricevitore di onde magnetiche che i due finti idraulici avevano dimenticato nel bagno, sapevo che senza quello piazzato nel posto giusto, l'operazione sarebbe andata a monte, decisi così di piazzarlo io sulla porta di ingresso, ecco spiegato il perché quando Alessandro controllò i valori, il ricevitore funzionava bene. Vi diedi una mano anche a trovare subito il fascicolo che cercavate nell'archivio facendolo apparire come primo sulla lista del computer di Alessandro, ma la cosa più importante che ho fatto quel giorno è stata senza dubbio la chiamata, la feci con un telefono ad onde ultrasottili sempre per lo stesso motivo, mi spacciai per l'amministratore delegato della parte oscura e dissi che vi avevo mandato io per prelevare un fascicolo su una missione top-secret, se quel giorno non ci fossi stato io a manovrare tutto sicuramente sareste morti lí. Sono stato con voi pure a Las Vegas, sapevo in quale casinò sareste andati perché piazzai delle microcamere pure sull'aereo, all'entrata della discoteca vi aspettavano tre modelle con fisici da urlo, anche loro agenti dell'FBI sottocopertura, tra le mie più fidate, il vostro incontro doveva sembrare casuale ma le avevo mandate io perchè sapevo che avreste avuto bisogno di loro in futuro, non dimentichiamoci l'extasi nei cocktail, la feci mettere sempre io poiché questo era il mio regalo di compleanno per Matteo e per il resto della squadra, in quella discoteca appartato su uno dei divanetti di un privè c'ero anch'io, ero venuto con Gaia, mi divertivo davvero tanto a vedervi senza ogni tipo di freno o controllo, quando Alessio baciò Lidia mi ricordo che urlai anche io insieme a voi ma il trambusto della musica mascherò la mia voce, ci rimasi male quando vidi che l'unico rimasto era proprio il mio fratellino, dissi quindi a Gaia di andare a fargli compagnia ma rimasi stupito nel vedere che una volta nel letto lui si fosse addormentato, ero orgoglioso però di vedere mio fratello spensierato e felice per una notte, non posso negar di essere rimasto stupito pure dal fatto che raccontò tutto il piano a Gaia, che per fortuna era già stata informata da me; tra tutto però la cosa che più mi fece ridere fu la discussione del mattino seguente, io mi trovavo fuori dall'hotel proprio sotto alla vostra vista ma tutti voi eravate troppo impegnati a litigare che nessuno mi notò, ammetto certo di esserci rimasto male per la scelta di Sara di quella notte, ma la gente non smette mai di stupire, Alessandro e Giorgia per esempio, chi lo avrebbe mai detto? Sapevo bene che le cose che avevo fatto accadere quella notte avrebbero compromesso i vostri piani ma era così che volevo che andasse. Il primo a cui feci inscenare la sua morte fu Daniel, nella stanza dell'archivio centrale della base Americana si trovò difronte due agenti e dietro di questi Gaia, che con la freddezza che la caratterizza li uccise per poi spiegare tutto a Daniel, che oramai era per tutti morto; sapevo che quel giorno avrebbero rischiato la vita ma la fiducia nei loro confronti mi rassicurava, sapevo che in qualche modo se la sarebbero cavata; quel giorno ad inscenare la propria morte sarebbe dovuto essere soltanto Daniel ma l'improvviso crollo delle mura aveva intrappolato anche Sara, fu così che ordinai a Marco e Gaia di prelevarla, durante il loro prelievo io staccai le comunicazioni con la squadra ma solo dopo avergli fatto sentire la scarica di proiettili che i miei collaboratori avevano dato sugli agenti che stavano per uccidere Sara, fu tutto credibile e anche Sara fu reputata morta da tutti. Dopo la missione di Las Vegas eravate tutti molto provati dalle forti perdite che avevate avuto; se Matteo non riusciva a rintracciare Luca un motivo c'era, difatti io decisi di prelevare pure lui, spiegargli il piano e togliergli qualsiasi cosa che potesse servire per rintracciarlo, decisi di farlo perché mi sarebbe servito nelle fasi finali del piano; tra le squadre di swat che fecero l'imboscata al capannone c'ero anche io, normalmente reso irriconoscibile dalla tuta antisommossa, andai per prelevare Samuel che come previsto si andò a rifugiare da solo in un posto senza via di uscita, entrato nella chiesa uccisi gli agenti che mi avevano seguito e una volta sentita Aurora entrare, scaricai la mitraglietta in aria, poi solo dopo che Aurora se ne andò, mi rivelai a Samuel che si finse morto per poi essere caricato sul furgone. Quella stessa sera sapevo bene dove sareste andati a mangiare, mandai in quello stesso ristorante Matilde, Giulia e Lidia che ora avevano il ruolo fondamentale di entrare nella squadra e aiutarli fino alla fine per poi scomparire prima della fase finale e tornare da me, quella stessa sera mandai a supervisionare tutto Gaia che però fu incauta e si fece vedere da Matteo. Il giorno che improvvisamente arrivò una chiamata a Matteo, a parlarci ero stato proprio io, ero a conoscenza dell'arrivo dell'FBI grazie alle microcamere che avevo piazzato ovunque ci fosse bisogno di sapere, vedere o ascoltare, lo ammetto quel giorno ho rischiato di mandare tutto a monte ma se non lo avessi fatto, loro non sarebbero riusciti a respingerli ancora, tuttavia riuscì con la mia esperienza a eludere i controlli di Alessandro. Prelevai anche Thomas, per due motivi principali, il primo era quello più banale cioè che mi sarebbe stato d'aiuto nella fase finale, il secondo era poiché la squadra doveva cominciare a sentirsi abbandonata a se stessa, doveva caricarsi come una molla ed essere pronta a fare di tutto, quando lo prelevai ricordo che era vestito in modo orrendo, tanto da lasciargli il tempo di cambiarsi. Le ultime notti mi piaceva vedervi dormire, vedevo però Matteo fare degli incubi e a mano a mano capì che il protagonista di questi ero io, sinceramente non ho una spiegazione per questo ma credo che il rapporto stretto che ci unisce abbia influenzato il suo subconscio che in quel momento di crisi si sfogava con la mia immagine. La sera che decideste di andare a ballare per farvi notare, decisi di drogarvi di nuovo poiché non avreste dovuto sapere che qualcuno fosse sulle vostre tracce, ma l'inesperienza di Marco gli fece commettere un'errore. Il giorno dopo di quella notte feci tornare da me Giulia, Lidia e Matilde per potervi dare mentalmente il colpo di grazia e farvi capire che potevate contare solo e soltanto su voi stessi; quello stesso pomeriggio siete rimasti intrappolati dentro la casa di Marco e per farvi guadagnare tempo decisi di fare esplodere uno dei furgoni che stava arrivando; dopo le mie tre fidate agenti non avrei più dovuto prelevare nessuno, ma l'esplosione della porta aveva ferito Giorgia e uno degli agenti che non era sotto il mio controllo l'aveva colpita alla gamba, fu così che io, Thomas e Luca, resi irriconoscibili dalla tuta antisommossa, uccidemmo tutti gli agenti mandati dall'FBI facendo così credere ad Alessandro che quei colpi sentiti erano stato dati a Giorgia, solo dopo che il furgone fu lontano mi rivelai a Giorgia e gli raccontai tutto.
Arriviamo quindi ad oggi, Alessandro ha fatto appena in tempo a capire che era una trappola ed ad avvisare la squadra di questo, ma subito dopo gli ho tagliato la comunicazione, solo una volta dentro al furgone mi sono rivelato a lui e gli ho spiegato queste ultime fasi finali. Devo ammettere di aver fatto un bel casino facendo esplodere un intero piano, ma i rimanenti componenti della squadra stavano per essere uccisi e c'erano veramente troppi uomini per così poche munizioni, una volta crollato il piano Matteo è arrivato qui davanti a questa porta e io con tutta la squadra al completo ho eliminato ogni agente di questo edificio, salvando Sonny e Alessio. Voglio solo dirvi questo, se oggi siete qui è perché io vi reputo i migliori specialisti del vostro campo, e non credo che esista una squadra speciale migliore di questa in giro, avete fatto tutto questo solo e soltanto per me e per potermi vendicare, grazie"
Wright mi guardava incredulo e pieno di rabbia, mentre invece l'intera squadra mi guardava con senso si stima per essere riuscito a portare a termine la missione più importante e difficile che il mondo avesse mai visto, io guardai Wright gli feci un sorrisino e gli dissi "Hai pensato per un attimo di aver vinto ma non hai mai iniziato a giocare, ho sempre avuto io il controllo, tutti loro erano sani e salvi in un posto irrintracciabile per chiunque sulla faccia della terra"
Finalmente ero riuscito a vincere, infatti avevo già da giorni preso possesso delle telecamere dell'ufficio e durante la sua confessione davanti a Matteo e Aurora, avevo mandato in onda quelle immagini audio su tutte le televisioni, maxischermi e palchi del mondo. Feci però un errore, pensai di aver vinto prima che la partita fosse finita, fu così che Wright senza dire nulla riuscì per un attimo a liberarsi dalla presa di Alessio ancora dolorante alla spalla per le ferite, tirare fuori dalla tasca una pistola e spararmi a sangue freddo, durante quel millesimo di secondo pensai alla mia vita e a tutti quelli che erano lì perché tenevano a me e non per un'operazione, bensì per vendicare la mia morte, sapevo di stare per morire ma oramai non mi importava più, chiusi gli occhi ma il proiettile non colpì me, me ne resi subito conto, così aprí gli occhi e vidi Sara accasciarsi a terra, si era messa davanti per salvarmi, probabilmente per eliminare definitivamente quei sensi di colpa che aveva avuto fin dall'inizio, appena vidi tutto quel sangue fuoriuscire dal suo petto i miei occhi si scurirono come la pece, così come la mia faccia, mi avvicinai a Wright gli scagliai una serie di pugni in faccia e lo feci legare ad una sedia da Daniel, Thomas e Samuel, decisi poi di fargli spezzare ogni osso del corpo da Sonny, Matteo, Alessio e Luca, mentre io cercavo di rimuovere il proiettile dal petto di Sara per poi fermare l'emorragia, non feci in tempo però a riuscirci che le ossa da poter rompere del signor Wright era già finite, fu così che mi avvicinai a lui e gli sparai in mezzo al palmo di entrambe le mani, per vedere la sua faccia soffrire, per vedere le sue lacrime scendere dai suoi occhi pieni di crudeltà, il dolore che gli avevo provacato gli aveva fatto perdere i sensi e mentre le ragazze si prendevano cura di Sara che respirava affannosamente, ordinai ad Aurora di farlo riprendere con il metodo che riteneva più consono, lei di certo non si fece pregare e prese un taiser da uno degli agenti morti, bastarono due scariche ben assestate per farlo riprendere tanto da fargli capire cosa stesse succedendo, piangeva per il dolore che gli avevamo procurato, ma proprio quando per lui il peggio sembrava passato sorrisi e gli dissi "Questo è quello che succede a toccare uno della mia squadra" spinsi così la sedia dotata di rotelle contro l'immensa vetrata del cinquantesimo piano del palazzo, il vetro si divise in miliardi di cristalli e il signor Wright vide la sua morte arrivare metro dopo metro senza poter fare nulla, ritrovandosi tempo niente schiantato al suolo. Una volta scaraventato giù quello che era il capo della "Parte Oscura" i problemi non erano finiti, tornai da Sara che era ancora viva, gli tolsi il proiettile dal petto a mani nude, poi lei mi guardò senza dire nulla, gli scese solo una lacrima, io la guardai e gli dissi "Andrà tutto bene" ma lei non ne sembrava convinta, aveva solamente il viso soddisfatto come se finalmente si fosse liberata da un peso, si vedeva nei suoi profondi occhi neri che provava ancora qualcosa per me, ma oramai questo sentimento non era ricambiato, gli scese un'altra lacrima, tossí forte, appoggiò la testa sul mio petto e fu così che forse per sempre o solo per un attimo chiuse gli occhi tra le mie braccia.

La parte oscura Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora