9 Cicatrici indelebili

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Il sole a Vespolate non fece in tempo a calare che fu già ora di risorgere, era un nuovo giorno e la squadra si avvicinava sempre di più all'avvio delle operazioni, il mattino passò velocemente, si arrivò con il cinguettio degli uccelli sereni al pomeriggio, con un cielo immensamente blu che lasciava spazio ad i raggianti fili di luce che illuminavano il capannone che con l'aiuto di tutti divenne una fortezza inespugnabile, la squadra era carica di adrenalina e sicura di sé, mentre tutti erano impegnati a sistemare ciò che più gli interessava direttamente, si aprì la porta principale, fu Aurora a spuntare da questa, salutò tutti e iniziò a parlare
Aurora:" Oggi dobbiamo rendere operativa questa base quindi voglio tutti impegnati, Giorgia vai con Alessandro, so che i cavi non sono il tuo forte ma appunto per questo lui saprà istruirti, Sara vai con Alessio, fagli vedere dove vanno messi tutti i pacchi di stoffe e lui ti darà una mano a sistemarli, Samuel, Daniel e Sonny mettete a posto le armi e create una sorta di poligono di tiro fuori da qua dentro, dovete sapere tutti colpire con un proiettile il punto che desiderate colpire.
Alessandro era già indaffarato con l'assemblare le cose che aveva ordinato prima così Giorgia si trovò un attimo a disagio non capendo cosa potesse fare per poterlo aiutare, Alessandro dal nulla con un sorriso che lasciava intendere quando la domanda fosse tremendamente sarcastica le chiese
Alessandro:" Quella cicatrice te la sei fatta scivolando dalle scale o ti sei graffiata mentre eri ubriaca? "
Giorgia lo guardò malissimo come per fulminarlo, lui non capì che il discorso toccato era abbastanza delicato e continuò
Alessandro:" Abbiamo segreti eh, fai come vuoi "
Mentre lo diceva era in ginocchio indaffarato nel collegare dei cavi al gigantesco computer da lui ordinato, Giorgia non se ne preoccupò e accecata dalla rabbia lo prese dai suoi lunghi capelli biondi e lo buttò a terra, gli mise una mano alla gola e gli disse
Giorgia :"Della mia vita a te non te ne deve fregare nulla, non mi interessa chi cazzo sei, sei qui per guardare due schermi non per conoscere la mia vita, sia chiaro che la prossima volta non finirà così "
Lasciò la presa dal collo e si alzò, Alessandro rimase zitto senza reagire, seduto per terra la fissò per qualche minuto con aria da menefreghista, mantenette il suo rigoroso silenzio e si accese una sigaretta ma dopo qualche minuto le disse
Alessandro:" Comunque scusami, non pensavo fosse una cosa così seria, se un giorno vorrai dirmelo ti ascolterò "
Giorgia lo guardò un attimo con disappunto poi disse
Giorgia:" È successa in orfanotrofio, in Spagna, quando avevo 16 anni, il prete che ci curava probabilmente non aveva capito con chi aveva a che fare, capisci cosa intendo no?"
Alessandro:" Si, so cosa si dice su quei bastardi"
Giorgia:" Ecco ti basta sapere che avevo una bottiglia vuota difianco a me, la ruppi sul muro e gli sfreggiai la faccia, lui mi tirò uno schiaffo e io caddi suo vetri che avevo appena spaccato, in quel momento mi feci la cicatrice, persi conoscenza per qualche minuto perché sbattei la testa ma quando mi ripresi mi ricordo solo Sara che prendeva a calci il prete raggomitolato per terra, c'era una enorme pozza di sangue per terra e appena ripresi i sensi ebbi parecchia confusione, sta di fatto che non lo vidi mai più da quella volta, non so neanche se è ancora vivo, anche perché scappammo via dall'orfanotrofio insieme e bhe da lì è iniziata la nostra carriera insieme"
Alessandro:"Capisco solo ora perché non ne volevi parlare"
Giorgia:" La prossima volta se mi vuoi chiedere qualcosa non prenderla sul ridere, fallo e basta "
Alessandro continuò dopo aver finito la sigaretta a collegare cavi e cavi, cercando di spiegare a Giorgia per cosa servissero, quando il lavoro fu finito la stanza era diventata una stanza perfetta per spiare o dirigere qualsiasi operazione, non era una stanza molto grossa ma era abbastanza per non rischiare di soffocare da tutto il fumo prodotto da Alessandro, Daniel e Alessio l'avevano fatta appunto su misura, era tutto sistemato alla perfezione, gli occhiali con la telecamera, le microspie, i droni; ogni cosa al suo posto, poi una gigantesca scrivania con un infinità di schermi con la visuale da tutti i veicoli, del fuori e del dentro del capannone, infine una sedia rossa, lì è dove Alessandro avrebbe vissuto tutte o quasi tutte le operazioni, era tutto pronto quando Giorgia improvvisamente gli chiese
Giorgia:"Hai paura ?"
Alessandro si accese una sigaretta come al suo solito, esitò un attimo guardando con occhi profondi gli schermi, poi Giorgia volette ripetersi con un tono di voce più alto ipotizzando che la volta precedente non l'avesse sentita
Giorgia:"Hai paura?!"
Lui smise di fissare gli schermi, incrociò gli occhi guardando la sigaretta consumarsi da uno dei suoi lunghi tiri, buttò fuori il fumo e le rispose
Alessandro:"Non è paura, è ansia che qualcosa vada storto, ma cel'abbiamo tutti qua dentro credo, d'altronde abbiamo tutti una cosa in comune, non abbiamo nulla da perdere, per questi siamo qui "
Giorgia fece un sorrisino malinconico guardò Sara e commentò
Giorgia:"Qualcuno l'ha già perso "
Alessandro non volette entrare nei particolare, decise così di uscire a vedere come andava la situazione nella preparazione del poligono di tiro.
Gli unici rimasti dentro furono Alessio e Sara, i due si conoscevano già da un paio di anni, si erano conosciuti tramite me, Alessio dopo aver scaricato l'ultimo carico di stoffa si sedette su una sedia d'ufficio con le rotelle, non molto vicino a Sara che invece era indaffarata nel sistemare la stanza per la creazione dei costumi di scena, Alessio stava già fumando da un pezzo, così spegnendola in un bicchiere con dell'acqua iniziò un discorso particolare
Alessio:" Sono l'unico a saperlo insieme a Giorgia, come stai ? Deve essere brutto cercare di nascondere quanto ci stai soffrendo "
Sara non rispose rimase zitta e continuò a sistemare, Alessio capì la situazione ma continuò come se lo volesse fare apposta
Alessio:" Per me era come un fratello e so quello che era per te, ma lo sbaglio lo hai fatto tu non lui, quando ne vorrai parlare io ci sarò ma non aspettarti che io ti dia ragione" .
Ebbene sì, io ebbi una storia con Sara, una storia nascosta al resto del mondo, durata abbastanza da credere che fosse la storia vera che tutti aspettano, avevamo deciso di sposarci e chiudere con questo ambiente ma poi lei mi lasciò perché si sentiva confusa ed io non potetti fare altro che tornarmene in America e lavorare per cercare di non pensarci, poi un mese prima del mio omicidio lei mi chiamò e mi confessò che aveva sbagliato e che voleva tornare insieme a me, io però le dissi semplicemente che con le bambole ci avrebbe dovuto giocare da piccola e non con me, gli dissi anche che questa storia mi avrebbe lasciato una cicatrice indelebile per il resto della vita, lei ci rimase male e fu così che non potette fare altro che lasciarmi stare, ora però questa operazione era probabilmente per lei un modo per provare a levarsi il senso di colpa che l'accompagnava tutti i giorni, questo non era altro che il pensiero che se ci fossimo sposati io non sarei tornato in America e non mi sarei cacciato in guai mortali. Finí presto di sistemare tutto l'occorrente per i costumi, ora c'erano due manichini e una pila di stoffe davvero grossa di tutti i colori e di tutti i generi, era una stanza più o meno grossa per permettere il libero muoversi e per lavorare in modo più comodo, anche Sara decidette di uscire, quando uscì lei, entrò Daniel, stava finendo di mettere a posto tutte le armi sull'apposita parete difianco alle macchine ed ai furgoni parcheggiati dentro, era una parete davvero bella pesante, non mancava nulla dalle granate fino ai giubbotti antiproiettile, un armamentario davvero notevole, finito di sistemare le armi andò all'entrata e ammirò come finalmente il capannone era diventato una base perfetta, le pareti erano di un blu spento, per evitare di fare calare la concentrazione, questa sarebbe stata importantissima, a destra dell'entrata c'era la lunga fila di mezzi a nostra disposizione con una parete attrezzata di armi di tutti i tipi in fondo al capannone a destra c'era la stanza per Sara e Giorgia
e in fondo a sinistra la stanza di Alessandro, a sinistra dell'entrata c'era una piccola palestra messa su da lui stesso nei periodi in cui magari ci si annoiava, infine in mezzo al capannone c'era un gigantesco tavolo con a fianco una lavagna bianca, per poter spiegare tutte le operazioni dall'inizio alla fine, ammirò tutto quel lavoro fatto in così poco tempo, con un po' di orgoglio decise di andare fuori dove ormai tutti si trovavano.
Fuori Sonny aveva insieme a Samuel disposto in vari punti più di 400 bottiglie di birra vuote poi Samuel con l'aiuto di Alessandro aveva inserito dentro ognuna di queste un piccolo altoparlante che emetteva un suono simile ad un allarme insieme ad una lucina rossa, in questo modo avremmo potuto capire subito a quale bottiglia sparare, il primo a provare fu Samuel, Sonny prese la pistola e gli spiegò come si facesse, Samuel non era pratico ma per non fare figuracce fu frettoloso tanto da non capire la spiegazione, si sentí il primo suono e Samuel si trovava di spalle a quella bottiglia, si girò goffamente e sparò, non prese nulla, anzi gli cadette la pistola dalle mani, Sonny si mise a ridere insieme agli altri ma lui più di tutti, Samuel non capì sul subito quel che era successo, Sonny gli andò vicino prese la pistola che aveva in mano e gliene diede un'altra, poi gli confessò ridendo
Sonny :"Era a salve "
Samuel capì il perché di tutto e si mise a ridere pure lui nonostante fosse stato preso ingenuamente in giro; suonò un'altra bottiglia, Samuel sparò subito perché gli era difronte ma anche questa volta la bottiglia non esplose, Sonny però non si mise a ridere e nemmeno gli altri, Samuel pensò di essere preso in giro nuovamente e disse con tono di sarcasmo aggiunto al sorriso
Samuel:" Eh si me l'avete fatta ancora, sarà anche questa a salve "
Nel mentre che terminò la frase si puntò un piede e sparò, tutti andarono ad aiutarlo perché pensando fosse un altro scherzo si era veramente sparato al piede e adesso sanguinava, lo portarono dentro dove capirono che serviva una stanza come infermeria, nel frattempo però Sonny lo medicò sul tavolo in mezzo al capannone, mentre lo medicava rideva e non riusciva ancora a realizzare che si fosse sparato da solo, lui invece soffriva come un animale tanto da stimolare il dispiacere di Sonny che tirò fuori una canna dalla tasca e sel'accese, fece due tiri e gliela passò, Samuel pensando fosse una sigaretta fatta con il tabacco e le cartine sfuse la prese, capì solo dopo che in verità una sigaretta non era, andò fuori mentre gli altri si allenavano a sparare, si sedette su una sedia e iniziò a ridere da solo, probabilmente perché non era abituato all'erba. In quel pomeriggio tutti impararono a sparare anche se in realtà in pochi non erano ancora capaci di farlo, a fine pomeriggio arrivò Aurora, Sonny la volette mettere alla prova
Sonny:" Tu non spari ? Matteo so come spara ma tu ho idea che non sai nemmeno da dove si cominci "
Aurora si avvicinò a lui lo guardò negli occhi con aria di sfida, gli borbottò qualcosa nell'orecchio e poi si allontanò
Aurora:"Dammi la pistola però, sennò come sparo? "
Sonny si mise a cercare la pistola che aveva appena posato nella tasca ma non riusciva in nessun modo a trovarla, Aurora si divertí a vederlo cercare ma poi tirò fuori dalla sua tasca la pistola che gli aveva sfilato quando li si era avvicinata
Aurora:"Ah perdonami, forse è questa, un ladro che non si accorge di un banale taccheggio deve essere in gamba che dici?"
Sonny ci rimase ancora una volta malissimo, Aurora lo aveva preso in giro un'altra volta.
Suonò la prima bottiglia, era alle spalle di Aurora ma lei non si girò, girò soltanto la pistola verso la bottiglia alle sue spalle e sparò, la bottiglia esplose, dopodiché Aurora guardò Sonny come se le dispiacesse di averlo umiliato così facilmente e gli lanciò la pistola
Aurora:" Probabilmente qua sei tu quello che non sa nemmeno da dove si comincia a sparare "
Prese la macchina e se ne andò senza lasciare indicazioni per il giorno seguente, Sonny ormai era rimasto allibito dal fatto che uno come lui che è sempre stato così rude e senza problemi nel dire le cose non riuscisse a rispondere a mia sorella e che quelle poche volte che riusciva si ritrovava in un dilemma ancora più grosso.

La parte oscura Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora