5 L'inglese ed il camaleonte

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Dopo il discorso di Matteo ci fu un attimo di silenzio ancora, tutti erano con la testa bassa e ognuno di loro aveva lo sguardo pensieroso e perso nel nulla, quella che stavano per prendere era se non la più grande, la più difficile decisone che avrebbero dovuto prendere nella loro vita, Sonny fece terminare il silenzio
Sonny: "Se non fosse per lui sarei dentro in questo momento, ci sto".
Alessandro spense l'ultima sigaretta accesa, ne tirò fuori un'altra com'era solito fare e con sguardo dubbioso chiese
Alessandro: "C'è il rischio di morire ?"
Matteo si mise a ridere ma non fece in tempo a rispondere che Aurora lo anticipò
Aurora: " C'è il rischio di sopravvivere"
Alessandro si mise a ridere e subito dopo
Alessandro: "Bhe non potete stare senza qualcuno che vi accenda le luci, ci sto"
Si andò avanti così fino ad essere tutti d'accordo,
l'unico ad essere in dubbio era Samuel, stava calcolando tutti i rischi che si sarebbero corsi e lui non era confidenziale con quel tipo di ambienti.
Samuel:"Io cosa ci faccio qua? Voglio dire, ognuno di voi sa sopravvivere in questo ambiente, ma io mi chiedo quanto possa durare"
Matteo rise, aveva il presentimento che glielo avrebbe chiesto, ma per questo si era già preparato.
Matteo:"Tu avrai il tuo scopo, non andiamo di fretta, per quanto riguarda l'ambiente qui hai 7 persone pronte a difenderti"
Lui continuò a sembrare perplesso ma il debito che mi doveva era troppo pesante probabilmente e fu questo a fargli dire si.
La settimana dopo sarebbe iniziata l'operazione così
dopo aver dato ognuno la conferma Matteo confessò che insieme a loro avrebbe lavorato un'altra persona, quest'ultimo avrebbe fatto il camaleonte, lui li avrebbe aiutati da dentro le varie missioni che ci sarebbero state, ci avrebbe pensato lui a convincerlo, il giorno dopo sarebbe iniziata la restaurazione del capannone per renderlo operativo in una settimana ma ancora mancavano i soldi per le attrezzature, una persona con tutti quei soldi c'era e mi conosceva anche bene, Aurora sarebbe andata a parlargli la sera stessa. Dopo queste ultime informazioni tutti scomparvero compresi Matteo e Aurora.
Quella stessa sera faceva davvero freddo, c'era parecchio vento, gli alberi più alti venivano sbattuti da una parte all'altra con enorme facilità, per fortuna nella macchina di Aurora c'era l'aria condizionata inserita al massimo, la temperatura era abbastanza alta da permettersi una maglietta a maniche corte nera, con dei disegni bianchi messi qua è là, era quasi arrivata a Milano ed era un po' stanca a causa della giornata piena di tensione che era appena passata, ma prima di chiudere gli occhi per riposarsi doveva avere la certezza che la persona che avrebbe finanziato il colpo ci sarebbe stata. Arrivò così ad una villa abbastanza costosa da permettersi la prima vista sul Duomo di Milano, scese dalla sua audi R8, citofonò e alla domanda "Chi è " rispose con un secco e sonoro " Apri", quella parola non sapeva di niente, sembravano quasi detta a caso, ma tempo niente i cancelli di quella enorme reggia si aprirono, Aurora non ci mise molto ad entrare, ad accoglierla si presentò subito il proprietario, Thomas Moore, un ricco inglese ereditiero di famiglia, aveva ventisei anni, un aspetto parecchio curato, vestiva con un abito bianco firmato e una cravatta rossa che probabilmente costava come la R8 di Aurora, occhi verdi, alto un metro e ottanta, capelli biondo scuro e corti, lo feci uscire dal brutto giro della droga pesante, per cui si stava indebitando fino al collo, quasi fino a mangiare tutta la sua eredità . Thomas , cordiale ed elegante come sempre, fece entrare Aurora in quell'enorme casa e si sedettero in una delle trentuno stanze che la villa aveva, questa era arredata come un classico pub inglese, con tavolo da biliardo, tabellone da freccette, qualche divanetto in pelle qua e là ed un bancone da bar con una vasta scelta di alcolici sistemati perfettamente sulle mensole in cristallo dietro ad esso; sedutisi su alcune delle poltrone presenti, Thomas, accese un sigaro e chiese ad Aurora il perché di quella visita, Aurora senza girarci troppo intorno disse le cose come stavano
Aurora: " Sto organizzando il colpo per rivendicare mio fratello, ho le persone ed il piano giusto, mi mancano i soldi, se avevi un minimo di stima per mio fratello dopo quello che ha fatto per te, questo piccolo sacrificio glielo devi ".
Quelle parole così dirette e coincise, a Thomas non erano piaciute tanto, appoggiò il sigaro, si alzò e andò dietro al bancone, versò due bicchieri di scotch e ne porse uno ad Aurora,
poi, con tono calmo e pacato disse
Thomas: " Io non devo nulla a tuo fratello, lo ha voluto fare lui quel gesto per me ed io lo apprezzo, ma non gli devo nulla sia chiaro".
Finita la frase appoggiò una mano sulla coscia di mia sorella e con tono ancora più pacato disse
Thomas : Però se vuoi, potrei essere in debito con te "
Mia sorella non si fece prendere dall'ansia, tanto meno dalla paura, si alzò in modo provocante dal divano e si mise a cavalcioni su Thomas, che ora mostrava un viso appagato e soddisfatto, quasi euforico, fece per baciargli il collo ma senza dare il tempo all'inglese di accorgersene tirò fuori una pistola e gliela puntò alla testa, ora la situazione si era capovolta;
Aurora: " Ora mi devi qualcosa se vuoi, la vita, perché se premo il grilletto sappi che tutta questa merda non la rivedrai più, quindi o mi dai quei cazzo di soldi oppure me li prenderò dopo che ti avrò fatto un buco in testa"
Thomas ora non era più così calmo e sicuro di sè, tremava di paura davanti ad Aurora che gli teneva ferma la testa con una mano e con l'altra gli puntava la pistola
Aurora :" I soldi ti verranno ridati alla fine del colpo con gli interessi "
Thomas ci pensò un'attimo, poi sospirò e diede il suo consenso, ora però voleva sapere la somma
Thomas: " Quanti te ne servono ?"
Aurora: " Le richieste di soldi ti verranno fatte solo quando ne avrò bisogno, li voglio contanti e non voglio traccia di loro in nessuna banca, non devono essere rintracciabili per nessuno"
Thomas acconsentí, si rialzò dalla poltrona, versò altri due bicchieri di scotch e dopo essersi riseduto sul divano guardò Aurora e le disse
Thomas:" Anche tuo fratello aveva il vizio di puntarmi la pistola alla testa "
Aurora bevette il suo bicchiere fece un sorrisino soddisfatto e se ne andò via da quella casa enorme, tempo niente arrivò a casa e finalmente stanca ma soddisfatta si mise a dormire. Erano le tre e Matteo stava appena uscendo da casa, lui al contrario di Aurora non era stanco, anzi, non vedeva l'ora di iniziare, salì così sulla sua Rolls Royce e partí sfrecciando, la strada a quell'ora era deserta e questo non faceva altro che aumentare il desiderio di schiacciare l'acceleratore, il mio primo regalo quando tornai dall'America per lui fu infatti una patente falsa che non era in nessun particolare diversa da una ufficiale, a quella velocità con il finestrino aperto non aveva freddo
, arrivo subito a destinazione, era il pub di Vespolate, scese ed entrò, dentro non faceva freddo come fuori, Matteo aveva abbastanza caldo, si tolse il giubbotto di pelle e si sedette ad una sedia attaccata al bancone fatto di un legno scadente ma verniciato per farlo sembrare più costoso e robusto, si guardò intorno, c'era parecchia gente che lo conosceva e passava a salutarlo, lui però ci scambiava due parole e poi li liquidava, quella sera non era di buon umore, chi lo conosceva se ne rendeva conto e preferiva lasciarlo tra i suoi pensieri, ancora quasi nessuno sapeva della mia morte e quindi a nessuno gli passava per la testa di torcergli un capello, nonostante abbia sempre avuto un caratteraccio e parecchie persone avrebbero voluto pestarlo, la mia figura che lo proteggeva lo ha sempre aiutato, prese una sambuca liscia senza ghiaccio, lui odiava il whisky preferiva i gusti più dolci al contrario di me che odiavo la sambuca, prese il bicchiere e andò verso l'ultima saletta in fondo al pub, era vuota se non per un ragazzo seduto da solo ad un tavolo con in mano una birra, era di spalle alla porta, appena mise piede lì dentro Matteo gli disse :
Matteo:" Il lupo perde il pelo ma non il vizio"
Il ragazzo non si girò , fece un sorrisino e disse
Ragazzo: "Infatti immagino che non hai smesso di bere quello schifezza dolciastra"
Finita la frase si alzò ed andò ad abbracciare Matteo , i due non si vedevano da parecchio , il ragazzo si chiamava Alessio Dabellani ed era il mio migliore amico, siamo cresciuti insieme e fatto le prime rapine insieme, era alto un metro e ottanta, aveva gli occhi marroni, i capelli anche, ma con una sfumatura leggera di grigio, un ciuffo sempre spettinato, era stato portato via dagli assistenti sociali quando era piccolo, quella sera indossava una tuta da meccanico, dopo che si abbracciarono andarono fuori, si accesero una sigaretta e Alessio disse
Alessio:" Come stai ?"
Matteo:" Come vuoi che stia ? Senza di lui mi sembra di essere rimasto da solo "
Alessio:" Anche a me manca, ma sappiamo in che giri si era cacciato"
Matteo buttò via la sigaretta finí la sambuca e guardò deciso dritto negli occhi Alessio, infine gli disse
Matteo:" Mi serve il tuo aiuto , se non vuoi farlo per me, fallo per lui "
Alessio buttò anche lui la sigaretta e l'unica cosa che aggiunse fu
Alessio:" Dimmi il giorno e il posto , ci vediamo lì " Matteo gli spiegò tutto, salì in macchina e tornò a casa, arrivato nel letto chiuse gli occhi consapevole che il giorno dopo sarebbe stato più pesante di quello ormai passato, questo però non lo spaventava, stava finalmente per avere ciò che avrebbe placato la sua collera verso il mio assassino, fu con questo pensiero in testa si addormentò.

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