Cap. 1

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"Catherine, sveglia! la colazione è pronta a tavola." La voce di mia madre risuona nella stanza e sfortunatamente riesce a trascinarmi fuori dal mondo dei sogni.

Non che la mia realtà sia così terribile da sentire la necessità di una via di fuga onirica, ma tra le braccia di Morfeo ho sempre avuto la possibilità di vivere esperienze che non ho nemmeno il coraggio di pensare in stato di completa coscienza.

La mattina a Rockport è gelida e mi servono almeno quindici minuti buoni prima di riuscire a trovare il coraggio di uscire da questo involucro di coperte e sogni. Alla fine lo trovo, anche perché il mio stomaco comincia a reclamare i suoi diritti.

Mi avvolgo in una morbida coperta e scendo le scale per raggiungere la cucina che si trova al piano di sotto della nostra casa di provincia.

Qui trovo mia madre, intenta a ripulire le stoviglie che ha utilizzato per preparare la colazione.

"Buongiorno, dormigliona. Mangia in fretta e preparati che ti accompagno a scuola prima di passare dall'ufficio."

Queste parole mi svegliano del tutto, anche perché c'è qualcosa che non quadra nella mia solita routine.

"Ma Ellen dov'è? Perché non vado a scuola con lei?" riesco a pronunciare con la difficoltà che richiedono le prime parole del mattino.

"La macchina di tua sorella è dal meccanico e stamattina è passato a prenderla Martin. Che ragazzo gentile, non trovi, Catherine? Io credo che siano una coppia dolcissima." Lo stomaco mi si chiude all'improvviso.

"Non sono una coppia."

"Sì, sì, lo so. Ma una madre può sempre sperare. E comunque, credo che stia nascendo del tenero tra loro" replica con sguardo sognante.

"Se lo dici tu. E comunque, come mai Ellen non mi ha avvisato? Sarei potuta andare con loro." Metto in bocca una manciata di cereali presi direttamente con le mani dalla scatola.

"Cathrine," mi dà un colpetto sulla mano a mo' di rimprovero, "pensavano che avrebbero fatto tardi aspettandoti. O magari Ellen voleva stare un po' da sola con il suo ragazzo" conclude, facendomi l'occhiolino.

"Ma NON è il suo ragazzo!"

Non c'è speranza.

"Dettagli" mi risponde, ridendo sotto i baffi e dandomi le spalle.

Martin è l'unica persona che ha il potere di farmi passare la fame, anche se viene solo nominato. È il migliore amico di mia sorella ed è un ragazzo piuttosto sgradevole. Parla poco, il che è un bene dato che dalla sua bocca escono perlopiù frasi sprezzanti, soprattutto se rivolte nei miei confronti.

Devo ammettere, mio malgrado, che con mia sorella ha instaurato un buon rapporto e non sembra sempre un vecchio scorbutico di ottant'anni. Ma il suo lato peggiore sembra venire fuori quando ci sono io nei paraggi. Non credo di avere mai fatto qualcosa di male per meritarmi la sua ostilità e sto cominciando a credere che sia la mia esistenza in sé ad arrecargli fastidio.

Martin abita con sua madre, Margot, nella casa accanto la nostra da un po' di anni, ormai. Non so che fine abbia fatto suo padre, non l'ha mai nominato in mia presenza e io mi faccio gli affari miei.

So soltanto che sua madre non è proprio un'anima socievole. Il figlio deve aver preso da lei, in questo.
La Signora McCain non esce molto da casa e quando lo fa non ha proprio un bell'aspetto. In realtà, credo che in passato sia stata una bella donna e potrebbe esserlo ancora oggi se soltanto lo volesse.

Dopo essermi preparata per la scuola raggiungo velocemente mia madre in macchina, che mi aspetta già da un po'.

Mi dispiace farla deviare dalla sua solita strada per andare in ufficio per accompagnarmi a scuola, ma non ho una macchina e nemmeno la patente se è per questo, nonostante i miei diciassette anni.

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