Cap. 14

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Dei borbottii di sottofondo e una leggera pressione sulla mia mano si intrufolano nella mia coscienza e mi spingono a schiudere, lentamente, le palpebre pesanti.

"Che succede?" dico confusa, osservando la scena che ho di fronte. La mia famiglia è tutta riunita al mio capezzale, ma non ci troviamo nella mia camera da letto, sembra piuttosto una stanza d'ospedale.

"Non te lo ricordi?" chiede mia madre, con la preoccupazione negli occhi.

Ricordare cosa?

Oh.

"L'incendio" sussurro tra le labbra. "Come sta? Sta bene?" Mi sollevo di scatto con il busto.

"È salva, soprattutto grazie a te" mi rassicura mio padre, afferrando l'altra mia mano.

"Però non sai quanto ci hai fatto preoccupare, Cathy. Abbiamo ricevuto la telefonata da Martin, povero ragazzo, era molto scosso pure lui" aggiunge mia madre.

"La casa?"

"Per fortuna i pompieri sono riusciti a spegnere l'incendio che ha fatto relativamente pochi danni. I McCain hanno ancora la loro casa" mi rincuora mio padre.

"Bene." Mi stendo nuovamente. Non sono abituata a confrontarmi con emozioni così forti, devono avermi prosciugato le energie, perché dormirei una settimana intera.

"I dottori dicono che stai bene. Sei solo svenuta, probabilmente per lo shock, ma vorrebbero tenerti in osservazione tutto il giorno" Ellen si rivolge a me dal fondo della stanza.

Veniamo interrotti da qualcuno che bussa alla porta.

"Avanti" fa mio padre.

Un Martin, dal volto segnato dagli ultimi eventi, fa capolino nella stanza.

"Catherine" pronunciano dolcemente le sue labbra.

"Martin" gli restituiscono dolcezza le mie, mentre sollevo nuovamente il busto, appoggiandomi alla spalliera del letto.

"Se non fosse stato per te..." Si gira di scatto, cercando di nascondere la lacrima che, correndo sul suo volto, ha ormai ha raggiunto il mento, per poi disperdersi a terra.

Si avvicina al mio letto e dopo essersi seduto al mio fianco, mi prende il volto tra le mani. Accarezza delicatamente le mie guance con i polpastrelli e infine bacia la mia fronte con le sue labbra morbide.

La tenerezza di questo gesto mi riempie il cuore. Forse non sarà il bacio che, in fondo, speravo, ma lo sento riverberare in tutto il mio corpo ed è come se mi stesse baciando dappertutto.

"Io vado a prendere un caffé." Mia sorella interrompe il momento, per poi fuggire via, seguita subito dopo dai miei genitori, che ci lasciano, così, soli.

Sollevo lo sguardo e mi perdo in quello di Martin, così triste, così rassegnato.

"Come hai fatto a... che ci facevi..." cerca di formulare una domanda, tenendomi ancora il volto stretto tra le sue mani.

"Oh. Ero venuta a chiederti una cosa e ho sentito la puzza di fumo" dico, imbarazzata.

"Cosa dovevi chiedermi?" mi scruta il volto e per un secondo mi sembra che indugi sulle mie labbra.

"Non lo ricordo più" rispondo, abbassando lo sguardo.

Martin mi abbraccia forte e nascondendo il volto tra i miei capelli, inspira rumorosamente. Dei brividi percorrono la mia spina dorsale e mi lascio andare anch'io ad un gesto più intimo, insinuando le dita tra i suoi morbidi ricci scuri.

"Scusa se mi sono comportato da stronzo con te, in passato. Scusami, scusami, scusami." Continua a stringermi a sé, sempre più intensamente, tanto che ad un certo punto non so più dove finisce lui e comincio io.

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