Cap. 12

102 20 82
                                    

È passata qualche settimana e le lezioni di guida procedono a rilento. Attualmente, i risultati che ho raggiunto sono, in ordine: accendere il quadro elettrico della macchina e attivare i tergicristalli.

Sono senza speranza.

Martin, però, si è dimostrato molto paziente. Al posto suo, io avrei già abbandonato ogni buon proposito.

“Cathy, c'è il freno a mano inserito, anche se premi l'acceleratore, non ci muoviamo, te lo assicuro!” cerca di spiegarmi da mezz'ora.

“Non mi convince.” Replico.

“Cosa? Cosa non ti convince?!” mi chiede, alzando il tono della voce e passandosi le mani tra i ricci ribelli in segno di disperazione.

“Se il freno a mano non dovesse funzionare, potremmo andare a sbattere” cerco di fargli capire, rafforzando il concetto con dei movimenti agitati delle mani.

“Se ti andasse una briciola di traverso, affogheresti. È una possibilità. Smetteresti di mangiare?” 

Messa in questi termini, in effetti... il ragazzo ci sa fare con le parole.

“Ok... però devi giurarmi che la macchina resterà ferma.” Gli rivolgo uno sguardo supplichevole.

“Sì, Catherine! Per la milionesima volta, sì” mi conferma, spazientito.

Controllo un'altra volta che il freno a mano sia inserito correttamente, provocando in Martin degli spasmi muscolari nelle spalle, e mi accingo a premere il pedale dell'acceleratore, ma qualcosa mi  ostacola il movimento, facendomi scivolare il piede.

“Martin, c'è qualcosa, forse della plastica, sul pedale! Sei così disordinato.” Lo rimprovero, roteando gli occhi.

Mi abbasso e con fatica recupero l'oggetto dimenticato. È un involucro di plastica... di un preservativo?! Sgrano gli occhi e non faccio in tempo a dire nulla che Martin, me lo toglie con forza dalle mani e se lo infila in tasca.

L'atmosfera si riempie di un silenzio carico di tensione. Non pensavo che Martin avesse una fidanzata, non l'ho mai visto con delle ragazze. Evidentemente non sono una buona osservatrice o lui è molto bravo a tenere nascoste le sue conquiste. 

Questa scoperta mi mette addosso dell'amarezza ingiustificata. D'altronde cosa mi aspettavo? È un bel ragazzo e ha tutto il diritto di divertirsi come meglio crede. 

Inoltre, tra di noi non c'è nulla, a parte questa strana amicizia, se così la si può definire, nata negli ultimi tempi.

Decido di mostrarmi indifferente e relegando la delusione in un angolino nascosto del mio cuore, tento di smorzare la tensione.

“Dimmi che non sono seduta su un sedile sporco di sperma!” lo accuso cercando di apparire scherzosa, ma involontariamente mi viene fuori una smorfia di tristezza mista a disgusto.

“Cathy, io...”

“Non devi giustificarti” lo rassicuro, atona.

Martin fa un cenno con il capo, in segno di conferma e io sposto la mia attenzione sull'acceleratore.

Lo premo, forse con troppa forza, e dalla macchina esce fuori un suono rombante, potente, nonostante non avvenga alcun movimento.

La sensazione che provo, contro ogni previsione, è eccitazione. 

Mossa da da questo momentaneo black out dei miei neuroni, che certamente in seguito mi chiederanno delle spiegazioni, schiaccio il pedale della frizione e inserisco la prima marcia. Stacco il freno a mano e con delicatezza allento la pressione sulla frizione e, schiacciando con cautela l'acceleratore, parto. Sto guidando! 

Sweet ChildDove le storie prendono vita. Scoprilo ora