07. Amarezza e Rassegnazione

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Non sapeva esattamente quanto tempo fosse trascorso dall'ultimo amplesso.

Levi stringeva Eren tra le braccia, accarezzandogli il ventre piatto e strofinando il naso nell'incavo del suo collo.

Non si era mai sentito così appagato in tutta la sua vita come lo era in quel momento, con il giovane Omega assopito e sereno nel suo abbraccio.

Coi palmi percorreva la pelle naturalmente scura del ragazzo, accarezzandolo ininterrottamente ovunque riuscisse ad arrivare. Era bello da togliere il fiato, lì disteso ed esausto per i rapporti consumati in preda alla frenesia di divenire un unico corpo e una sola essenza.

L'Alpha ammirò le ciglia lunghe e scure del compagno tremare ad ogni suo respiro, il modo in cui i suoi capelli d'ebano gli incorniciavano il viso abbronzato, come le sue dita si tesero per stringere le proprie in una dolce morsa. Sospirò, sopraffatto da ciò che sentiva battergli nel petto.

Con delicatezza prese a baciare il suo profilo morbido, tentando di svegliarlo senza infastidirlo.

«Eren... Apri gli occhi...»

Con un tenero mugolìo, l'Omega schiuse le palpebre. I suoi occhi erano tornati di quel cangiante colore a metà tra il verde e l'azzurro, che le pupille avevano oscurato per troppo tempo nelle ore precedenti.

Era evidente, dalla piccola ruga nel centro della sua fronte, che non avesse gradito l'essere svegliato, nonostante la cura che l'Alpha aveva dedicato nel compiere quel piccolo gesto.

Sospirò, leccandosi le labbra secche ed un lamento gli sfuggì dalla gola martoriata.

«A-acqua... per favore...»

Levi sapeva perfettamente cosa portare al giovane compagno. Nei giorni precedenti la sua partenza non programmata, si era premurato di riempire la dispensa di quegli alimenti indispensabili per l'Omega nel pieno del suo calore.

Lasciandogli un bacio sulla tempia, si alzò diretto verso la cucina. Al ritorno aveva un vassoio con spremuta d'arancia fresca, un piatto di frutta a tocchetti, pane tostato con marmellata e una brocca d'acqua dissetante.

Gli occhi di Eren brillarono a quella vista e, con suo grande rammarico, sentì il viso prendere colore al pensiero di quanto sforzo l'uomo di fronte a lui avesse messo nel preparare tutto quel ben di Dio unicamente per il suo benessere.

L'Omega uggiolò, sentendosi in colpa. Non aveva neanche costruito un nido per il suo compagno, prima di saltargli addosso ed unirsi a lui. Che modo ingrato di rispondere ad un corteggiamento così accorato.

Lo pensò, mentre spingeva in bocca un pezzetto di frutta ed un istante più tardi quello stesso gli andò di traverso, facendolo quasi soffocare.

Corteggiare?

Chi? Cosa?!

Da quando?!

«Oh, mio dio...» mormorò inconsapevolmente a voce alta.

Non se n'era reso conto, eppure questo era esattamente ciò che accadeva. E da parecchio, ormai.

Lavorare insieme, gli scherzi, i sorrisi rubati. L'impegno costante di Levi per farlo mangiare adeguatamente.

Eren aveva ricambiato ciascuno di questi piccoli doni, nel corso dei mesi. Per forza il suo Omega l'aveva guidato direttamente dall'Alpha di Levi, quando il momento era giunto.

Lo knot.

«Oh-mio-dio!»

Si comportavano come una coppia. Vivevano le esperienze di una coppia. Perfino il modo in cui scopavano – Eren si costrinse a non pensarlo come fare l'amore – rispecchiava queste caratteristiche.

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