L'incontro tra loro avrebbe dovuto essere alle otto e un quarto, nel parcheggio sotterraneo di un supermercato affollato ad un paio di isolati dal loro ufficio.
Lì non avrebbero dato nell'occhio, confondendosi tra la folla eppure ugualmente al riparo.
Levi fu puntuale.
Parcheggiò l'auto ed attese. Passò qualche minuto all'interno dell'abitacolo, poi uscì, rientrò, uscì di nuovo. Passeggiò avanti e indietro, tornò a sedersi.
Era nervoso. Spaventato.
Non aveva più visto Eren. Entrare nel suo ufficio avrebbe attirato troppa attenzione, così dopo il rimprovero era andato a prendere le proprie cose ed aveva lasciato il palazzo senza neanche parlargli.
Di mandargli una mail o un messaggio non se ne parlava proprio, per lo stesso identico motivo. Neanche Eren, d'altra parte, si era messo in contatto con lui, però sapeva perfettamente quale sarebbe dovuto essere il luogo del loro incontro. Lo sapeva e per Levi quella era l'unica speranza rimastagli.
La portiera dal lato del passeggero si aprì di colpo, mentre si stava massaggiando gli occhi con le dita, il dorso della mano ferito dai pugni che aveva inferto solo poche ore prima. La abbassò, voltandosi per poter incontrare lo sguardo del suo ospite, ma non poté farlo. Non ne ebbe il tempo.
Un odore caldo e dolce come quello dello zucchero filato riempì l'ambiente, e due braccia gli avvolsero il collo. Spettinate ciocche di capelli castani, che profumavano come neanche il paradiso avrebbe potuto fare, coprirono la sua visuale. Le labbra di una piccola bocca rosata, la cui forma conosceva a memoria, premettero contro il suo collo.
«E-Er–» provò a balbettare, ma la stretta dell'abbraccio lo fermò.
«Credevo che non saresti venuto.»
Quelle erano le ultime parole che si sarebbe aspettato di sentirgli pronunciare. Ed il tono con cui lo fece gli spezzò il cuore: una voce flebile, piena di preoccupazione e incredulità. Per l'Alpha fu una pugnalata il solo pensiero di aver suscitato sensazioni così incerte nell'animo della propria metà.
Levi restò immobile qualche secondo, quasi annichilito dal dubbio che aveva attanagliato il petto di Eren per tutto il giorno. Infine, finalmente, il suo cervello riprese a funzionare correttamente, preceduto dalle sue braccia che senza ricevere alcun ordine dall'organo in comando, lo strinsero forte a sé. Inspirò quell'aroma che sentiva mancargli come l'aria, affondando il naso tra le ciocche d'ebano del compagno.
«Cristo, Eren, questo dovrei dirlo io» schioccò il palato, replicando a quella sciocca affermazione. «L'ora dell'appuntamento è passata da un pezzo, e mi sentivo un povero coglione... Ce l'hai con me?»
«Sì. Da morire. Sei un idiota. Stupido Alpha dalla testa più dura di un muro!» Il viso dell'Omega era ancora nascosto contro il collo del compagno.
«Scusami.»
Le occasioni in cui Levi, nella sua vita, aveva dovuto fare un passo indietro ed ammettere un errore si contavano sulla punta delle dita. Era una persona metodica, riflessiva, che difficilmente agiva d'impulso. Ponderava bene i pro e i contro di ogni situazione, e si comportava di conseguenza.
Quel giorno sapeva benissimo che invischiarsi in quella contesa avrebbe portato più danni che benefici. Eppure, il pensiero di Eren aveva abbattuto qualunque remora e posto in secondo piano la razionalità a favore dell'istinto. Del sentimento.
Quel giorno, Levi Ackerman si trovò a chiedere scusa a un Omega e lo avrebbe fatto altre mille volte, se fosse servito a tenerlo al suo fianco.
Lo trascinò da un sedile all'altro, sopra le proprie gambe. Stringerlo a sé era mille volte meglio. Era rassicurante. Calmante. I finestrini oscurati dell'auto davano ad Eren tutta la sicurezza che gli serviva. Si baciarono lentamente, accarezzandosi il collo ed i capelli.
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A · Breathe · Ω
Hayran Kurgu[Storia di FareaFire e StarCrossedAyu] |¦ ⭐ Classificata nella Long List degli Italian Academy Awards - Fanfiction ¦| |¦🎖️29° Classificata nella Top 100 Summer Edition 2021 indetto da @mistifique¦| Eren Jaeger non aveva mai considerato l'idea di a...