ꜰɪꜰᴛᴇᴇɴ

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POV. JUNGKOOK

Dovetti andare via di prima mattina da casa di Jimin, non so precisamente quando lo avrei rivisto.
Presi una settimana di ferie dal lavoro, gli scrissi su di un post-it "tornerò presto, aspettami <3"
Mi dispiaceva lascairlo col dubbio ma non potevo dire altro per il suo bene perché mia "madre" mi stava cercando.
Volevo starle alla larga, era diventata tutt'altra persona.
Era malefica con me.
Mentre dormivo tranquillamente stringendo tra le braccia Jimin mi arrivò un messaggio da mia "madre" con su scritto
Ci vediamo a casa, non mancare.
Avevo un brutto presentimento, conoscendola se un giorno avesse scoperto di me e Jimin quest'ultimo avrebbe sofferto.
Jimin per me era speciale e se gli fosse successo qualcosa non me lo sarei perdonato, quindi chiesi a Nam se poteva tenerlo d'occhio per me, non volevo che qualche scagnozzo mandato da lei gli facesse del male.

Namjoon era un lottatore, lo conobbi in questo modo.
Fermai per strada dei ragazzi che purtroppo erano abbastanza massicci, era una delle mie solite risse ed ero troppo ubriaco per poter scegliere le vittime giuste.
Potevo anche farcela se fossero stati di meno, ma ne erano ben cinque.
Non avrei mai potuto vincere, Nam passava casualmente per quel vicolo e così intervenne salvandomi, era molto più muscoloso di loro essendo un esperto ed il primo in classifica.
Non ero tanto ferito ma lui insistette per medicare le mie ferite.
E così conobbi anche il suo fidanzato che si rivelò uno stronzo in seguito, lo aveva solo usato.
Comunque ultimamente Nam si stava sentendo con un altro ragazzo ma lui non volle dirmi il nome.
Probabilmente lo aveva conosciuto da poco e non voleva affrettare le cose con varie presentazioni.
Prima o poi me lo avrebbe detto, ma non pensando ad altro dovetti andare da mia madre, ero nervoso.

Arrivai in quella casa, solo brutti ricordi ma il passato è passato.
Non volevo cascare in nessuna trappola.

"Oh Jungkook finalmente."
"arriva al punto, non ho tempo da perdere"
"beh, almeno accomodati."
"mh"
Entrai e mi sedetti sul divano.
"bene, mi sono accomodato ora parla"
"beh jungkook da quanto precisamente sei gay?"
desse lei con una faccia seria
"ho il diritto di scegliere chi amare, non ho bisogno di dirlo a nessuno, a meno che non sia una persona importante e soprattutto tu non sei mia madre non puoi continuare a controllarmi a tuo piacimento, sono libero di fare ciò che voglio.
Ora lasciami in pace e non azzardarti a toccare nessuno di mia conoscenza con le tue cattiverie, da quando papà è morto sei cambiata, sei diventata ancora di più una malefica di merda e sfrutti le persone a tuo piacimento, non mi sta bene.
Se continui così perderai anche me, anzi, mi hai già perso.
Ora con permesso ma ho da fare."
Lei abbasso il capo e io mi recai alla porta quando sentii
" non nominare tuo padre."
" oh, certo he lo faccio.
Lui è sempre stato un uomo per bene, non so come abbia fatto ad innamorarsi di una donna come te, hai un lato oscuro orribile.
Sentiti madre di un solo figlio e quello per mia fortuna non sono io e non voglio esserlo.
Lasciami vivere la vita che mi merito."
" Jungkook non puoi continuare a dire che non sono tua madre, smettila"
"no smettila tu, sono abbastanza grande da sapere che la mia vera madre è morta quando avevo sei anni, credi che io sia all'oscuro di tutto ciò? Beh no, so tutto da quando è successo"
"io non so che dire, pensavo che non lo avresti mai scoperto, ho davvero amato tuo padre nonostante lui stesse male per la perdita di tua madre.
Tu avevi sei anni e lui me lo disse in faccia che non riusciva ad accettare quella perdita, l'unica cosa che aveva eri tu, tu e solo tu.
Io ho accumulato tanta rabbia verso te che ingiustamente te la sto facendo pagare.
Sono una persona orribile."

Non lo avrei mai detto, le feci capire che quello che faceva era sbagliato.
Finalmente le mie torture terminarono.
Fin da piccolo all'oscuro di mio padre le mi picchiava lasciando vari lividi su tutta la mia faccia e poi giustificava l'accaduto dicendo che ero caduto nuovamente per le scale.
Mio padre non si rese conto di ciò che gli girava attorno, era troppo preso dallo star male.
Ed io soffrivo insieme a lui sia per mia madre che per le torture.
Pur non avendo vissuto a pieno la splendida donna di cui mio padre mi raccontava tutte le sere, so che era un'ottima madre.
Io non dissi nulla a mio padre di quello che mi succedeva, non volevo dargli altre preoccupazioni, pur essendo un piccolo bambino di sei anni all'epoca ero abbastanza maturo da capire tante cose.
Sapevo che un giorno sarebbe finita la mia condanna nelle grinfie di quella donna.
All'età dei 9 anni mio padre morì e restai con lei,le tronture continuarono fino ai 15 anni.
Dai 16 in poi non mi picchiava più lei, ma i suoi scagnozzi o meglio gli scagnozzi del suo nuovo ragazzo che le obbedivano come dei cani.
Verso i 18 anni smisero di farmi del male e così mi traseferii a Seoul.
Pagando ovviamente a spese della donna che non oso più chiamare madre.
Lavorai per un po' così da cercare di pagare il tutto solo ma bastavano per poco e quelli della donna che avevo di riserva stavano finendo.
Pensai che dopo quella tortura la vita mi stava regalando la cosa più bella del mondo.
Con quella donna lontana, un lavoro ed un ragazzo.
Speravo che Jimin potesse diventare la mia metà.

Così prima di uscire da quella casa parlai
"lascia stare me e chi è compreso nella mia vita e non farti più vedere"
"okay, ma sappi che ho davvero amato tuo padre."

Uscii senza rispondere e corsi a casa di Jimin.
Non volevo che pensasse male.
Ma appena arrivai alla finestra da dove ero entrato la sera prima notai un ragazzo che parlava con Jimin.

ᴜɴᴀ ꜰʀᴇᴅᴅᴀ ɴᴏᴛᴛᴇ ᴅ'ɪɴᴠᴇʀɴᴏ  -ᴊɪᴋᴏᴏᴋ-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora