Capitolo 1.

6.3K 150 182
                                    

Cesare aveva un mal di pancia terribile, ma per la prima volta dopo settimane era una cosa positiva. Perché quel mal di pancia non gli era venuto per i frequenti, brutti pensieri con cui faceva i conti ormai da diverso tempo.

No, questa volta a fargli venire il mal di pancia erano state le genuine e liberatorie risate che era riuscito a farsi grazie a un paio di mojito, e al modo imbarazzante in cui Nicolas si ostinava a ballare, oltretutto convintissimo di sé, poco più in là.

Si era lasciato trascinare proprio da lui quella sera, a ballare insieme ai suoi compagni di Analog Mind, Emanuele e Manuel, che erano seduti con lui al tavolino, e Matteo, che invece stava completando il quadretto penoso di balli ridicoli insieme a Nicolas.

Nicolas che aveva smesso di potersi ritenere alticcio almeno due o tre cocktail fa.

“Ora fa il passo di Thriller, state a vedere” Ema lo disse con la voce svuotata dalle risate, ma con certezza, come se glielo avesse visto fare così tante volte.

Cesare invece aveva visto Nicolas scatenarsi solo alla laurea di Fede e ad una festa di Capodanno qualche anno prima, ma c’era da dire che non aveva nemmeno sfiorato quel livello di ubriachezza.

Allora gli venne automatico affondare la mano nella tasca dei jeans chiari che aveva messo quella sera, tirarne fuori il cellulare e far scorrere il dito sull’icona della fotocamera dopo averlo sbloccato.

Malgrado il buio del locale, spezzato solo dai giochi di luce blu e bianca che sfioravano le persone in movimento e ogni superficie non animata lì dentro, Cesare tentò di riprendere qualcosa di quel momento. I ragazzi in studio lunedì sarebbero impazziti a vedere quella scena di devasto che aveva Nicolas come protagonista; quest’ultimo, invece, sarebbe stato un po’ meno contento, probabilmente.

A un certo punto, diversi minuti dopo, quando Nicolas aveva smesso di fare passi stupidi, Cesare si era ritrovato a guardarlo da lontano. Probabilmente si impegnava talmente tanto a ballare come un cretino che non si era mai reso conto di quanto in realtà sapesse muovere bene i fianchi.

Posò una mano contro la guancia, sostenendosi così il viso con il pollice premuto sotto la mandibola, lʼindice invece tagliava in due la guancia e il medio era steso sulle labbra serrate.

Lo guardava così, da lontano, con occhi interessati, mentre per una manciata di minuti Nicolas sembrava ballasse come se fosse da solo in quella stanza. Cesare non riusciva a spostare gli occhi dalla sua figura spensierata e sorridente. Forse, dopotutto, nemmeno lo voleva.

*

“Grazie mille ragazzi, è stato un piacere.”

Quando tre quarti d’ora dopo Emanuele e Matteo avevano lasciato Cesare sotto casa, il bolognese si era ritrovato a doversi trascinare dietro un Nicolas barcollante, che di certo non era in grado di guidare verso casa, malgrado sembrasse già più tranquillo di prima.

“A lui ci penso io” disse Cesare, mentre aiutava Nicolas a scendere dall’auto.

Probabilmente lo aveva tirato su con troppa forza, a giudicare dal modo in cui Nicolas sbatté contro il suo petto. Fortunatamente, però, non perse l’equilibrio. “Oh-oh” ridacchiò solamente il più piccolo, senza lasciargli andare la mano, che Cesare gli aveva teso pochi attimi prima.

“Sicuro che non vuoi che lo riportiamo a casa noi? Tanto siamo quasi di strada.”

“Meglio di no” Cesare rifiutò la gentile offerta di Matte. Cercò di non lasciarsi distrarre dal modo in cui Nicolas aveva avvolto il braccio rimasto libero intorno alle sue spalle, probabilmente per sostenersi un poʼ. “La macchina ce l’ha qua, va a finire che poi devo andare a prenderlo io domani per fargliela recuperare, sarebbe molto meno pratico.”

arsenico // cesolasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora