Capitolo 10.

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Quando, il giorno dopo, in studio, Cesare vide Tonno che stava col fiato sul collo di Nicolas costantemente, sentì una ventata dʼansia assalirlo. Il fatto che di tanto in tanto lanciasse anche vari sorrisetti in sua direzione mentre diceva chissà cosa allʼorecchio di Nic solo per provocarlo, poi, lo rendeva ancora più nervoso. Lo stava palesemente facendo apposta, solo per snervarlo. Ma come faceva a saperlo?

Colse la palla al balzo durante la pausa pranzo, mentre Tonno e Nelson erano andati fuori a mangiare, per potersi avvicinare a Nicolas, che si stava riscaldando la pasta nel microonde.

“Cosʼè che ti ha detto Tonno tutto il giorno? Non ti si scollava di dosso nemmeno per sbaglio” gli disse, ovviamente col tono di voce basso, per evitare che quel discorso arrivasse anche alle orecchie degli altri due di là.

Nic fece unʼalzata di spalle. “Le solite cose...”

Le solite cose? Non ci credeva. Non con lʼaria sospetta che tutto a un tratto aveva Nicolas, che evitava di guardarlo in faccia ed era diventato rosso sulla sua.

“Perché?” aggiunse Nic subito dopo, senza togliere lo sguardo dalla sua ciotola di pasta che ruotava sul piattino del microonde.

“Perché lui lo sa. Sa che io e te andiamo a letto.”

Nicolas si girò a guardarlo, a questo punto, con tanto di occhi sbarrati. “E tu come fai a saperlo?” Il suo tono di voce lasciava pensare che fosse sorpreso del fatto che Cesare lo sapesse, più che del fatto che lo sapesse anche Tonno.

“Lo sapevi anche tu” realizzò Cesare un secondo dopo, gli occhi che si spostavano dal soffito su cui li aveva levati mentre ragionava su quanto quella storia avesse tutto a un tratto cominciato a puzzare.

Nicolas nel frattempo si era fatto di una tonalità di rosso più scura in volto e lo guardava con aria colpevole.

“Perché non mi hai detto che glielo hai detto?” gli chiese, dato che francamente non capiva.

Il più piccolo lo guardò offeso. “Non glielʼho detto io, ci è arrivato da solo. E quando mi ha accusato non sono stato in grado di smentire” si giustificò.

“Allora perché non mi hai detto che lo sapeva?” si corresse il più grande.

“Perché non volevo che ti allarmassi. Ma tu come sai che lui sa?”

“Ha fatto delle battutine ieri sera mentre era da me con Nelson a guardare un film e ho capito che lo sapeva.”

Nicolas si passò una mano sugli occhi.

“Ora che lo sa non smetterà più di tormentarci, lo sai, vero?” aggiunse Cesare, sapendo bene che Tonno, quando gli mettevi in mano un segreto del genere, tendeva a punzecchiarti fino allo stremo.

Nicolas mugolò scocciato al pensiero, guardando Cesare attraverso le dita che ancora aveva sugli occhi.

Cesare piegò indietro la testa, mentre sbuffava dalle narici. “Merda. Menomale che era quello meno sveglio di noi sei...”

Nicolas gli toccò il braccio di scatto, facendolo tornare a guardarlo preoccupato. “Dici che lo sanno anche gli altri? Se cʼè arrivato lui...”

“Lo sanno anche gli altri” rispose Frank dallʼaltra stanza, il suo timbro di voce profondo come la fossa che avrebbero voluto scavarsi Cesare e Nicolas in quel momento.

Il microonde si spense, rompendo il silenzio con din felice.

Nicolas e Cesare erano rimasti pietrificati davanti ad esso.

E ora come facevano ad andare a mangiare davanti a Dario e Frank sapendo che ormai non era più segreto nulla?

Non che ci fosse qualcosa di male in quello che facevano, alla fine erano fatti loro – una volta, ora non più, a quanto pareva. Però il pensiero che avessero cercato proprio di tenere nascosto il tutto, insomma suonava ridicolo. E poi questa cosa che si vedevano tutti i giorni tutti e sei, e che loro sapessero di lui e Nic, lo faceva sentire esposto, senza privacy.

Non che gli altri avessero mai fatto qualcosa per disturbarli, a parte Tonno che era una spina nel fianco, seppure lo facesse senza cattiveria.

Nicolas, che aveva recuperato il suo pranzo dal fornetto, allungò una mano verso quella di Cesare, che sfiorò col dorso della propria.

“Dai, scaldati la roba, che poi andiamo di là insieme” lo incitò, senza mancare di sottolineare però che fossero in due.

Non era da solo in quella situazione strana, e sapere che Nicolas aveva ancora una volta letto la preoccupazione sul suo viso lo aveva riscaldato, in qualche modo.

“Sai una cosa? Non credo che Tonno ci sia arrivato da solo, dopotutto” aggiunse Nic con un sorriso divertito.

Un sorriso che, a quanto pareva, aveva contagiato anche Cesare.

“In effetti ora quadrano le cose” disse alla fine, mentre metteva a scaldare il suo petto di pollo nel microonde.

Quando, un minuto dopo, tornò a tirarlo fuori ed era pronto ad andare a mangiare alla scrivania con gli altri insieme a Nicolas, aggiunse: “Questa il Tone me la paga. Oh sì che me la paga.”

***

Dopo non so neanche più quanto, sono tornata con questo capitoletto che mi serviva per concludere la vicenda di Tonno.... Ora capite perché ci era arrivato? Perché non ci era arrivato! Ci sono arrivati gli altri e poi gli è stato detto 💁🏻 comunque mi dispiace avervi promesso un capitolo in fretta e poi non essere riuscita a portare niente, ma è stato davvero un periodo un po' pesante, è solo in questi ultimi giorni che va un po' meglio. Quindi evito di promettere cose, però sappiate che ogni volta che mi sento di riuscire a scrivere, lo farò. Non voglio lasciare indietro questa storia, ci tengo davvero tanto.
Malgrado l'ennesimo capitolo corto, spero vi sia piaciuto (e di non aver seminato troppi errori in giro). Grazie per la pazienza.
💖

arsenico // cesolasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora