Il suono inquietante di una sveglia fece aprire di scatto gli occhi di Cesare. Sbatté le palpebre velocemente un paio di volte, riducendole ad una fessura sottile, parecchio disturbato da tutta quella luce che entrava dalla finestra.
Sollevò la testa dal cuscino, cercando con lo sguardo la fonte di quella musichetta atroce, prima che svegliasse suo fratello nellʼaltra stanza, e... Nicolas, che continuava a dormire indisturbato con la testa appoggiata al braccio addormentato di Cesare.
Proveniva proprio dal suo cellulare abbandonato sul comodino. Lo afferrò allungando il braccio, e pose fine a quella tortura.
Non sapeva se il battito gli fosse accelerato per il risveglio improvviso, o perché stavano tornando a galla certi ricordi della notte precedente. Non che ne avesse bisogno, dopotutto. La sua pelle nuda ancora a contatto con quella altrettanto nuda di Nicolas sotto le lenzuola era un dettaglio abbastanza autoesplicativo.
Cesare si passò una mano sul viso, ringraziando che almeno Nicolas continuasse a dormire, perché non era per niente pronto ad affrontare le conseguenze, che queste implicassero un discorso spinoso o un silenzio imbarazzante. In entrambi i casi, temeva che sarebbe andata a finire con loro due che non riuscivano più a guardarsi negli occhi.
Eppure Cesare non era pentito dellʼatto in sé. Posando lo sguardo sulla schiena scoperta di Nicolas, rifletté che, se quello con lui non era stato il miglior sesso della sua vita, di certo scalava la sua classifica personale. La sola cosa che lo spaventava e che gli dava modo di ritenersi uno stupido, era il pensiero che per il divertimento di una notte avessero messo a rischio la loro amicizia. Non ne sarebbe valsa la pena.
Cosa sarebbe successo al suo risveglio? Cesare voleva cercare di prepararsi mentalmente alla purtroppo molto probabile eventualità che Nicolas si proclamasse pentito della loro notte brava.
Avrebbe ovviamente cercato di rassicurarlo che per lui non sarebbe cambiato niente, che avrebbero potuto chiudere il ricordo di quella notte in un cassetto e dimenticarlo per sempre.
Anche se Cesare non lʼavrebbe dimenticato.
Lo guardò ancora una volta. Dormiva così tranquillo che non lo sentiva nemmeno respirare, però poteva percepire il suo fiato caldo contro la pelle del braccio.
Cesare evitava spostamenti bruschi proprio per non svegliarlo, anche se cominciava a sentire un formicolio arrivare fino alla mano.
Fu mentre muoveva cautamente le dita per cercare di rianimarle un poʼ che la sveglia riprese a suonare. Al suo fianco, Nicolas si spostò, rotolando sulla schiena. Cesare mise di nuovo a tacere quel cellulare maledetto, ma invano, dato che Nic adesso aveva un occhio aperto.
“Che ore sono?” mugolò con la voce impastatissima, aprendo a fatica anche lʼaltro occhio.
“Le nove e mezza, è presto, se vuoi dormire ancora un poʼ” lo rassicurò Cesare, sentendo le orecchie diventare bollenti. Adesso cominciava a percepire un poʼ di imbarazzo.
Nicolas invece si alzò di scatto col busto, appena aveva metabolizzato che ore fossero. “Cazzo, ma è tardissimo” disse agitato, spostandosi sul bordo del letto per raccogliere da terra i boxer che avevano seminato insieme agli altri vestiti la sera prima; Nic li infilò mentre si alzava dal letto.
Cesare invece si mise a sedere, rimanendo fermo sul letto, per cercare di capire cosa stava succedendo. “Avevi da fare?”
“Devo andare con Chiara a prendere-” si interruppe per infilare la testa nel colletto della maglia “il regalo per il compleanno di mia mamma, che è domani. Dove sono i pantaloni?”
Cesare lo aiutò a cercarli con gli occhi, ma Nicolas fu rapido, li trovò sulla sedia della scrivania e li infilò, prima una gamba e poi lʼaltra.
“Cazzo. Non posso uscire con questa” Nic si stava guardando di nuovo la maglietta che aveva sopra la chiazza di vomito; doveva essersene dimenticato nella foga di vestirsi e fare presto.
“Direi di no. Prendine una dal mio armadio” gli disse Cesare, e approfittò del fatto che Nicolas gli stesse dando le spalle mentre frugava fra i suoi vestiti per alzarsi dal letto e infilarsi un paio di mutande pulite.
“Uh. Posso prendere questa?” Nicolas sventolò in sua direzione una camicia che Cesare metteva spesso, prima di guardarsi nello specchio nascosto nellʼanta dellʼarmadio, anche se lʼaveva solo appoggiata contro il petto.
“Se non ci sbratti sopra...” gli concesse Cesare, che in cambio ricevette un dito medio da Nicolas.
Rimase a guardarlo per qualche momento, mentre, gasatissimo, tornava a buttare a terra la maglietta sporca per infilarsi la camicia che aveva scelto. Stranamente non gli stava neanche poi così larga.
A un certo punto Nicolas si accorse che era rimasto a guardarlo, perché si era fermato a guardarlo a sua volta, mentre continuava a chiudere tutti i bottoni.
“Tutto okay?” gli aveva chiesto Nicolas, percependo la sua tensione.
Cesare si sentì un poʼ un cretino a stare lì in piedi al centro della stanza, mezzo nudo e inerme.
“Io sì” gli rispose tuttavia, cercando di sottolineare il fatto che non era per se stesso che si preoccupava. “E tu?”
Nicolas si passò entrambe le mani sul viso ancora sconvolto dal sonno. Cesare era a tanto così dallʼimpallidire, quando il viso di Nicolas riapparve da sotto le sue mani con un sorriso imbarazzato sulle labbra. “Più che okay.”
Cesare cercò inutilmente di trattenere un sorriso, ma come faceva? Non solo era sollevato che Nicolas non si fosse pentito, ma sentirglielo dire in quel modo aveva stuzzicato anche il suo orgoglio. La tensione gli scivolò via di dosso in un istante, appena si rese conto che la loro amicizia non era in pericolo come aveva creduto.
“Bene” rispose Cesare, parlando quasi fra sé e sé, poi si chinò a raccogliere da terra i suoi vestiti, che sbatacchiò per far cadere via polvere e peli di cane. Mentre lui infilava il pigiama, Nicolas saltellava da un piede allʼaltro per mettere le scarpe, di nuovo di corsa, anche se ormai era pronto.
“Io scappo” annunciò, recuperando il cellulare rimasto fra le lenzuola sfatte sul letto, poi si avvicinò con calma a Cesare, che si trovava dallʼaltro lato di esso. “Sono stato bene ieri sera...”
Adesso che erano così vicini, si chiese come si sarebbero salutati. Con un ciao? Con un bacio? Non rimase col dubbio troppo a lungo.
“...anche se io ho vomitato e tu hai barato a Fifa” aggiunse il più piccolo, aprendo poi la porta della camera. Nessun bacio e nessun ciao. “La strada la conosco. Ci vediamo domani in ufficio.”
Cesare lo guardò, fermo sulla porta, mentre attraversava il corridoio per arrivare alla porta di casa. Era bello che con Nicolas fosse così facile. Aveva bisogno di non stare a pensare troppo alle cose, di godersi lʼattimo e non avere complicazioni inutili.
Lo salutò da lontano, con un piccolo sorriso, sventolando pigramente la mano. “Ricordati la giacca. Ciao Bic.”
*
Eccoci qua! Tanta attesa per un capitolo corto, che però secondo me era necessario 💁🏻 spero non vi abbia annoiati/e, io mi sono divertita un sacco a scriverlo e anche ad immaginarlo, Cesare in paranoia "chissà che succede, oddio adesso buttiamo nel cesso un'amicizia per una notte di sesso" e poi Nicolas che "a me è piaciuto EHEHEHEHEH".
E niente, mi dispiace per il capitolo abbastanza breve, però ve lo avevo già detto che sarebbero stati più corti gli altri, abbiate pietà che è già tanto se mi sono convinta a scrivere questa fanfiction a capitoli, visto che non lo faccio da secoli.... E niente, smetto di parlare, come sempre vi aspetto nei commenti, adiosss, anzi, arrrriverenze! 😘
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arsenico // cesolas
FanfictionStoria in cui Nicolas e Cesare sono amici con benefici e poi, a un certo punto, non più. [ COMPLETA ] p.s. se siete gli Space Valley e siete in cerca di storie per il salotto #2 sulle fanfiction..... per favore, cambiate fanfiction lol