Capitolo 5.

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Cesare aprì gli occhi di scatto quando, nel sonno, gli sembrò di essere stato chiamato. Ed effettivamente era così, Nicolas lo aveva scosso per le spalle e lo aveva chiamato sottovoce, agitato.

"Cosʼè successo?" gli chiese preoccupato da quellʼespressione allarmata dellʼaltro. Si passò una mano sul viso, infastidito dalla luce che entrava attraverso le fessure della tapparella tirata su quasi a metà.

"Cosʼè successo? Che ci siamo addormentati!"

Cesare per un attimo non riuscì a focalizzare bene il problema, e Nic doveva averglielo letto in faccia.

"Prontooo? I tuoi sono di là e noi siamo nudi da ieri sera!" Quelle parole di Nicolas furono come una doccia gelata.

"Cazzo" mormorò Cesare, tirandosi subito su a sedere. "E adesso?"

Cercò di pensare seriamente a cosa fare, ma aveva la testa completamente vuota. Pensava solo al fatto che suo padre, o peggio, sua madre, li aveva probabilmente visti nudi. Anche perché la porta della camera era chiusa, e di sicuro nella foga della sera prima non era stato né lui né tanto meno Nicolas a chiuderla.

"Sotterratemi" mormorò Nicolas, soffocando il viso in un cuscino. "Senti, io esco dalla finestra."

"Ma che cazzo dici adesso." Cesare tirò via il cuscino dalla faccia dellʼaltro. "Per prima cosa ti rompi una gamba, se tutto va bene, altrimenti il cranio direttamente. E poi se ti hanno visto cʼè poco da fare, non è che penseranno di aver avuto unʼallucinazione di coppia."

"E che dovrei fare? Mi metto a fare colazione con loro dopo che mi hanno visto così?" Nicolas era davvero imbarazzato e disperato.

Ma a Cesare il pensiero di lui a tavola con i suoi genitori faceva davvero ridere. Perciò, per stemperare un poʼ lʼagitazione di quel traumatico risveglio, gli chiese "Se ti pago lo fai?"

Comʼera prevedibile, Nicolas lo guardò in cagnesco e gli tirò una sberla dietro la testa. "Ma vuoi fare il serio?"

"Eddai, era per sdrammatizzare un attimo" si difese il più grande, senza togliersi il sorrisetto dalle labbra.

"Si sta facendo anche tardi, fra non molto dobbiamo essere in studio a preparare la puntata e sono ancora lurido da ieri sera." Nicolas sembrava a tanto così dal farsi venire una crisi. "E tu sei messo pure peggio di me..."

"Mio padre dovrebbe essere uscito di casa da un pezzo" disse Cesare, cercando una soluzione a quella situazione assurda. "E mia madre dovrebbe uscire per le otto, invece, credo."

"Come per le otto? No, Cesare, come facciamo..."

Il toc toc improvviso che proveniva dallʼaltro lato della porta chiusa li fece sobbalzare entrambi.

"Un attimo!" urlò Cesare, che aprì le coperte stropicciate del letto in fretta e furia. Si girò poi verso Nicolas. "Mettiti qua sotto e fai finta di dormire."

Cesare infilò di corsa i pantaloni del pigiama, poi si alzò dal letto, sotto il quale calciò il tubetto di plastica ancora aperto di lubrificante, e si avvicinò alla porta chiusa. Il cuore gli esplodeva nel petto dallʼagitazione.

Controllò che Nicolas si fosse infilato sotto le coperte, poi prese coraggio e aprì la porta, non del tutto, quanto bastava per spiare chi ci fosse dietro.

Dallʼaltra parte cʼera Claudio.

"Fammi entrare" gli aveva detto secco, uno sguardo di rimprovero in viso che lo agitò ancora di più.

Cesare esitò un attimo.

"Idiota, lo so che cʼè Nicolas, fammi entrare ti dico" insistette il fratello minore, e a quel punto Cesare fece come gli aveva detto.

arsenico // cesolasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora