XVIII. La prigione della Morrigan

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Era tardi. Tanto tardi che Stiles percepiva un blocco fastidioso alla bocca dello stomaco.

Aveva girato tutta Beacon Hills, prima ancora era stato in Ospedale dove Kira lo aveva informato che Malia era tornata a casa da sola ormai da ore. Cercò di dissimulare la sua apprensione, non aveva intenzione di aggiungere preoccupazioni a chi stava già sopportando le più terribili. Così aveva percorso a ritroso la strada dall'ospedale a casa forse un centinaio di volte.

Alla fine Stiles prese la decisione disperata di lasciare la macchina e proseguire la ricerca a piedi. Malia e suo figlio non potevano essere scomparsi nel nulla.

Camminò a capo chino, le mani nelle tasche e gli occhi bassi. L'aria della notte era pungente.

Arrivò all'incrocio che divideva il corso principale della via dalla strada in cui si trovava la loro abitazione.

Lì Stiles cadde sulle proprie ginocchia, dinanzi ad una scarpina che riconobbe subito come quella di Jamie. Tutt'attorno vi erano disegnate macchie di sangue, schizzi che arrivavano fin in mezzo alla strada e che là si interrompevano senza portare in nessun luogo.

***

Malia si svegliò di scatto, tirandosi su a sedere, spaventata, senza riconoscere il luogo in cui si trovava, senza Jamie al suo fianco e con il terrore opprimente di trovarsi nel pericolo mortale in cui versava poco prima di perdere i sensi.

Alcuni particolari sconnessi le saltarono all'occhio mentre spostava velocemente lo sguardo in tutte le direzioni: un loft, grosse vetrate, il divano di pelle su cui si era risvegliata.

Il respiro affannoso si calmò quando una figura entrò nel suo campo visivo. Allora socchiuse gli occhi e si permise di abbassare la guardia.

«Peter» soffiò. La sua bocca era pastosa, secca, la saliva inesistente.

Peter Hale la osservava in silenzio, gli occhi colmi di apprensione, tra le sue braccia Jamie, sano e salvo.

«Non hai mai smesso di pedinarmi, giusto?».

«Quella bambina che vi portavate dietro da settimane puzzava di mutaforma da miglia di distanza. Come avete fatto a non accorgervene?» rispose Peter con stizza, confermando la domanda di Malia.

Lei corrugò la fronte e abbassò il capo. Tutto il branco era cosciente del fatto che Mòn era molto più di una bambina misteriosa. Lei per prima aveva sopportato a fatica la sua presenza finché non era nato dell'affetto verso la piccola, il quale aveva prevaricato su quel sesto senso di minaccia.

«Aveva addosso lo stesso odore della belva che ti ha attaccato fuori dalla cripta degli Hale. Vuoi davvero dirmi che non te ne sei resa conto?».

«Mòn non voleva farci del male...» la difese Malia, certa del fatto che la piccola fosse ancora troppo ingenua per controllare la parte mannara del suo essere.

«Avete dato a quel mostro un nome?» la schernì Peter.

«Non è un mostro!» protestò Malia a denti stretti, girandosi su di un lato. Ogni suo muscolo urlava di dolore, ogni nervo o giuntura dolevano come se fossero stati strappati.

«Ti ha quasi ucciso, Mal!» sbottò Peter, «Non ha importanza quello che pensi di sapere, lei è un nemico proprio come il Darach. Non farti rammollire da una bambina che conosci appena».

Malia lo guardò con disprezzo: «Parli proprio come Corinne».

Peter strinse le labbra a quella accusa.

La Coyote allungò le braccia e aggiunse: «Dammi mio figlio».

Avrebbe di gran lunga preferito accomodarsi meglio sul divano di pelle e riprendere il sonno ma nulla poteva farla stare meglio come stringere al suo petto Jamie.

The Red Crow [ Teen Wolf Fanfiction ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora