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Josh

Scalcio una pietra che rotola sulla sabbia e non posso fare a meno di immedesimarmi in essa. Tutta la mia vita è stata, e continua ad essere, una montagna russa. Sono sempre stato sbattuto a destra e a sinistra nemmeno fossi un oggetto.
Alzo gli occhi e ammiro la distesa d'acqua dinnanzi a me, quel blu mi ricorda tanto i suoi bellissimi occhi. Come la sabbia accarezzata dai raggi del sole di novembre mi ricorda i suoi capelli biondi.

Tutto mi ricorda te.

Però tu non tornerai.

Lo so che non tornerai.

E tu non sai cosa darei per stringerti forte

a me,

anche solo per un'attimo.

Non sai cosa darei per accarezzare la tua

pelle candida,

anche solo per un secondo.

Non sai cosa darei per sentire ancora una

volta il tuo profumo.

Non sai cosa darei per averti ancora qua,

con me.

Mi manchi, mi manchi tantissimo.

Guardo per l'ultima volta quella distesa di blu prima di voltarmi.
Adesso so cosa fare.

*************
Cammino a passi felpati lungo quel corridoio. Mi fermo d'avanti a una porta massiccia in legno di mogano.
Busso più volte prima che la persone dall'altra parte della porta urla 'avanti'.
<<Buongiorno Josh, cosa ci fai qui.>>
Domanda il boss con voce autoritaria.
Quella voce che ho sempre temuto, adesso non mi fa più nessuno effetto.
Sfilo la pistola, posta fra la cinghia della cintura e l'orlo dei pantaloni, e la poso sulla maestosa scrivania prima di dire: <<Io non ci sto più.>>
Ed è vero adesso non ci sto più, è arrivato il momento di prendere in mano la mia vita.
Emette una finta risata.
<<Stai scherzando?>>
<<No, non sto scherzando.>>
Rimane notevolmente sorpreso non so bene se perchè non si aspettava questo da me o perché è la prima volta che gli manco di rispetto.
<<Ti do trenta secondi per riprenderti la pistola e porre fine a questa pagliacciata.>>
Ma io non lo faccio. Mi volto e mi avvio verso la porta, mi blocco solamente quando inizia a parlare.
<<Spero tu sappia in cosa ti stai cacciando. Non do seconde possibilità.>>

E si, lo so in cosa mi sto cacciando.
So che è un qualcosa più grande di me.
Ma lo faccio per me, per lei, per noi.

<<Adam, cosa ci fai qui?>> Domanda una voce un po' troppo fastidiosa alle mie spalle.
Si avvicina e mi abbraccia, ma io me la scrollò prontamente di dosso.
<<Mi dispiace.>>
Sento che mi devo giustificare con lei perché in fondo ce l'ho fatta credere. Lei ha creduto a tutto quello che ho detto e mi dispiace.
<<Jasmine, mi dispiace. Non posso amarti.>> Le lacrime scendono copiose sul suo viso, portandosi con sé anche il trucco. <<Ti prometto che troverai una persona che ti amerà e ti farà sentire una principessa, come meriti di essere trattata. E non sarò io, come non sarà qualunque altro uomo che sceglierà tuo padre.>>

E non aggiungo altro, mi avvio verso la porta.
Appena uscito afferro il cellulare e compongo il numero al quale è destinata la mia telefonata.
Risponde dopo pochi squilli:
<<Josh, perché mi chiami alle quattro di mattina.>>
Effettivamente ho dimenticato che c'è un fuso orario di tre ore.
<<Scusa, ma ho bisogno di un favore.>>

SPAZIO AUTRICE:
Ciao miei cari lettori e lettrici,
vi è piaciuto il nuovo capitolo?
Se vi va scrivete commenti e mettere stelline.

A presto,
M.P.

BLACK LOVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora