CIAO A TUTTI RAGAZZI. QUESTA STORIA NON È MIA. È DI UNA RAGAZZA CHE HA SCRITTO QUESTA STORIA SU EFP. BUONA LETTURA.
Era una fredda mattina di ottobre.
Le foglie che cadevano giù dagli alberi, il grigio del cielo e la lieve pioggerellina che sbatteva contro la mia finestra, mi facevano venire tanta malinconia.
Mamma diceva che non potevo portare tutto con me, ma ogni volta che mi voltavo e intravedevo un oggetto, non riuscivo a non metterlo in valigia.
Era come se in qualche modo volessi portare con me ogni cosa che potesse ricordarmi quel posto in cui ero cresciuta.
Avevo sedici anni, ma questo non significava assolutamente nulla.
Mi sentivo bambina in quella casa, in quella città, mi sentivo al sicuro e rabbrividivo al pensiero di me a New York, in mezzo a nuova gente, in una nuova casa, in una nuova scuola.Sarebbe stato tutto facile?
«Emi, dai. Farai tardi se non ti muovi. » Mia madre stava poggiata sullo stipite della porta con le braccia incrociate al petto e mi fissava con curiosità e un briciolo di tristezza. Anche a lei toccava nel profondo lasciare tutto, ma aveva sempre desiderato visitare New York. «Continuo a sistemare io la tua valigia, tranquilla.» Mi accarezzò una guancia ed io ricambiai con un dolce sorriso.
Scesi al piano di sotto lentamente, dove Grace urlava contro Nathan.
«Dammi la bambola!» Scoppiò in un pianto isterico. Nate rideva e la fissava.Eccoli. Mio fratello maggiore e mia sorella minore.
Nate quasi diciottenne, dimostrava l'età mentale di un neonato, Grace, invece, era nella sua dolce ed ingenua età. E chi se li ricorda i sette anni?«Guarda la povera sorellina, che deve abbandonare il ragazzo e la migliore amica...» Ridacchiò Nate. Lo odiavo quando mi sminuiva in quella maniera, ma avevo imparato ad evitarlo. «New York, New York.» Lui era felice di cambiare paese. Non andava d'accordo quasi con nessuno, solo con le ragazze. Figuriamoci che a volte pensavo di avere un fratello omosessuale. Fin quando lo trovai nel seminterrato di casa, nudo, addosso ad una ragazzina. Quello fu il momento in cui ricordai alla mia testa di non farsi più strane idee.
Acchiappai un croissant al volo e dopo aver preso la borsa uscii di casa.Fuori ad aspettare c'era Taylor, la mia migliore amica. Ero cresciuta con lei.
Salii in auto e la salutai con un bacio in guancia.
«Pronta per i saluti?» Chiese mettendo il broncio e partendo.
Trattenni le lacrime e le sorrisi. «In teoria dovrei esserlo, ma in pratica non lo sono.»
Mi diede una breve occhiata e poi tornò a fissare la strada attenta. «Ryan è proprio messo male, sai. Ieri mi ha detto che non riesce a lasciarti andare.»
«Gli voglio bene, davvero.» Sospirai guardando di fuori.
Prese un respiro profondo e sorride. «Ok. Oggi non può essere una così brutta giornata. Pomeriggio partirai per un posto bellissimo, non sai quanto t'invidio. E per quanto riguarda Ryan.... Chi se ne frega!» Fece piena di vita. «Diciamocela tutta, l'avresti lasciato prima o poi. Non sei mai stata così presa da lui.» Morse il labbro inferiore e ridacchiò. Mi conosceva meglio di chiunque altro.Non appena misi piede a scuola, incrociai gli occhi di Ryan, che in un lampo mi prese fra le braccia riempendomi di baci. Sì, in realtà le cose erano cambiate da un mese a quella parte. Ryan continuava a volermi bene, diceva di amarmi, di volermi sempre con sé, mi riempiva di attenzioni e regali, ma qualcosa non mi bastava.
Forse era il semplice fatto che ero cresciuta, talmente tanto da voler provare nuove emozioni, anche se con lui ero stata davvero bene e ci tenevo.
«Come farò senza di te? Come?» Prese il mio volto fra le mani e mi stampò un bacio sull'angolo delle labbra. Gli accarezzai una guancia e sorrisi con la consapevolezza che sarebbe stata l'ultima volta che l'avrei visto.
«Mancherai anche a me, Ryan.» Annuii abbracciandolo.Come poteva non mancarmi?
Ero cresciuta con lui. Sapevo tutto di lui. Avevo persino conservato quel famoso peluche che mi aveva regalato i primi mesi insieme. Insomma, forse per me, era quasi come un fratello.
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Ostacoli del cuore
ChickLitCiao ragazzi, questa storia NON è mia. È la storia che una ragazza ha pubblicato su EFP e ho deciso, per motivi di comodità, di trascriverla qui. Ripeto: non è una storia mia. [Dal capitolo 11..] «Stai ammettendo che qualcosa ti spinge a non distan...