Capitolo 2

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Frugavo fra la mia roba alla ricerca di un indumento interessante e soprattutto adatto per un appuntamento con Lucas.
Mi avevano costretta, diciamocela tutta!
Non ero poi così convinta ad accettare, ma Sam diceva che dovevo, che avrei dovuto, anche solo per far rodere Regina, la sua ragazza.
Che poi... che senso avrebbe avuto?
Lucas, in fondo, era gentile, carino, simpatico, forse un po' troppo.
Mi dava l'impressione di un bravo ragazzo, ma qualcuno mi consigliava sempre di stargli alla larga.

Ero confusa, parecchio.

Indossai un jeans stretto, una camicetta aderente, con un cardigan rosso e delle ballerine per finire. Molto semplice, insomma.
Quando misi piede di sotto Nate mi fissava sconcertato, mentre mio padre leggeva un giornale davanti alla tv.
«Cos'ho che non va?» Mi fissai.
«Non dirmi che vieni anche tu alla festa!» Esclamò disgustato.
Festa? Quale festa? «Cretino, quale festa?» Chiesi pochi secondi dopo interrompendo il silenzio.
«Quella organizzata dal gruppo di Lucas, a casa sua.» Spiegò indossando un giubbotto di pelle.
«Nathan, tu non vai a nessuna festa!» Esclamò mia madre asciugandosi le mani bagnate su di una tovaglietta colorata.
Aggrottai la fronte confusa e presi un respiro profondo.
«Io vado eccome.» Ridacchiò uscendo di casa. «Vieni andiamo, ti do un passaggio.» Mi fece cenno con la testa.
«Emily!» Urlò mia madre.
«Charlotte falli andare, basta che siate a casa prima di mezzanotte.» Mi diede una breve occhiata prima di uscire.
Il mio umore non era dei migliori. Lucas si era dimenticato che dovevamo uscire e probabilmente mi sarei imbucata ad una festa alla quale non ero neanche stata invitata.
Non sapevo come si usasse lì, ma dalle mie parti era diverso.

Entrai in auto con Nathan e cercai subito di scovargli delle informazioni.
«Chi te l'ha detto che la festa è organizzata da loro e che sarebbe stata a casa di Lucas?» Domandai mentre lui metteva in moto.
«Emily, a differenza tua mi sono ambientato.» Partì fissando la strada.
Abbassai lo sguardo e sbuffai. Anche io, anche io mi ero ambientata, diamine.
«Cos'è che ti turba sorellina?» Mi guardò malizioso. «Quel Lucas non ti guarderà mai, mi dispiace dirtelo. La sua ragazza è troppo cavalla e cavalca anche bene.»Scoppiò a ridere divertito.
Sgranai gli occhi e spalancai la bocca. «E tu che ne sai?»
«Mi. Sono. Ambientato.» Scandì.
«Anche nel suo letto?»
Ridacchiò. «Sopra il lavandino della scuola.» Passò la lingua sul labbro inferiore con fare seducente. Quant'era imbecille! «Lucas, non la sa tenere a bada una come quella...»
«E tu sì?!» Balbettai ancora incredula.
«Oh sì, fidati.» Mi schiacciò l'occhiolino soddisfatto.
Scossi il capo e poggiai la testa sul sedile.
Pochi minuti dopo arrivammo a destinazione.

In un grande giardino illuminato si trovavano ragazzi e ragazze di ogni tipo, ognuno con uno o due bicchieri fra le mani.
La porta di casa era aperta ed entrava o usciva chiunque.
Poi notai Lucas, parlava con qualcuno e rideva tranquillo. Accanto, invece, vidi il gruppetto tanto odiato da Hanna.
Seguii mio fratello tra la folla e m'imbucai senza problemi.

Quando arrivai davanti alle scale e Lucas s'accorse di me, spalancò la bocca.
Rimase come di pietra.
Emily, mantieni la calma. Non ti agitare.
Scese gli scalini velocemente.
«Oddio, Emily... mi dispiace.» Si giustificò.
«Bella trovata l'uscita a casa tua in mezzo a un casino di gente, la prenderò come idea in un futuro quando vorrò uscire con il ragazzo che mi piace!» Esclamai acidamente incrociando le braccia al petto.
Lui sospirò e aprì le braccia in segno di difesa. «Senti, mi dispiace davvero...»
«A me no, non m'interessava uscire con te, non realmente.» Ammisi strappando dalle mani a quel Brandon che stava al mio fianco un bicchiere di birra. Sorseggiai e buttai giù in pochi secondi. «Bella festa!» Sorrisi antipatica salendo gli scalini.
Qualcuno mi venne dietro, facendomi voltare di scatto.
Era Brandon. Riprese il suo bicchiere tra le mani e tamburellò per qualche secondo le dita su di esso scrutandomi. «E così...tu sei Emily Stewart.» Mosse le labbra incuriosito. «E ti sei azzardata con molta non curanza a strapparmi la birra dalle mie mani.» Socchiuse le palpebre e sospirò. Ci mancava l'atteggiamento di uno spocchioso come lui, adesso.
«Senti, sul serio... evapora.» Detto ciò mi voltai, ma nuovamente me lo ritrovai accanto.
«Non voglio intimorirti, ma una donna non mi ha mai detto evapora, e poi sono sicuro che non vuoi davvero che me ne vada.» Sussurrò al mio orecchio.
Lo guardai dritto in quegli occhi di ghiaccio, intravedendo un pizzico di malizia. «Non ho bisogno di qualcuno, in questo momento. Anzi, diciamo che non ne ho bisogno e basta!» Dissi convinta.
«Non era una proposta bambola.» Mi diede una breve occhiata dalla testa ai piedi, facendomi arrossire.
Ma che voleva adesso? «E il mio non era un rifiuto, solo una puntualizzazione.» Risposi scattante, facendolo ridere.
«E così...dietro quel faccino si nasconde questo.» Commentò ad alta voce portando una mano sul mento.
«Questo e molto altro.» dissi antipatica «Dietro il tuo, invece, non si nasconde proprio nulla. Coglione come dicono.» Esitai.
«Come dicono» disse «non come pensi tu.» Aggiunse.
Il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans prese a vibrare.
Lo uscii di fretta evitando Brandon e risposi.
«Come hai potuto?» Una voce mi urlò contro.
Spaventata rimasi in silenzio, mentre il ragazzo di fronte a me, si dileguava intorno ad un gruppo di ragazze provocanti.
«Sono Hanna, potevi dirlo che andavi alla festa! Pensavamo uscissi con quello.» Abbassò il tono di voce, mentre il mio animo si risollevò.
«Pensavo non v'importasse, visto che odiate questa compagnia.» Spiegai sincera.
Non rispose subito. «Ma tu con chi sei?»
Mi guardai intorno e in realtà ero sola. Completamente sola.
Travolta da mille emozioni, quali rabbia e nervosismo.
«Sto andando a casa... veramente.» Dissi incamminandomi verso l'uscita.
«Aspetta fuori, veniamo a prenderti noi.» Riattaccò.

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