Capitolo 19

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Quella buona donna della preside mi aveva assegnato il compito di pulire il baccano che risiedeva in ogni angolo del suo studio.
Notai lo schifo più assoluto. Il pavimento era ricoperto di cicche di sigarette, di cenere e pacchetti di salatine o patatine.
Avrei proprio voluto sapere a chi era venuta la brillante idea di combinare un simile disastro.

Ripulii il tutto e curiosai in alcuni documenti che riguardavano me.
Sapevo che non era giusto, ma quale mente sana lascerebbe mai un'alunna sola all'interno di uno studio come quello?
Così ne approfittai per osservare i miei voti.
Mi sedetti comoda sulla poltrona di fronte alla scrivania e non mi accorsi che qualcuno mi stava fissando da un paio di minuti.

Quando mi accorsi di un paio di Timberland esattamente davanti a me, sussultai.
Doveva essere un ragazzo o quel ragazzo.

«Lo sai che potrebbero espellerti? Fai la ragazza trasgressiva adesso?» Quando riconobbi la sua voce ripresi a respirare. Mi ero presa un bello spavento!
Mi misi in piedi veloce e riposai il tutto dentro il fascicolo che avevo uscito fuori richiudendo il cassetto.
«Tu non dovresti essere rinchiuso in una palestra insieme ai tuoi cari compagni di basket?» Sbottai cingendomi i fianchi con le mani.
Scrollò le spalle ed accennò un sorriso sghembo. «Volevo curiosare nei piani di sopra se le schiavette avevano svolto bene il loro lavoro.» Ironizzò antipatico.
Lo fulminai con lo sguardo e non risposi.
«Comunque tutto il casino che hai appena pulito era opera mia e di Adams.» Ghignò soddisfatto.  Aveva quella faccia da prendere a schiaffi ogni qualvolta ti fissava.
Serrai la mascella e scossi il capo, «Siete proprio due idioti. Sei consapevole che potrei andare a dirlo alla preside?» Non l'avrei mai fatto.
Mostrò una risata divertita, «Non lo faresti mai, Stewart.» Posò le mani sulla mia guancia scostandomi un ciuffo di capelli che mi oscurava la vista. In quell'istante preciso rabbrividii, ma non lo feci notare.
«Bene, io ho finito, quindi potrei anche andarmene.» presi la borsa che avevo lasciato sulla scrivania e la portai su di una spalla. Mi avvicinai alla porta e quando stavo per uscire venni bloccata dalle sue parole.
«Perché hai baciato Jake? Per ripicca, perché ti piaceva, per farmi incazzare?» La sua voce sembrò rude e quando mi voltai notai la sua espressione seria e quasi indignata.
Sospirai. «Perché devo dirlo a te?» Corrugai la fronte. Perché dovevo buttarmi la zappa sui piedi proprio in quel momento?
«Siamo amici.» inclinò il capo da un lato e mi ricordò accennando il suo solito sorrisetto.
Schiarii la voce e presi un respiro profondo, «Mi piaceva.» mentii spudoratamente, mentre lui mi fissava accigliato, «Sai com'è... capita d'invaghirsi di una persona che non è ciò che si pensa.»
Si avvicinò lento ed io indietreggiai. Senza rendermene conto, però, mi scontrai con un mobiletto e mi immobilizzai.
«Perché mi devi raccontare un sacco di balle?» Domandò senza staccare i suoi occhi dai miei.
Il cuore sobbalzò quasi dal petto ed il mio corpo combaciò perfettamente con il suo.
Avevo paura che potesse anche solo avvertire quanto stessi palpitando di fronte a lui.
«Non ti sto raccontando balle.» Abbassai lo sguardo.
«Oh sì.» sorrise. «Mi volevi fare incazzare, incazzare fino a fargli male... volevi provare quanto fossi interessato a te.»
Perché doveva essere tanto coglione quanto intelligente?
«No, ti sbagli.» scrollai le spalle.
Si morse il labbro inferiore ed io divenni paonazza.
«Non mi sbaglio.» sussurrò a pochi centimetri dalle mie labbra. Sentii il suo respiro sulla mia pelle e sussultai.
«Ricordi che siamo incompatibili?» Sussurrai.
«Siamo come il diavolo e l'acqua santa, Stewart.» rise convinto di ciò che stesse dicendo.
E allora perché non si distanziava?
Mi stava mettendo alla prova? Voleva vedere quanto avrei resistito? Non ci sarei riuscita.
Perché quando avevo lui al mio fianco il mondo intorno a me si bloccava e l'unica cosa che riuscivo a vedere era lui, con tutti i suoi lineamenti, le sue forme, la sua bellezza.
«E allora...» balbettai.
Schiuse la bocca e sospirò lento. Dio solo sapeva cosa gli avrei fatto in quell'istante.
«Allora... il diavolo ha bisogno della sua acqua santa in questo momento.» avvicinò con forza il mio bacino al suo posando entrambe le mani sui miei glutei.  Compresse le sue labbra contro le mie ed io lo lasciai fare.

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