Capitolo 24

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POV. BRANDON.

Indossai un costume che, quasi per sbaglio, avevo infilato in valigia e raggiunsi la ragazza nella piscina del piano di sopra. Quando misi piede lì dentro e intravidi anche mia sorella ed Emily indietreggiai quasi scivolando sul pavimento umido.
Realizzai il tutto e deglutendo molto lentamente presi un respiro profondo.
Camminai lungo un corridoio e raggiunsi Kris.
Emily agitava i piedi a penzoloni nell'acqua che schizzava da una parte all'altra. Mia sorella, invece, mi scrutava curiosa con lo sguardo. Io, nel frattempo, speravo che quella Kate non mi notasse.
Mi posizionai a loro fianco e cercai di nascondermi. Poi ripensai al comportamento della Stewart, al francese e al suo strano atteggiamento nei miei confronti e reagii in maniera nettamente diversa.
Mi gettai in acqua e nuotai fino all'altra sponda raggiungendo la biondina distesa su di un lettino. Feci gocciolare l'acqua lungo il suo torace ed il ventre.
Sgranò subito gli occhi e le sorrisi, mentre lei ricambiò.
«Non ti aspettavo più!» Portò i lunghi capelli sulle spalle e mi sfiorò il petto con un dito.
Curioso osservai di sottecchi la Stewart che, in realtà, non si era ancora accorta di nulla. Quando Kris le fece notare con un cenno di capo ciò che stava accadendo assottigliò lo sguardo e fu lì che entrai in attacco.
«Ci facciamo un giro?» L'avvicinai a me con scatto felino e lei rise divertita. Povera illusa.
«Possiamo se vuoi...» morse il labbro inferiore ed io ricordai per pochissimi secondi Emily che faceva lo stesso. Non ci vidi più e la baciai con foga. Giocherellai con la sua lingua, che sapeva di vodka alla fragola, disgustosa tra l'altro.
Improvvisamente una mano bruscamente mi spostò stringendo il mio polso e quando mi separai notai un Emily rabbiosa.
Non esitò neanche un attimo per mollarmi uno ceffone in viso. Fu la sberla più clamorosa di tutta la mia vita. Nessuno mai ci aveva messo tanta passione ed entusiasmo per colorarmi la guancia di un rosso acceso, lasciando il segno per giunta.
Poi scappò, senza neanche darmi il tempo di riprendermi, di spostare la mascella nella forma iniziale. Sembrò così furiosa che i muscoli del suo corpo s'irrigidirono tutti in una volta  ed in poco tempo fu fuori di lì.
Liquidai Kate in un tempo brevissimo e bussai alla camera delle tre grazie con il nervo alzato, senza alcuna risposta.
«So che siete lì, non mi costringete a fare altro casino qui. Aprite.» Supplicai dal corridoio, mentre una donna delle pulizie passeggiava con una scopa tra le mani.
Quando fui convinto che nessuno mi avrebbe mai dato la soddisfazione di entrare, tornai nel mio dormitorio, nel quale trovai Marcus nudo e Tom che rideva a crepapelle.
«Sti coglioni mi hanno nascosto tutte  le mutande che avevo in valigia e tuo fratello non vuole dirmi dove cazzo sono!» Marcus teneva un cuscino davanti ed uno dietro.
Rimasi a bocca aperta per un po', «Fammi capire, quello è il mio cuscino?»  Indicai disgustato e guardai di sottecchi.
Tom annuì scattante con le lacrime agli occhi.
«Marcus metti immediatamente quel cuscino al suo posto, a costo di dover vedere il tuo pene completamente nudo.» Feci nervoso.
Poi mi accorsi che entrambi si erano fissati sul mio volto e capii che avevano notato le cinque dita della Stewart stampate sulla guancia.
«Che cazzo ti è successo?» Tom aggrottò la fronte, alzandosi in piedi e posizionandosi esattamente di fronte a me. Prese il mento fra le mani e si affrettò a vedere cosa fosse.
«Chi ti ha preso a sberle?» Sogghignò subito dopo.
«LA STEWART.» Sbraitò Marcus. «Giuro che se è stata lei ti ridarò il cuscino, io ammiro troppo quella ragazza!» Aggiunse accennando un sorrisetto fastidiosamente divertito.
«Lei può scoparsi chi vuole, io non ho il diritto di pomiciare con una?» Sbottai gettando il mio i-Phone sul letto ed io assieme a lui.
Incrociai le gambe e tenni il capo con un braccio.
«Perché non mi hai chiamato? Sai che adoro queste scene...» Rise convinto Adams.
Lo fulminai. Lo uccido, pensai. «Lo spettacolo è finito, mi dispiace. Cerca un paio di boxer nella mia valigia e vestiti immediatamente.» Gli ordinai con tono minaccioso. Mi stava urtando osservarlo in quella maniera, svestito e quel pomeriggio avevo il nervo facilmente infiammabile.

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