Capitolo 26

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Il 24 dicembre per me era sempre stato il giorno più bello dell'anno.
La mia famiglia sembrava così riunita ogni anno e tutto appariva magico.
Da bambina ci credevo così tanto a Babbo Natale che ogni notte non riuscivo a chiudere occhio, aspettando la mezzanotte.
Quell'anno ero giù di morale, davanti al caminetto, seduta su quella poltroncina con un libro fra le mani. Avevo litigato con Brady e mi tormentava dentro il desiderio di parlarci e chiarire. Per quanto lo amassi, però, il mio orgoglio aveva la meglio e dopo il vaffanculo di qualche giorno prima non ci eravamo più sentiti.
A volte lo scontravo nel vialetto di casa, montava in moto e scompariva. A volte lo osservavo di nascosto dalla finestra.

In fondo, mi mancava.

Samantha era partita per due settimane dalla nonna in Florida e non avevamo avuto più sue notizie, a parte qualche messaggio una volta tanto. Era difficile stare al suo passo.
Stava cercando di andare avanti e detestava farsi sentire debole.
Sapevo che era partita proprio per questo.
Marcus, invece, era sempre a casa dei Felton. Non c'era un giorno in cui non vedevo la sua auto posteggiata sotto casa ed era curioso il modo in cui approcciava con Kris.
Lui e Sam avevano completamente rotto. Lei non voleva più parlargli e lui aveva accettato la sua decisione.
In realtà, stavano solo scappando da qualcosa che li legava davvero molto e non avevano il coraggio di urlarsi contro quanto fossero distrutti.
Io trascorrevo le mie giornate a casa. Qualche volta giravo in centro con Hanna e mio fratello e mi domandavo sempre se avesse ancora una relazione con quella tizia.
Insomma, il Natale a New York non era ciò che mi aspettavo. Sembrava un giorno come tanti altri. L'unica cosa positiva erano i dolci appena sfornati di mamma, i biscotti della nonna che ci aveva fatto visita e i cenoni.
Per il resto ne avrei fatto anche a meno.

Improvvisamente qualcuno suonò al campanello e mia madre aprì la porta.
«Emily!» Mi chiamò ed io mi misi in piedi raggiungendola scalza.
Teneva un pacco fra le mani e me lo porse dicendo fosse mio. Lo acchiappai senza troppe domande e corsi in camera per scoprire cosa fosse.
Ero curiosa, ma allo stesso tempo confusa.
Quando mi accorsi del bigliettino infilato sul nastro rosso, lo sfilai e lo lessi a bassa voce:

Mi manchi. Mi manchi come l'aria. È difficile starti lontano, non parlarti, non baciarti.
Scusa se sono ancora il bambino che non è cresciuto. Non sapevo come darti il mio regalo, quindi... ho preferito così. Buon Natale. Ti amo.
Brady

Un brivido mi percorse la spina dorsale e gli occhi pizzicarono.
Corsi fuori casa senza pensarci due volte e bussai alla loro casa.
Quando fu proprio lui ad aprirmi gli saltai addosso, allungai le braccia allacciandole al suo collo e nascosi il capo nell'incavatura del suo collo.
Le sue mani mi percorsero la schiena e mi tennero stretta il più a lungo possibile.

«Scusa.» sussurrai stampandogli un bacio sul collo. Lo sentii sorridere ed alzai la testa per incrociare il suo sguardo.
Gli posai un bacio sulle labbra e la sua bocca si aprì senza indugi. Intrecciai la mia lingua alla sua e mi lasciai andare in un bacio lungo e dolce.
«Potete smetterla? Con tutti questi baci mi sale il diabete.» sbottò Marcus. Era in piedi dietro di noi, con le braccia conserte ed un'espressione divertita. Non sembrava più di cattivo umore e questo mi rese curiosa.
Brady non mi lasciò la mano e mi fece entrare al suo fianco. «Dov'è Kris?» Chiese lui.
«Terra chiama Brady.» disse Marcus. «È uscita tipo mezz'ora fa e te l'ha anche detto!»
Ridacchiai e gli posai un bacio sulla guancia, «Evidentemente non era del tutto sveglio.» dissi prendendolo in giro.
Brady accennò una smorfia e rise, «Probabilmente non ero del tutto lucido per pensare in quel momento a mia sorella.» scrollò le spalle.
«Se dovete scopare ditemelo che mi metto davanti alla televisione e la alzò a tutto volume.» commentò Marcus. Osservai i suoi occhi e notai la tristezza che c'era nascosta dentro.
«Non dobbiamo scopare.» Lo fissai seria e mi sedetti al suo fianco.
Brady mi rivolse un'occhiataccia, spalancò gli occhi e mi fissò interrogativo.
Scossi il capo e gli mimai di starsi zitto. Così fece, sedendosi affianco dell'amico.

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