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Entrai in casa, con il mio piatto, e mia madre e quel coso erano nel giardino sul retro, potevo salire in camera senza farmi vedere, salii e andai in bagno, mi feci una doccia, presi l'asciugamano me lo misi addosso e andai in camera, entrai nella cabina armadio e vidi un vestito che quel giorno al centro commerciale Mattia mi aveva obbligata a comprare, perché a detta sua ero uno splendore, strano avevo trovato subito l'outfit, non sapevo se mettere delle scarpe eleganti o non lo so, che palle, non riuscivo a decidermi, optai per delle decoltè.
Quindi ricapitolando, il vestito c'era (era un semplice vestito nero corto e attillato, con uno spacco che mi scopriva la coscia, tempestato di brillantini), le scarpe c'erano (classiche decolte nere con un bel tacco alto, si sono fissata), la pochette di Chanel presente, a questo punto pensai "se guardo l'ora piango, se non lo faccio arrivo in ritardo", con il terrore guardai il telefono erano le 6 P.M., okay niente panico ho solo un'ora e mezza e come mio solito devo ancora fare tutto, uff.
Mi precipitai in bagno ancora con l'asciugamano addosso, i vestiti sotto braccio e cominciai a prepararmi seriamente,
Mi asciugai i capelli, ci misi dell'olio per renderli più morbidi, li pettinai, cominciai indossando il vestito, perché sapevo che se lo avessi messo dopo il trucco lo avrei sicuramente sporcato con la mia goffaggine, insomma, mi guardai allo specchio con quel vestito e Mattia aveva ragione, ero bellissima, cioè carina, la mia autostima che se ne stava andando, ma non era il momento di autocommiserarsi, avevo ancora troppe cose da fare e poco tempo.
Cominciai a truccarmi base (fondotinta, blush, contouring, illuminante abbondai, perché dovevo brillare più del mio futuro), eyeliner (stranamente perfetto), tantissimo mascara sopracciglia e rossetto rosso matte, così avrei evitato spiacevoli inconvenienti.
I capelli decisi di lasciarli così, ce li avevo lisci naturali quindi decisi di metterci solo due fermagli ai lati, misi le scarpe e un po'di profumo.
Guardai l'ora cominciai ad urlare per tutta casa "tardi tardi tardiiii tardissimo" mentre mi stavo catapultando giù dalle scale rischiando pure di rompermi qualcosa, salutai mia madre e quello sgorbio che aveva accanto e mi diressi verso la macchina, partii verso il ristorante della famiglia Polibio, arrivai con mezz'ora d'anticipo, parcheggiai e mi diressi verso l'entrata, per ingannare l'attesa mi accesi la sigaretta, presi il cellulare e decisi di vedere i messaggi, non stavo seriamente più calcolando nessuno, ero in America per cambiare anche vita e decisi di cambiare scheda e dare il numero solo a Chiara e poche altre persone.
Dopo 15 minuti ed essermi fumata mezzo pacchetto dall'ansia, sentii "ah beh", mi stavo per insultare chiunque fosse "senti rin...ah Mattia ahah", lui rise e mi disse "fin troppo italiana", ed aggiunse "te lo avevo detto che saresti stata perfetta con questo vestito", io arrossii senza farmi vedere o almeno speravo non mi avesse vista, in lontananza vidi Mirna e Gianluca.
Gianluca mi abbracciò e Mirna mi fece i complimenti per più o meno tutto, era così dolce, Mattia mi guardava compiaciuto mentre io mi imbarazzavo ai complimenti di sua madre, così decise di salvarmi "mà, andate a prendere posto dai noi arriviamo subito", Mirna rispose "Matti, ma perché non posso farle i complimenti è così bella" , Mattia la guardò ridendo, sua madre non capendo mi diede un bacio sulla guancia ed entrò con Gianluca.
Rimanemmo io e Mattia che disse "vieni ti faccio vedere una cosa", mi prese la mano e mi portò con lui.
Svoltammo l'angolo ed entrammo dal retro, suo padre ci accolse, da italiano non poteva non abbracciarmi , in ogni caso mi disse "hai fatto l'alberghiero eh?", guardai Mattia cine per dire "ma glielo hai detto?", risposi a Giacomo "eh si", lui continuò "vieni quando ti pare, così magari un giorno prepariamo noi il pranzo da veri italiani", lo guardai e sorridendo gli dissi "non vedo l'ora", Mattia mi trascinò via e vidi da lontano Giacomo che sorrideva, non stavo capendo, però non capivo mai nulla.
Arrivammo sul tetto, Mattia aprí la porta e...

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