Fine.

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"Va tutto bene, ma il fatto che facciamo sempre sesso mi turba. Nel senso che, ho paura possa succedere qualcosa fra noi due, così tanto brutta da dividerci..." spiega lei.
"Beh, in effetti hai ragione, se vuoi possiamo anche diminuire questo sano sesso che ci concediamo e non farlo o diminuire, sta a te la scelta" le chiedo cercando di calmarla e rilassarla.
"Possiamo provare, se riusciamo..." ammette lei ridendo.
"Ci riusciamo, tranquilla, anche se stare lontano da te e un po' impossibile, ma guarda il lato positivo, da domani ritorno a lavorare e se vuoi, posso chiedere di fare qualche ora in più, così stiamo il giusto insieme e non mezza giornata" le chiedo, ma a pensarci bene non voglio stare così tanto lontano da lei, ma non per il sesso che mi dà, ma per il semplice fatto che lei, oggi c'è e domani può darsi di no, quindi esclamo subito:"Fai finta che non abbia detto niente, faccio le ore che mi spettano e ogni giorno cerchiamo di fare qualcosa di produttivo sia dentro casa sia fuori casa" lei sembra capire e sale su in camera senza dire una parola.
Sento che c'è qualcosa di strano, ma la lascio stare per un  po', magari ha solo bisogno di stare da sola e pensare a tutto quello che le è successo in questi giorni.
Squilla il telefono ed è il dottor Federico.
"Pronto?" rispondo preoccupato.
"Cris è con te?" chiede nervoso.
"È in camera sua, è successo qualcosa?"
"Potresti venire qui? Devo farti vedere delle cose riguardanti al tumore che ha avuto qualche anno fa" sento che nel frattempo sta piangendo e questo sta a significare che le si è riformato o che sta aggravando.
"Subito, il tempo della strada" attacco e respiro profondamente per evitare di rompere qualcosa facendolo sentire a lei.
"Piccola esco un po', ho bisogno di uscire" le urlo dal piano di sotto, ma non ricevo nessuna risposta.
Prendo le chiavi della moto e vado, ma le lacrime continuano a cadere, rapide, senza ritegno.
Arrivo in ospedale e trovo Marco che mi aspetta all'entrata con il camice.
Lui di solito non lo porta mai:"Chissà perché oggi lo indossa" penso tra me e me.
"Eccomi, entri con me?" chiedo, ma noto che sta piangendo.
"Marco ascoltami, qualsiasi cosa abbia le passerà, lei è forte e riuscirà a farcela anche questa volta" gli dico piangendo insieme a lui.
"Lo spero vivamente, sto facendo di tutto per prepararle qualsiasi cosa le faccia bene, per renderla felice e questa batosta non ci voleva... Adesso andiamo dentro che ti faccio vedere cosa ha..." dice infine asciugandosi le lacrime.
Arriviamo nell'ufficio suo e di suo padre e trovo il caos lì dentro, tra documenti, carte, ricette e analisi.
"Quindi, cosa ha?" chiedo immediatemente senza nemmeno sedermi.
"Guarda qui..." e mi indica una parte di radiografia dove si vede il suo polmone o almeno quello che le resta.
"Il tumore ha preso sia la parte sana del polmone destro, ma anche una parte del polmone sinistro..." e in quell'esatto momento mi sono sentito morire.
"La parte sinistra si può ancora salvare, ma solo se inizia da domani a curarsi!" dice immediatamente Marco dall'altro angolo della stanza mentre guarda fuori dalla finistra, ma questa volta non piange, ma so per certo che dentro sta impazzendo.
"Devi solo convincerla, perché sappiamo tutti qui dentro che non vuole curarsi e non vorrà mai farlo, ma questa volta, se non si cura, ci rimane secca e non le manca moltissimo" mi spiega velocemente il dottor Federico.
"Sta passando un sacco di cose brutte in questo periodo, ma penso capirà che deve farlo sia per lei sia per chi la ama"
"Non so quanto ancora le importa di lei, ma questa volta la chemio non è semplice come le altre volte. È molto più forte rispetto a quelle degli altri pazienti, ma è ancche più forte rispetto a quella che lei potrà sopportare. Deve riuscire a farcela, noi la metteremo in una stanza tutta sua, dove non la disturba nessuno e dove potete entrare solo tu e Marco. Perderà qualche kg, ma non più di 5kg. Vomiterà e anche tanto, ma deve farcela, deve riuscirci! Deve lottare come ha sempre fatto dalla prima volta che è stata messa al mondo, dal primo giorno che uscita dal corpo della madre. Adesso chiamala e dille di prepararsi un borsone con dentro almeno le cose per una settimana. Dille che andrete insieme a Marco alle Maldive, che deve venire all'ospedale prima per prendere delle cose sia sue sia di Marco e che poi partirete. Però ve lo prometto, se riuscirà a farcela, il viaggio alle Maldive lo faremo!" dice infine il dottor Federico piangendo, ma allo stesso tempo con voce autoritaria e marcata.
Faccio quello che mi chiede e andiamo nella futura camera di Cris.
Le prepariamo il letto con girasoli e rose rosse, con vari regali e una lettera che aveva già scritto Marco prima.
"Cosa le hai scritto?" chiedo poggiando la lettera al centro del letto.
"Che la amo e che lo farò anche quando lei sarà lontana da me..." e si siede su una sedia accanto la finestra della stanza.
"Le hai scritto perché lei dovrà stare qua?"
"Certamente, le spiego passo passo tutto in quella lettera, non avrei il coraggio di dirle il tutto a voce, vederla piangere e morire dal dolore, internamente ed esternamente, è la mia peggior sconfitta in una mare di vittorie!" e da quella spiegazione cala il silenzio.
Aspettiamo che arrivi la piccola principessa e aspettiamo il boato.
"Ragazzi sta arrivando, vi conviene andar via..." entra e ci avvisa un infermiere.
Annuiamo e stiamo in silenzio ancora per qualche secondo, ma sentiamo delle urla in corridoio.
Corriamo e vediamo Cristina piena di sangue ovunque.
Ma questa volta non esce dalle cicatrici o dalla gamba...
Questa volta esce da buchi sul braccio e forse anche tagli.
"Cazzo piccola, cosa è successo?!" le corro incontro urlando.
"Sono stati loro..." ma non fa in tempo a dire altro che cade a terra.
"Sono proiettili questi! Una magnum e so pure di chi è!" urla incazzato Marco riuscendo a levare un proiettile dalla spalla di Cris.
I dottori la soccorrono e Marco mi porta dentro l'ufficio.
"Di chi è la pistola?!" urlo immediatamente.
"Chiedilo ad Edoardo!" dice lui sbattendo una cosa contro il muro.
Edoardo è l'ex capo gruppo della vecchia comitiva.
È quello che ha combinato un boato quella sera della violenza.
"Ma lei ha detto che sono stati loro. Non era da solo Marco!" dico ormai piangendo.
"Avrà chiesto aiuto a qualcuno sicuro, bisogna scoprire tutto passo passo, chiamo Mattia" dice infine uscendo e correndo verso l'ufficio del padre.
Mattia è un amico importante per Cris e fa il carabiniere.
La aiuta sempre, per ogni difficoltà.
"Non esitare a chiamarmi, farò di tutto per metterli in carcere. Ad uno ad uno".
Queste parole le ripeteva sempre Cris dopo gli incubi e le crisi.
Ci stava riuscendo a prenderli, ma non aveva abbastanza prove.
Solo una magnum usata per rompere porte o uccidere persone, ma non si è mai saputo il proprietario o chi la usasse spesso, può sembrare tanto, ma non era abbastanza.
Corro in camera di Cris, ma non la trovo.
Chiedo a qualsiasi infermiere, ma non lo sanno.
Sento urla di qualcuno che si dispera.
Corro verso quella direzione in una stanza con attorno infermieri che cercano di curare le ferite.
"Piccola stai ferma, non possono aiutarti così.." le dico avvicinandomi a lei.
"Tanto ho il cancro, morirò lo stesso!" urla e si divincola da tutte le prese.
Corre verso il corridoio, ma non fa in tempo che sviene.
Ha perso troppo sangue e non ha le forze rimanere cosciente.
La prendo e la porto direttamente nella sua stanza.
Dopo mezz'ora riesco a curarle le ferite e fare vari esami di controllo.
Ma ormai era in coma e questa volta non ci uscirà, se non morta.
Mentre la vedo sul letto che dorme ascolto e canto No Hero di Elisa.

Il ragazzo misteriosoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora