Capitolo 17

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-Sara's pov-

Sento la rabbia crescere, mentre vedo quella figura avvicinarsi a passo veloce.

Ormai sono seduta qui da 7 ore, non sono riuscita a riposare, e proprio quando pensavo che la situazione non potesse peggiorare, l'ha fatto. E anche tanto.

"che ci fai qua" chiedo, con aria minacciosa.
"heeey calmati. Sono qua perché il mio capo ha detto che Giulia ha avuto un incidente. Era con te in moto, giusto? Beh, preferirei fosse lei ad essere sveglia, ma va bene" dice, con tono acido.

"vai via, nessuno ti vuole qui, Erica" sputo.
" e chi sei tu per dirlo? La sua ragazza? Ah no vero, Giulia mi ha detto che non lo siete, sembrava piuttosto delusa. Mah, meglio per me, non trovi?" chiede, facendomi l'occhiolino.

Stringo i pugni, arrabbiata, mentre ripenso a quello che ha detto. Giulia era delusa dal fatto che non stessimo insieme?

Cerco di calmarmi, per evitare di tirarle un pugno e rendere la scena più aggressiva.
"ti ho detto di andare via" ripeto, stringendo la mascella.

"non credo che lo farò. Una donzella bisessuale e single, ha avuto un incidente, per colpa tua. Non credi avrà bisogno di qualcuno tipo me, che non le ha mai fatto male, e con la quale si sentirà al sicuro?" chiede, provocandomi.

E se avesse ragione? E se Giulia non si sentisse più al sicuro con me? Non le darei torto, ma non potrei sopportarlo. Sarebbe troppo doloroso.
Mi allontano soffocata dai pensieri, mentre la ragazza al bancone chiede ad Erica di andarsene, dopo aver assistito alla scena.

"e se avesse ragione?" chiedo, dando sfogo alle mie preoccupazioni.
"Sara, Giulia si è fidata di te dal primo istante, é salita su una moto per la prima volta con te, ha avuto la sua prima volta, con te. Non credo che per una cosa della quale non hai neanche colpa, smetterà" cerca di tranquillizzarmi Greta, al mo fianco.
Ma nonostante questo, la mia mente continua a viaggiare senza sosta.

"è la tua ragazza?" chiede l'infermiera, che dopo aver messo insieme i pezzi della storia, aveva raggiunto quasi la conclusione.
Annuisco inizialmente, per poi scuotere la testa.
"si, ma no, volevo chiederle di esserlo uffialmente ieri sera, ma non ho fatto in tempo" spiego, ancora fissando il vuoto.

La ragazza annuisce, comprensiva.
"fammi fare una telefonata, vedo cosa posso fare".
Ringrazio, anche se non so quali siano i suoi piani.

Appoggio la testa tra le mani, e dopo qualche minuto, scorgo delle pantofole di fronte a me, e la ragazza inizia a parlare.
"ho parlato con l'infermiera che si occupa della paziente nella 207-"
"Giulia" la interrompo, infastidita. Lei non è un numero. Non è una stanza.
É la mia Giulia.

"si, Giulia" prosegue.
"ha approvato la mia proposta, pensiamo che avere una persona familiare vicino, che le parla potrebbe aiutarla. E essendo che, a quanto pare, la sua famiglia è troppo occupata per venire, potresti andare tu, se vuoi" conclude, sorridendo.

Un ondata di gioia mi travolge. Balzo in piedi, e la abbraccio, cosa che di solito non faccio, ma l'euforia del momento lo fa sembrare meno strano.
"grazie grazie grazie" dico.
"figurati. Io comunque mi chiamo Roberta, se hai bisogno, urla il mio nome e arrivo, va bene?" chiede, per poi farmi entrare in reparto.

Non perdo tempo, e corro nella stanza di Giulia.
É nella stessa posizione e condizione di prima. Chiudo la porta, e mi siedo nuovamente sulla sedia di fianco al letto sul quale è adagiata, ma non prima di averle lasciato un bacio sulla fronte, stando attenta a non schiacciarla e a non toccare i vari graffi sul suo viso.

"mi hanno detto che forse, se ti parlo, potrebbe aiutarti" dico.
"e per la prima volta da quando sono con te, non so cosa dire. Insomma, spesso mi lasci senza parole. Tipo quando ti siedi a cavalcioni su di me, quando hai quelle magliette aderenti, quando fai finta di essere audace.
Ma adesso, parlare sembra la cosa più difficile che abbia mai dovuto fare.

Non credo che tu mi senta, non lo so. Ma in caso tu lo faccia, te lo chiedo di nuovo. Svegliati. Ti prego.
Apri gli occhi, o muovi un dito, fammi capire che ci sei, per favore.
Non per metterti fretta eh, ma se non ti svegli entro 17 ore, potresti andare in coma. E io non voglio vivere sapendo che sono la causa del tuo coma. Non voglio, non posso." singhiozzo, accarezzando la sua mano, di nuovo intrecciata con la mia.

Le guardo.
"sai, le nostre mani sono così perfette, quando sono insieme, quando sono strette, l'una all'altra. Sembra che qualsiasi cosa ci sia lassù, le abbia fatte apposta per farle stare insieme.
E quel qualcuno lassù, a quanto pare mi odia.
Insomma, è così ingiusto, non trovi?
Tu non ti meriti questo, non ti meriti nessuna delle brutte cose che ti sono successe, ti meriti di essere felice.

Sai, é arrivata Erica prima. Quella ragazza mi sta proprio sulle palle. Ha detto una cosa, che non riesco a levarmi dalla testa.
Ha detto, che avrai paura di me, quando ti sveglierai."

Dico, cercando di respingere il <se ti sveglierai> che prova a farsi largo tra i miei pensieri.

" e onestamente, se è quello che ci vuole, va bene. Accetterò, se mi odierai, accetterò se non vorrai più vedermi, se sarai spaventata e non vorrai più avermi nella tua vita, nonostante in tal caso, il mio cuore si spezzerebbe, ma non mi importa.
Quello che mi importa, é che tu ti svegli, che torni a sorridere, anche se non a me, che torni ad arrossire per un complimento, anche se non è da parte mia.
É importante che ti innamori di nuovo, anche se non sarà di me, che tu senta le bellissime sensazioni che sento io quando sono con te, anche se le sentirai per qualcun'altro, non importa. Mi importa solo che tu ti svegli. "

Il mio cuore inizia a far male, al solo pensiero che si allontani, ma quello che dico lo intendo davvero.

" e se potessi, sacrificherei la mia stessa vita, perché tu possa continuare la tua. Perché tu possa essere felice, che tu possa vivere e sperimentare le cose meravigliose che la vita ha in serbo per noi, per te.
Ma purtroppo, non posso farlo. Quindi, ho bisogno che tu sia forte, perché lo sei, e lo sai benissimo, e che ti svegli. Tipo subito. O comunque il prima possibile.

Ho bisogno che sia tu a dirmi cosa vuoi fare con noi, se hai paura, ho bisogno che sia la tua voce a pronunciare le parole <sparisci dalla mia vita>, perché almeno saprei che sei sveglia, che stai bene.
Lotta, lotta per me, e se non vuoi, per te stessa, perché te lo meriti. Perfavore Giulia. Ti prego, lotta con tutte le tue forze. Io sarò al tuo fianco okay? Resterò qui, finché non ti svegli. Finché non vedo le tue bellissime iridi. Io resto qui." concludo, stringendole la mano con un po' più di forza quando pronuncio l'ultima frase, quasi come a sigillare una promessa, un patto, che questa volta avrei mantenuto a qualsiasi costo.

" S... Sa.. Sara"

Un flebile sussurro arriva alle mie orecchie, quando vedo le labbra di Giulia muoversi debolmente.
"Giulia? Giu? Sei sveglia?" chiedo, mentre un ondata di gioia mi travolge.

Annuisce lievemente. "per fortuna non sapevi cosa dirmi eh?" scherza, riacquistando pian piano le forze.

"non dirmi che.." inizio, arrossendo.
"si ho sentito tutto. Non ho avuto le forze di aprire la bocca per parlarti, prima" mi spiega, cercando di raccogliere abbastanza forze da sorridermi.
"ma onestamente non me ne pento" conclude, ridacchiando.
Mi getto su di lei, stando attenta a non schiacciarla, e mi metto a cavalcioni intorno alle sue gambe, fregandomene di una regola che vieta di farlo, che nonostante non abbia mai letto, sono sicura ci sia.

Le prendo delicatamente il volto tra le mani, e le lascio un bacio su ogni ferita, stando attenta a non farle male.
"cosa fai?" mi chiede.
"beh ovvio, la saliva aiuta la cicatrizzazione delle ferite" spiego.
"oh guarda, ne hai una enorme, qua" dico, prima di fiondarmi sulle sue labbra, e sentire il suo familiare sapore. La sento sorridere sulla mia bocca.
"mi sei mancata" ammetto.
"lo so" mi prende in giro, facendomi l'occhiolino.

"credo sia il caso di chiamare l'infermiera" annuncio, e faccio per scendere dal lettino, ma Giulia mi blocca: "ma la mia ferita sul labbro fa ancora male" dice, facendo labbruccio.
"oh ma non hai nessuna ferita sul labbro" la provoco.

"baciami, idiota" dice ridendo, ed io obbedisco volentieri.

"non ho paura di te, non potrei mai" sussurra sulle mie labbra. Annuisco, sollevata, per poi andare a chiamare Roberta.

Sunflowers {completa}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora