Capitolo 22

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-Giulia's pov-

Mi sveglio di malavoglia, e butto un occhiata all'orologio.
Devo alzarmi, se non voglio arrivare in ritardo al lavoro. Quanto odio fare il turno di mattina.

Sara prova a trattenermi stringendo le braccia intorno alla mia vita, quando faccio per alzarmi.
"devo andare al lavoro" spiego, cercando di divincolarmi dalla sua presa.
"mh" mugugna in disappunto, socchiudendo un occhio, in modo da abituarsi gradualmente alla luce che entra in stanza.
"daii lasciami" le dico, ridacchiando, ancora cercando di liberarmi.

"parola d'ordine?" chiede, con un sorriso furbo.
Mi avvicino al suo viso, e le stampo un bacio sulle labbra.
"bleah, alito mattutino" scherzo, quando finalmente Sara mi lascia andare.
Evito un cuscino, scagliato dalla ragazza, nel mio cammino verso il bagno, dove mi preparo.

Bevo il caffè di fretta, e mi avvio al supermercato.
Saluto tutti con un sorriso, per poi entrare negli spogliatoi, e noto con sollievo che Erica non c'è.
Quella ragazza è inquietante, é riuscita a far coincidere i nostri turni in modo da lavorare sempre insieme.
Io boh, credo sia un po' psicopatica.

Mi risveglio dai miei pensieri, mi infilo la maglia con il logo del supermercato e lascio le cose nel mio armadietto.
L'unico lato positivo, é che almeno a pausa pranzo, mangio con Sara. Questo pensiero mi incoraggia ad uscire dallo spogliatoio, e iniziare il mio turno.

Erica arriva in ritardo di un'ora e mezza, e provo una specie di piacere, quando viene richiamata dal capo.
Sarò malefica, ma quella ragazza se lo merita, ogni tanto, un cazziatone.
In ogni caso quando esce sembra inquietante come sempre, tanto che mi fa l'occhiolino, e mi sfiora una coscia mentre mi cammina accidentalmente troppo vicina, per dirigersi verso lo spogliatoio.

Alzo gli occhi al cielo. Non cambierà mai, mio malgrado.
Le sue strusciate accidentali continuano per tutto il giorno.
Perdo il controllo, quando mi arriva una pacca sul sedere, che di sicuro, non posso echittettare come accidentale.
Non mi piace litigare, o alzare la voce, ma ne ho davvero avuto abbastanza.

"ma la smetti?" chiedo, irritata.
"di?"
"di venirmi addosso" rispondo ovvia.
"oh, tesoro, non é cosí, che immagino di venirti addosso." rabbrividisco.
Non mi piace la strada che sta prendendo la conversazione, quindi mi limito a roteare gli occhi, e tornare al mio lavoro.

"se vuoi" inizia, attirando la mia attenzione "posso mostrartelo" dice, passandosi la lingua sulle labbra, in modo viscido.
"no grazie" rispondo disgustata.
"adesso hai la ragazza?"
"si." rispondo, orgogliosa di poter definire Sara la mia ragazza.
"ah si? Una ragazza che ti promette che mangerete assieme e poi ti bidona?" mi provoca.

"cosa stai dicendo?" chiedo confusa.
"beh vedi, mentre ero nell'ufficio del capo, ha chiamato al telefono, dicendo che non sarebbe stata in grado di venire all'ora di pranzo, che deve raggiungere sua madre." spiega, con tono malizioso.
"può capitare"alzo le spalle, per poi girare i tacchi ed andarmene.
Devo davvero procurarmi un telefono.

Le ore passano un po' più lentamente, ora che so che a pausa pranzo sarò da sola, ma fa niente.
La rivedrò alla fine del turno, oggi pomeriggio.
Finisco di aiutare il vecchietto che mi aveva insultata una volta, quando mi ha vista baciarmi con Sara.
Non mi ha neanche riconosciuta, la gente é davvero assurda.
Ignoro i miei pensieri, e mi allontano quando mi ringrazia con un sorriso gentile, per dirigermi verso il reparto verdura per scegliere "l'insalatona" che mangerò a pranzo.

La prendo, ed esco dalla struttura, dirigendosi verso il tavolo posto un po' in disparte, dove di solito mangio con Sara.
Inizio a mangiare, con l'insulsa forchetta di plastica che ci mettono dentro, che alla fine ha solo funzione di bellezza, perché si spezza subito.

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