La corsa del veicolo terminò in prossimità della soglia di casa. La fanghiglia aveva imbrattato le ruote del furgone, stonando con la lucentezza della vernice blu del cofano. Il rumore dell'apertura della portiera del lato passeggero accompagnò quello secco della ghiaia, schiacciata sotto il peso del robusto individuo. La prima cosa visibile fu l'elegante pantalone scuro dell'uomo, abbinato alla giacca raffinata. Ad indossare il completo era un giovane uomo dai capelli biondi. Questi gli davano l'aspetto di un essere celeste mandato come messaggero di pace, ma notando la rigidezza del corpo della nonna, sembrava invece che lo sconosciuto fosse il potente e perfido sovrano dell'Erebo.
Compiuti alcuni passi verso le figure impietrite all'ingresso della villetta, Víkarr indossò il suo sorriso più accattivante, socchiudendo di poco i suoi occhi chiari. Thodis pensò che paragonarli a due splendenti zaffiri sarebbe potuto sembrare perfino un insulto.
Il biondo si fermò qualche metro lontano da Rikke, storcendo di poco il volto per osservare meglio la mora che veniva perentoriamente spintonata all'indentro dell'abitazione dalla parente. Estrasse la mano sinistra dalla tasca iniziando a giocherellare con uno dei gemelli posti all'estremità della manica destra.
"E' un piacere rivederti cara Rikke", esordì con un sorriso tirato delle labbra abbassando di poco il capo.
"Sai volevo farti visita. Spero tu stia bene, anche se conoscendoti sarai avvilita da ciò che sta succedendo qui in città. Tragiche e insensate morti, non credi anche tu?", le domandò senza aspettarsi una vera riposta.
L'unico riscontro che ottenne fu un'occhiataccia tagliente da parte dell'anziana. L'aveva punta sul vivo; sapeva quanto la donna odiasse il caos e gli scontri.
"Sai, se ne avessi il potere farei cessare tutto subito, ma sfortunatamente non è così", continuò sarcasticamente.
Ficcò i palmi delle mani in tasca, osservando la guaritrice da dietro le lunghe ciglia bionde. Rikke dischiuse le labbra, da cui uscì un soffio sibilante colmo di parole soffocate.
"Víkarr, hai per caso bisogno di qualcosa?", disse tra i denti la nonna della mora.
"Oh mia dolce Rikke non stare sulla difensiva! Sono qui solo per darti un semplice messaggio per i tuoi protetti".
L'anziana digrignò i denti. Era consapevole che la nipote stesse assistendo alla conversazione, e che, quella volta, non avrebbe lasciato correre come quando aveva medicato Erik in bottega. Le pareva quasi di sentire i pensieri e le emozioni della mora infuriarle nel petto, proprio dietro di lei. Percepiva il nervosismo e l'irritazione della giovane, che non capiva nulla di cosa stesse accadendo.
Chi era quell'uomo? Perché la nonna era così tesa? Che cosa voleva da lei? O peggio, da loro. Tutte queste domande fluttuavano nella mente di Thodis, rimbalzando caoticamente come le palline di un vecchio flipper. I suoi dubbi furono interrotti dalla voce dello sconosciuto.
"Spero con tutto me stesso che non commettano più l'errore di intromettersi nei miei affari. Sono certo che sia stato uno spiacevole e amaro malinteso, ma meglio accertarsene", concluse dondolando leggermente sui propri talloni mentre la trafiggeva con lo sguardo ghiacciato.
Rikke non fece in tempo a controbattere che, dal bosco alla sua sinistra, apparve all'improvviso un individuo dal volto familiare. Il peso che le attanagliava il cuore diventò tanto leggero e impalpabile, che pensò le sarebbe uscito dal petto e sarebbe volato tra le nuvole più alte. Riconobbe fin da subito la camminata imponente e predatoria del Waraji. Si dirigeva spietato verso di loro. Le gambe muscolose avanzarono imperterrite e in breve l'uomo svettò davanti alla figura dell'angelo caduto.
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Secreta Silvae
Manusia SerigalaNel paese di Kaupang, in Norvegia, abita Thodis, una giovane ragazza che si confonde tra molte, ma per la quale è in serbo qualcosa di inaspettato. In seguito al decesso di una lontana parente sarà costretta a trasferirsi presso la casa di Rikke, la...