Kapittel Tjuetre

314 29 11
                                    

Un rumore secco e sordo risvegliò i due giovani assopiti al piano superiore della villetta; qualcuno era entrato nell'abitazione. I passi pesanti non allarmarono Njord che, agevolato dall'acuto udito, poté riconoscere la cadenza della camminata del suo secondo al comando.

Thodis non badò molto al palmo del ragazzo soavemente abbandonato sopra la sua pancia ed alzò velocemente il busto. Volse il capo verso la soglia della propria camera aspettandosi di vedere sporgersi la chioma bionda fragola della nonna, ma così non accadde.

Kris avanzò deciso fino a raggiungere il proprio Waraji, ancora supino accanto alla giovane. Le narici si dilatavano talmente tanto, che sembrava che qualcuno avesse appena provato a strangolarlo. L'ampio petto si dilatava senza più grazia e gli occhi sbarrati non promettevano nulla di rassicurante.

Alla vista del biondo non ci vollero più di due attimi prima che il capo branco fosse scattante e sull'attenti, esortandolo silente ma irremovibile a spiegargli quale fosse il problema. Cosa aveva potuto smantellare la serenità di Erik con tanta irruenza? Nulla di buono, ovvio.

"Seguitemi", disse in un sussurro spezzato.

Compì un passo diretto verso l'uscita, ma ritrovandosi da solo, si voltò furioso e li spronò nuovamente.

"Forza! Veloce, cazzo!", li rimproverò battendo energico le mani.

In pochi minuti erano già in cammino seguendo pedissequamente il biondo furibondo. Thodis faceva fatica a tenere il passo lesto dei due uomini ma non emise un suono per non rallentare anche loro. Notò compiaciuta che qualche volta i pozzi scuri di Njord cercavano la propria sua figura intorpidita dal sonno.

Ci misero veramente poco prima di sopraggiungere presso la bottega di Rikke. Ciò che videro fu il caos. Una confusione senza eguali era la protagonista di quel quadro agghiacciante.

Thodis si portò una mano a circondarsi l'esile collo: il respiro non riusciva più a giungerle ai polmoni. L'edificio era stato inglobato da una miriade di lingue incandescenti.

Dinanzi all'erboristeria, distinta da tutta la folla sconvolta e raggruppata, si trovava una figura inginocchiata e ansante: nonna Rikke.

Il cuore le salì in gola e si trovò persino a desiderare di sputarlo, vomitarlo, per liberarsi dall'agonia che le stritolava le membra. Quasi per inerzia si trascinò accanto al corpo della nonna e tutto ciò che riuscì a fare fu stringerla forte al proprio petto.

I singhiozzi profondi e furibondi annegavano i pensieri dell'anziana: la sua bottega stava ardendo senza più controllo. La sua casa, la sua vita, il suo lavoro, i suoi ricordi. Tutto era fagocitato dalle fiamme vermiglie.

Il suo viso era sfigurato dell'ira e dell'affanno. Le gocce spietate le solcavano il viso rugoso fino a scivolare a terra come rugiada. Il corpo di Rikke tremava e sobbalzava tra le braccia della nipote. Thodis non sprecò parole al vento, ma sorresse con tutto l'ardore che possedeva le ossa traballanti della nonna. Ad ogni urlo di dolore i presenti venivano pervasi da onde di gelidi brividi che schiacciavano i loro capi verso il terreno.

Le fiamme cominciarono a divorare sempre più ossigeno e Thodis sentì presto il volto bruciarle. Sollevò Rikke e la tenne stretta a sé anche quando questa, con gambe tremanti e indolenzite, si sostenne da sola. La guaritrice sentiva il peso della perdita in tutto il proprio animo, tanto da percepire il cuore spietatamente oppresso: la trascinava verso il basso, sfrontato, irriverente e spudorato.

Mr. Sølvkule aveva mirato direttamente al quartier generale delle bestie ed era riuscito nel suo intento. Aspettava da giorni un momento per agire, e l'assenza del Waraji gli aveva permesso di attuare il suo piano senza scomodi intoppi.

Secreta SilvaeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora