Secreta Silvae

Kapittel Ti

Erano passate poco meno di tre ore e Thodis era ancora incredula. Insomma quante persone si ritrovano in pieno giorno un lupo nel giardino di casa? Non riusciva a crederci. No, non poteva essere vero.
O forse si.
Magari se lo era immaginato.
O almeno era quello che le aveva detto nonna Rikke.

Doveva essere sincera, non se la sarebbe mai aspettata una reazione del genere da lei. Insomma era sempre stata un'amante di quei maestosi animali e ora che sua nipote le diceva di averne visto uno nel giardino restava impalata un minuto a fissarla per poi screditare la sua affermazione.

Non che fosse strano un comportamento del genere, ma da lei era ambiguo. La mora pensava che come minimo si sarebbe lanciata fuori dalla finestra volando stile Superman per inseguire qualche impronta lasciata. Ma niente...il nulla assoluto. La telefonata da parte di Haralda la distolse dai suoi pensieri.

"Ehi amica mia hai sentito della festa? Io ci vado di sicuro! Ovviamente tu dirai di no ma so già come convincerti, sai che l'alt-"

"si ci vengo" , la mora interruppe il monologo della bionda.

Ci fu un attimo di sordo silenzio e Thodis seppe di aver stupito l'amica. Un ghigno soddisfatto le si dipinse sul viso. Uno strillo acuto riempí l'abitazione di Haralda e le orecchie di Thodis. L'amica cominció a fantasticare su cosa indossare e su come avrebbero fatto colpo sui ragazzi con i loro outfit.
-Sempre la solita...- pensó la mora.
Infine però si sciolse anche lei dando i suoi pareri sulle proposte dell'amica.

Ad un certo punto Thodis dovette attaccare il telefono perché la nonna le aveva chiesto aiuto per andare a fare la spesa. Salutó Haralda, si infiló gli anfibi e scese tirandosi il cappello bordeaux un po' più giù.
Che freddo.
Ormai non pioveva più, ma c'erano delle immense pozzanghere a terra che sembrava stessero aspettando di schizzare chiunque ci passasse vicino.

La nonna la stava aspettando in macchina. In poche falcate raggiunse il posto del passeggero e salí. Ci misero meno di dieci minuti ad arrivare al centro commerciale. Insomma chiamarlo cosí era un'esagerazione. Avrebbe potuto ospitare massimo una trentina di persone.

Entrarono e comprarono tutto ciò di cui necessitavano. Alla cassa la nonna si era intrattenuta con una dolce vecchietta di cui non capì il nome. Parlava un norvegese stretto e aveva una voce flebile. Da dove si trovava, cioè circa a cinque passi di distanza, colse che il figlio si stava per sposare con una bionda iena. Insomma non sopportava la nuora. Bella storia.

Thodis non lo sapeva, ma Nonna Rikke quella storia l'aveva già sentita almeno dieci volte in meno di un mese, ma per gentilezza non lo rinfacciava mai alla signora Larsen. Questa era sola da ormai trent'anni e il figlio era il suo ultimo tesoro. La capiva, sapeva come era difficile separarsi dai figli e vederli raramente.
Sporse lo sguardo e scorse la nipote che si mangiucchiava una pellicina. Le voleva bene tanto quanto quello che voleva a sua figlia.

Il vento freddo le pizzicó le guance sode che erano scoperte dai lunghi capelli scuri e divennero subito rosate. Aspettó la nonna per solo alcuni minuti ancora e poi si incamminarono verso il parcheggio. Salirono a bordo e tornarono a casa. Quella sera la nonna avrebbe preparato l' Ørret, una trota che aveva un gusto persino più dolce del salmone. Deliziosa.

Prima di cenare però si fece una doccia rilassante. Mancava pochissimo alla festa e il giorno dopo sarebbe andata a comprarsi qualcosa di carino da indossare. A pensarci non sapeva dove si sarebbe tenuta e di conseguenza non aveva idea di cosa mettersi. Dopo avrebbe scritto un messaggio ad Haralda. L'urlo della nonna la chiamò ad andare a cenare. Le due donne si intrattennero per circa un'ora davanti alla loro trasmissione preferita, ma gli occhi della ragazza chiedevano pietà e lei si rintanó tra le sue morbide coperte con la testa ormai libera dai pensieri del ragazzo nudo, del lupo, dell'ombra nera e perfino della festa. Meglio rimandare tutto al giorno dopo. Per quel giorno ne aveva avuto abbastanza.

C.🍄
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