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Ancora una volta mi aveva sorpreso,pensavo che fosse uno che ne aveva passate tante ma non così tante.Io non sapevo cosa significasse avere dei genitori assenti,i miei erano,alcune volte fin troppo,presenti,sempre pronti a capirmi e supportarmi.La verità però era che anche se io di amore ne avevo ricevuto tanto non mi ero mai abituata ed era così ingiusto che una persona forte come lui non ne abbia ricevuto.Si capiva che non ne aveva ricevuto,quando si fermava a guardare il vuoto,quando fa finta di niente quando passiamo davanti a dei genitori con dei figli,quando passa dal corridoio di casa sua e vede la foto dei suoi.
Quando parlava,le sue parole erano veleno,sentivo tutto il dolore e il senso di vendetta che provava,gli occhi per la prima volta spenti,vuoti tanto che in quel momento avrei voluto dirli perché non gli hai mai detto queste cose?perché non ti sei aperto e ti sei sfogato? Una volta ho letto che alcune volte vogliamo sentirci dire quello che vogliamo e in quel momento Aron aveva bisogno di sentirsi dire quello che voleva,che forse nessuno gli aveva mai detto,'sei forte'.
I giorni sembravano così leggeri da quando avevamo passato quella giornata da me,da quando avevo scoperto che mi faceva bene parlare con qualcuno,che quel qualcuno mi faceva bene.
Eppure la leggerezza di quei giorni era già passata,e seduta per la visita del mese in clinica mi torturavo le mani pensando a cosa potrebbe succedere di peggio,questa volta però non da sola.Jane si era offerta di accompagnarmi e io,troppo codarda per affrontare la situazione da sola non potevo che accettare.
Finalmente la solita signorina chiama il mio nome stringo la mano di Jane e mi sussurra un debole "ce la fai." e mi alzo,la lascio in sala d'attesa.
"Buongiorno signorina"dice il dottore,la sedia stride sul pavimento e quasi mi viene da piangere quando vedo lo sguardo duro che il dottore mi riserva.Da quel momento le parole sembravano offuscate,solo un piccolo sussurro lontano perchè non stava andando bene,stavo peggiorando in fretta e dovevo fare molta attenzione a non agitarmi e cose varie.Mi segnò altre pillole oltre a quelle che già prendevo e mi sembrava di ingerire solo quelle durante la giornata.Con questa  tre al mattino,una il pomeriggio e tre la sera.
Esco dallo studio accompagnata da Jane che cercava di farmi parlare nonostante le avessi detto che non ne avevo voglia.  
"Ti prego dimmi che sta andando bene,dimmi solo o si o no.Poi se ti va ti accompagno a casa e ti rinchiudi in te stessa come al solito al posto di vivere la vita e di affrontare i problemi col sorriso.Richiudendoti in un guscio non farei stare meno male le persone che ti circondano,a proposito,gli hai chiamati i tuoi?lo hai detto ad Aron e ad Ale?no perchè non ne hai avuto il coraggio,ma,Luna prima o poi dovrai farlo."le parole della mia amica arrivarono forti e dolorose alle mie orecchie,tanto che desiderai diventare sorda per non averle sentite,perchè,aveva ragione.Mi siedo sulla panchina e le lacrime scendono lente e calde sulle mie guance,deboli,proprio come me. "Hai ragione."dico senza fiato "Non ho il coraggio di dire ai miei che la unica figlia rimasta ha il Parkinson,non ho il coraggio di dire al mio migliore amico che la sua migliore amica che l'ha trascurato probabilmente non potrà andare con lui al prossimo Coachella perchè ha una malattia a stadi,terminale.E non ho tantomeno il coraggio per vivermi Aron come dovrei,perchè ho il terrore che mi guardi le mani e le trovi tremanti,e non ho il coraggio di dirti quanto sei importante per me e che  ti voglio bene e che lasciarvi soli mi spaventa da morire" ero un mare di lacrime e Jane non era da meno."tu non ci lascerai soli perchè in qualunque caso sarai sempre qui.con noi,con me."                                                                      Forse per la prima volta l'abbracciai e le feci capire che  per me era essenziale,che era l'amica che non avevo mai avuto.
La mattinata era passata così,tra amiche.Era ormai arrivata sera e nel mio appartamento cercavo il volo per partire in Italia e dare la notizia ai miei.Parlare con Jane mi aveva fatto bene e mi aveva fatto capire tante cose,come ad esempio il fatto che al posto di piangermi addosso dovevo vivere,vivere bene,per questo volevo fare un viaggio breve di ritoro a casa mia,dai miei genitori,certo per darli la terribile notizia ma ero convinta che rivedere casa mia,mi avrebbe fatto bene.
Mentre facevo la lavatrice sentì la porta suonare e felicissima di sapere che la consegna del mio amato cibo messicano era appena arrivato.        Per fortuna o no non era qualcosa che avrebbe soddisfatto e fatto brontolare il mio stomaco ma qualcosa,qualcuno che avrebbe fatto brontolare il mio cuore,Aron. Tempismo perfetto,mi mancava.Aveva lo sguardo basso e il mio corpo sussultò quando vidi il suo volto contornato da ferite e lividi ben evidenti,che cosa era successo?        "Oh mio dio Aron,che ti è successo?"la mia voce si inclina leggermente mentre allungo la mano per accarezzarli il viso ma lui fa una che non mi sarei mai aspettata,si scansa.
"Posso entrare?"che faccia.
"se me lo chiedi con quella faccia no."dico decisa e con le braccia incrociate,scordandomi delle sue terribili ferite."Sorriderei se non avessi il labbro tagliato."dice prendendomi in giro.Mi scanso dalla porta e lo lascio entrare.
Senza dire nulla si accomoda sul divano,lasciandomi di stucco.
"Posso sapere che è successo?"dico spazientita.
"non lo so,dimmelo tu"dice come se fosse ovvio.
"Scusami,tu ti presenti in queste condizioni e con una faccia che neanche un cane bastonato.E io dovrei sapere il perché di tutto questo?Sei serio o cosa?"parlo scetticamente,mi sorprende sempre di più.
"Avevi intenzione di dirmi del Parkinson?" le sua voce decisa trema un attimo quando pronuncia quella parola,mi lascia interdetta.Non so cosa dire.Certo che gliel'avrei detto,ma solo non così presto.
"Co-come fai a saperlo?"la mia voce tremava.
"Non ti sei accorta che il dottore porta il mio stesso cognome?"dice abbassando le mani sulle ginocchia e prendendo la testa tra le mani,portandosi le mani tra i capelli.
Dio che stupida,non ci avevo neanche pensato.Mi siedo accanto a lui e appoggio la fronte alla sua spalla.
"Te lo avrei detto,solo che non ora."dissi senza fiato,parlare di questa cosa mi faceva sentire così male tanto che le lacrime erano d'obbligo.
"ti avevo promesso che ti avrei accompagnato alla visita,perché non mi hai detto nulla."dice ancora nella stessa posizione di prima.
"perché avevo paura,e ne ho ancora.Per me,per te e per tutti quelli che mi stavano intorno,pensa come io mi sono sentita quando tuo zio me lo ha detto,le gambe erano molli e l'unica cosa che riuscivo a pensare era tutto il dolore che avrei dato a chi mi stava vicino,poi ho pensato che ancora non ero riuscita ad andare ad un concerto di Harry Styles e che dovevo farlo il prima possibile.-ridiamo insieme-Poi ho pensato a te e mi è mancato il fiato"si gira e mi guarda negli occhi,le ferite aperte li davano un non so che di selvaggio e mi piaceva,tanto.Gli passò una mano tra i capelli e poggio la mia fronte sulla sua.
"Sai quando a me è mancato il fiato?Quando sono arrivato da mio zio e stava leggendo una cartella con il tuo nome e quando gliel'ho chiesto mi ha detto che eri appena entrata nella prima fase di questa merda di malattia.E mi è mancato il fiato quando ho saputo che stava avanzando velocemente,troppo."la mia fronte premuta sulla sua permetteva ai nostri sguardi di incrociarsi senza un minimo di sforzo,i suoi occhi scuri offuscati e i miei vaganti dal pianto.
Mi asciuga le lacrime e lentamente fa scontare le nostre labbra in un bacio dolce.Un bacio di quelli che si scordano difficilmente,non ci eravamo mai baciati così.I baci erano sempre così incasinati che un po' ci assomigliavano mente questo era un bacio che voleva dire molto.Voleva dire "Non andare che ti tengo." e fin quando lui mi avesse tenuta non me ne sarei mai andata.
"Ora puoi dirmi che cosa ti è successo?"dico ridendo quando sento il suono proveniente dal suo petto quando mi stacco.
"Dopo averlo saputo sono uscito e sono andato in un bar.Ho bevuto un po' con un mio amico fino a quando un ragazzo viene e inizia a infastidirmi,dicendo io ti conosco sei quello che li ha battuti tutti ma dubito riuscirai a battere me.Allora io ho cercato di stare zitto,di non agitarmi e di non finire nei guai come al solito ma lui continuava e continuava fin quando poi non l'ho guardato in faccia.E indovina chi era? Il barista del bar del locale che quella sera ti aveva offerto il numero e ci stava provando con te.Appena mi sono alzato per andarmene mi ha tirato un pugno e da lì puoi immaginare com'è andata.Poi ho deciso di venire da te,mi mancavi."dice guardandosi le nocche,anche esse ferite.
"Guarda come ti sei ridotto,stupido.Comunque anche tu mi mancavi."mi stringe a sé e mi da un bacio sui capelli.
"Dovevi vedere come ho conciato lui,se lo meritava."ridiamo insieme
"fatto sta che comunque ti curerò le ferite" ridiamo ancora per il mio tono autoritario e improvvisamente sentiamo suonare di nuovo,certa che questa volta sia il mio cibo messicano.Vado ad aprire,pago il tipo e mi prendo il mio cibo,realizzando che ce ne sia abbastanza per entrambi.
Dio,ma quanto mangio?senza dubbio avrei mangiato tutto quello che c'era se non ci fosse stato Aron.

"Torni in Italia?"la voce fredda di Aron mi arriva dritta al le orecchie e mi fa fermare sul posto.
"Si, per dirlo ai miei.Non so quanto resterò,sai anche magari mi riprendo un po'." annuisce,arriccia le labbra e si alza.
"Beh allora io andrei."lo guardo confusa e sorpresa,non mi sarei aspettata una reazione del genere,sinceramente.
"no,hey,aspetta che succede?" lo fermo per il polso.Si gira verso di me e ancora una volta la sua enorme altezza troneggia sulla mia,gli arrivo a malapena alle spalle.
"Che c'è?Davvero?Vuoi andartene per non so quanto tempo e dovrei restare qui a farmi curare le ferite solo per poi piangermi addosso una volta che sarai partita?No,non ci sto."
dice facendo una faccia strana,sembrava così strano.
"Aron,non sarò via per tanto.Per dirlo ai miei,per svagare un po',magari tornare a casa mi aiuterebbe un po' a dimenticare non pensi.Starò via massiamo un 9 giorni."dico spazientita e alzando la voce.
"Non alzare la voce,sono calmo e non la sto alzando.Se te ne vai passi per egoista,cosa farò quando non ci sarai?Cioè potrei impazzire,io mi sento bene da quando so che stai con me,riesco a non pensare a tutta la merda che ho dentro e che mi porto appresso.Metti caso che te ne vai e poi decidi di rimanere e di non tornare mai più?Cosa farei io."
Dio,sembravano quelle coppie sposate che stavano avendo le solite litigate.
Mi viene da ridere al pensiero di me e Aron in un futuro.
"che ridi?"dice irritato,continuo a ridere per la sua faccia.Ma evidentemente non coglie la mia ironia e si gira sbuffando.
Lo fermo di nuovo.
"Non ti lascerei mai solo, non per qualcosa ma perché sono egoista e non posso starti lontana perché solo con te riesco a stare meglio di come sto."
Si gira,e mi sorride bleffardo.
"Hai appena ammesso di essere egoista."mi rinfaccia.
"non ho mai detto di non esserlo."dico con il suo stesso sorriso.
"Posso curarti le ferite ora?" dico dopo un po' che lo guardo.
Sbuffa ma dice subito dopo
"Come vuoi,tigre"rido al soprannome.

"Cazzo,brucia."si allontana di scatto dalla mia mano e trasforma il viso in una forma irritata.
"Scusa,non l'ho fatto apposta."li lascio un bacio a stampo per distrarlo e avvicino la mano alla ferita sul sopracciglio.Mi stringe i fianchi quando premo leggermente e mi avvicina ancora un po' a lui.
"okay ho finito,ora sei nuovo come una rossellina"dico dopo aver posato delicatamente i cerotti sul labbro e sul sopracciglio.
Alza lo sguardo e dopo un po' mi bacia.
Non era la prima volta che ci baciavamo,speravo vivamente non fosse l'ultima,e io a questa situazione potrei abituarmi,tipo,io che li curo le ferite e lui che mi bacia.
Eravamo seduti sul divano e avevamo appena finito di "guardare"un film,tra virgolette perché tra baci,carezze e io che mi ero addormentata diciamo che non l'avevo seguito proprio per bene.
"Beh allora il vado,davvero"mi lascia un ultimo bacio sulle labbra e si alza dal divano,infila le scarpe e si avvicina alla porta.Di scatto mi alzo.
"no,non andare.T-ti va di dormire qui?Sono sola e.."dico senza fiato.
Dio che stupida,dirà di sicuro di no,come ho potuto farlo.
"Se me lo chiedi con questa faccia,io come faccio a dire di no?"

From me to you,I hate everybodyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora