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È incredibile come da un momento all'altro le cose cambino.Il momento prima stai vivendo al meglio che puoi la tua vita e il momento dopo sei seduta fuori ad uno studio medico dopo aver scoperto di avere una malattia,quasi terminale.Il Parkinson.
Un caso raro,così mi aveva descritto il dottore,leggendo il fascicolo degli esami.Mi aveva spiegato che questa malattia sia presentava più che altro in persone anziane e che,alla mia età,era più che un caso raro.Che era una malattia pericolosa che non poteva essere fermata ma solo rallentata,che stavo per entrare nel 1º stadio,che sarebbe sempre andata a peggiorare,che si presentava il tremolio alle mani quando ero molto nervosa o molto tesa,che mi avrebbero aiutato dei controlli e delle pillole.
Le lacrime scendevano lente dai miei occhi e avevo improvvisamente voglia di dimenticare tutto,di svegliarmi e rendermi conto di essere finita in un incubo,non potevo meritarmi una cosa del genere.
Mi alzo dalla panchina e prende il primo autobus che passa,voglio andare al mare.
Ho letto una volta,su uno dei miei tanto amati libri,che il mare calma.Ed era vero,il mare era una delle poche cose che mi calmava.
Io,fortunatamente,potevo dire di essere nata al mare,i miei genitori già dai primi mesi di vita mi avevano portato a vedere il mare,mi avevano portato a conoscerlo,a impararlo e ad accettarlo in tutti i modi,in burrasca,calmo,in alta marea o in bassa marea.Mi ricordo una volta ero al mare con mia madre e mi disse che il mare era come noi,come noi persone che dovevamo essere accettate tutte in tutti modi,che dovevamo conoscere e farci conoscere per essere capiti,che noi persone dovevamo essere imparate,proprio come il mare.Io le risposi però che non tutti eravamo fantastici come il mare e lei mi rispose che era vero,che il mare aveva un fascino tutto suo ma che tutti,nella parte più profonda del nostro cuore,avevamo quel fascino.Mi disse anche che anche il mare aveva delle debolezze come noi,delle debolezze che avevano bisogno di essere scacciate via da un'onda,che quell'onda sarebbe stata una persona.Che quell'onda più di tutte le altre avrebbe dovuto capirci,supportarti,impararci e accettarci,con tutte le nostre debolezze e tutti le nostre burrasche.
Seduta sulla sabbia avevo finito le lacrime,i piedi erano bagnati da quelle piccole onde che arrivavano di tanto in tanto e in quell'istante pensai a quanto avrei voluto chiedere a mia mamma quando sarebbe arrivata per me quell'onda,se per me mai sarebbe arrivata.Pensai anche a quanto dolore avrei portato alle persone che mi avevano messo al mondo dicendoli di quella bestia che oramai faceva parte di me,a quanto dispiacere avrei dato quando glielo avrei detto con le lacrime agli occhi tramite un cellulare,distanti.Probabilmente gli avrei chiesto scusa perché tutto quello non se lo meritavano,avevano già perso troppo.
Poi pensai a Jane e a Ale a quelle cose che avrei dovuto dirli e che non gli ho mai detto,per mancanza di coraggio e per troppo orgoglio.
Poi pensai ad Aron,a quanto i giorni dopo quel bacio siano stati così leggeri rispetto agli altri,a quando lo avevo visto il giorno dopo guardarmi dall'altro lato del marciapiede con il casco in man,appoggiato alla moto.A quanto avrei voluto vivermelo,senza tutti quei pensieri,quei dubbi e questo dolore enorme che avevo dentro.
Scusatemi,scusatemi se sono un disastro,se vi sto do dando quest'altro dispiacere.
Scusatemi.

From me to you,I hate everybodyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora