Capitolo 22 ~Addio~

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Pov Kate:

Penso fosse notte quando mi svegliai in una stanza che non conoscevo.
Ero cosciente da un po' di tempo.
Vedevo Kol al mio fianco dormire, non volevo disturbarlo, dovevo elaborare tutto ciò che stava succedendo.
Non pensavo di rincontrarlo, soprattutto non in questo modo.
Sarò grata ai Mikaelson per avermi aiutata, su questo non c'è dubbio.
Ora manca solo Kol alla mia lista.
Cosa devo fare?
Come mi devo comportare?
Non ebbi il tempo di pensare che sentii al mio fianco Kol svegliarsi.
Quando vide che ero sveglia sgranó leggermente gli occhi.
"Kate, sei sveglia."- disse sussurrando.
"Si, da un po'"
Il silenzio che piombó nella stanza era abbastanza imbarazzante poiché nessuno sapeva che dire.

"Come stai."- mi chiese cauto.
"Come dovrei stare?"-chiesi ironica
"Da quanto tempo sei in città."- disse cambiando il discorso.
"Non da molto."- risposi vaga.
"Come..come è possibile che tu sia qui?"- chiese stranito.
"Volevi forse che morissi?"
"No no- rispose alzando la voce- è solo che, dopo tutto.. si hai capito, non pensavo di rivederti... nessuno pensava di rivederti."- mi disse chinando la testa.

"Sai, mi sei mancata."- disse all'improvviso.
Anche se all'esterno mi mostravo indifferente, dentro stavo scoppiando.
Non posso non ammettere che non mi sia mancato, perché direi una bugia e farei solo del male a me stessa, ma avendone passate tante, troppe, in questo caso metto sempre prima l'orgoglio.
Voglio pensare un po' di più a me stessa.
Non voglio essere ferita ancora.
"Non mi sembrava dall'ultima volta che ci siamo visti."- risposi leggermente arrabbiata.
"Io non volevo Kate- iniziò guardandomi attentamente negli occhi- non sai per quanti giorni sono stato male per quello che ti ho fatto. Ogni giorno mi sentivo sempre più male, la mia anima non mi dava pace- si alzò e iniziò a girare per la stanza- e questo non andava bene. Io non ho mai avuto pietà per nessuno, ma con te è stato diverso."
"Perché? Cosa avevo io di diverso dagli altri."- dissi alzandomi leggermente dal letto.
"Tu mi capivi e, inconsciamente, mi hai aiutato come nessuno ha mai fatto."- rispose semplicemente guardandomi.
Io l'ho aiutato?
Se a stento aiutavo me stessa, come ho potuto aiutare lui?

Pov Kol:

"Forse non te ne sei mai resa conto, ma eri l'unica che mi capiva. La mia famiglia a quei tempi non mi considerava molto, eri l'unica persona che potevo definire amica."- le dissi guardandola negli occhi.
La vedevo.
Non era la stessa Kate.
Lei era più solare, più spensierata.
Lei, invece, è triste, sembra quasi spenta, stanca della vita... una sensazione che ho sentito per tanti anni, fino ad oggi.
"L'unica cosa che ho fatto è stata parlare con te, non ho fatto niente di che."
"Ed è proprio questo Kate, tu mi hai parlato, chiacchieravamo insieme, nessuno voleva mai stare con me, ero per tutti "lo psicopatico".- finii mimando le ultime parole.
"Io non ho mai pensato fossi uno psicopatico-mi rispose sussurrando- ti ho sempre considerato una persona di buona compagnia e che sapeva ascoltare, anche se non lo facevi vedere. Dopo un po' ho capito che ormai ti consideravo un mio amico, e questo era strano, difficilmente una persona mi sembrava simpatica e riusciva a conquistarsi la mi fiducia, tu l'avevi fatto e poi l'hai distrutta."
Tutta colpa mia.
Per questo era così.
Avevo spento la sua possibilità di essere una persona fiduciosa trasformandola in una diffidente con tutti.
Non riuscivo a rispondere e nemmeno a guardarla negli occhi.
Era troppo per me.
Non solo avevo deluso la mia famiglia, ma anche lei.

"Ti perdonerei tutto Kol, qualsiasi cosa, anche quando mi hai uccisa, non sei il primo che sbaglia nella vita- a quelle parole incrociai il suo sguardo posato attentamente sul mio- ma non potrò mai perdonarti il fatto che tu non abbia mai avuto un minimo di rimorso per quello che mi hai fatto."
Non era vero, non era assolutamente vero.
"Non è vero Kate, non sai quante volte mi sono pentito per quello che ti ho fatto."- dissi quasi con le lacrime agli occhi.
"Tanti anni fa trovai te e la tua famiglia, eravate in viaggio, e lì ti vidi Kol. In un bar, tutto sorridente e felice come non lo eri mai stato. Stavi festeggiando a non so che e stavi bevendo del sangue dal collo di una ragazza. Tu la conoscevi Kol, tempo fa ne parlammo, era Joseline, la mia amica. Ormai il suo cuore non batteva più ed è proprio lì che mi hai distrutto. Perché mentre io morivo dentro tu eri felice, contento. Sapevi lei chi fosse e non ti è importato minimamente di ucciderla, anzi, ucciderci. Non era passato tanto dalla mia morte e tu ti comportavi come se non fosse successo niente. E meno male che mi consideravi importante."
Ero stravolto, ma non potevo negare che non fosse vero.
Era il periodo in cui avevo spento la mia umanità.
Non mi importava di chi incontrassi nel mio cammino, se volevo ucciderlo, lo uccidevo.
Solo quando riaccesi la mia umanità mi resi conto di aver fatto il più grande sbaglio della mia vita, uno dei tanti.
Di Joseline lo seppi più tardi, quando vidi la famiglia addolorata, non sapevo cosa fosse successo.
Ed è stato Klaus a raccontarmi tutto e farmi rendere conto di ciò che avevo fatto e a chi.

The Misterious Girl // Kol Mikaelson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora