70. UN NUOVO FRATELLO

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DANIEL
Son passati solamente cinque giorni dall'inizio del nuovo anno, ma a me sembrano essere passati mesi. Avrei voluto tanto festeggiare serenamente assieme alla mia ragazza e ai miei amici, e invece mi sono ritrovato in un incubo dal quale non so quanto tempo ci vorrà prima di uscirne.
L'infermiera di turno mi ha informato delle dimissioni di Marta. Dovrei essere felice per questo, ma in realtà non lo sono perché io invece rimarrò qui ancora per un po' e non so se riuscirò a superare questo terribile momento senza di lei. So che verrà a trovarmi, ma domani ricomincerà la scuola e sarà impegnata con lo studio, quindi non potrà dedicarmi molto tempo. Oltretutto ha già saltato moltissime lezioni nel primo quadrimestre a causa dell'incidente che ha avuto, quindi non posso permettere che rimanga indietro nuovamente a causa mia.
Son passati due giorni da quando io e mia madre abbiamo scoperto la cruda verità sul passato di Edoardo, e ne siamo ancora molto scossi entrambi. Mia madre non parla, è sempre assorta nei suoi pensieri e il suo sguardo sembra morto, come fosse un vegetale. Io invece mi sento una donna con il ciclo e alterno momenti in cui non voglio vedere nessuno, nemmeno Marta, a momenti in cui mi sento perso senza di lei.
In questi giorni l'ho respinta spesso, anche se non avrei mai voluto farla soffrire, ma avevo bisogno si sbollire la notizia rimanendo solo. Lei, nonostante il mio caratteraccio, non si è mai lamentata. Anzi, ha cercato di aiutaci indirettamente passando molte ore a giocare con Nora, mentre Riccardo cercava di sostenere moralmente e psicologicamente mia madre. Spero che nonostante la terribile situazione, passare del tempo con lei l'abbia fatta distrarre dai problemi. I bambini hanno il potere di farci sorridere, non so come sia possibile ma è così. Quelle volte che ero triste o arrabbiato mi ritrovoavo spesso a giocare in camera con lei alle Barbie. Inizialmente mi sentivo stupido e anche a disagio, ma poi con il passare dei minuti, mi immergevo completamente nel suo mondo e le preoccupazioni svanivano, anche se momentaneamente. Se Nora è riuscita a fare questo effetto a me, che sono un maschio, spero e penso che sia riuscita a utilizzare questi suoi poteri anche su Marta.

Sto fissando il vuoto da ore e non faccio altro che ripensare alle parole di quello stronzo di mio padre. Il nervoso sta per prendere il sopravvento quando improvvisamente sento bussare alla porta. È Marta che, dopo aver chiesto il permesso, entra cautamente senza fare troppo rumore. Non indossa più quell'orribile vestaglia bianca, ma dei jeans attillati che le mettono in risalto il fondoschiena e una maglia nera. È bellissima. Non mi aspettavo di vederla vestita così, ma potevo immaginarmelo dato che ero già stato avvisato che oggi sarebbe stata dimessa.
«Quindi te ne vai» dico freddamente.
«Non ho più motivi per continuare a rimanere ricoverata, per fortuna sto bene e la testa non mi fa più male.»
«Bene, sono contento per te.»
Il mio sguardo è cattivo, quasi come se mi desse fastidio che lei stia bene. Sono scosso e ancora arrabbiato per la scoperta che ho fatto, ma questo mio atteggiamento è veramente da stronzo. Non è di certo colpa sua se mio padre ha fatto scelte azzardate, quindi devo smetterla di trattarla così e cercare di mantenere la calma.
«Ti verrò a trovare tutti i giorni, e ti farò compagnia» mi sorrido, probabilmente sperando di farmi cambiare umore.
La fisso negli occhi e, come per magia, il suo sorriso mi incanta e mi fa tornare di buon umore. Allungo le braccia come per chiederle di avvicinarsi a me, e così fa. Mi abbraccia come fossi un bambino, mi stringe forte a sé ed io poggio il viso sul suo petto. Nonostante abbia poche forze, la forza che metto nelle braccia per stringerla a me è forte, ma ne ho bisogno perché voglio sentirla mia. Sono così esausto, non mi sono mai sentito così impotente. Ad un certo punto inizio a piangere e nel mentre tremo. Sto singhiozzando come un idiota per colpa di una persona che non meriterebbe neanche una lacrima da me, e non riesco a scollarmi da lei. Percependo la mia tristezza inizia ad accarezzarmi dolcemente i capelli e la schiena mentre appoggia la sua guancia sulla mia testa. Rimaniamo così per qualche istante fino a quando mi allontana dolcemente da lei e, proprio come solitamante faccio io quando a piangere è lei, gli accarezzo il viso per asciugarmi le lacrime. La differenza è che io le copro tutto il viso, lei invece ha e mani talmente piccole che riesce a coprire solo la guancia.

GREEN EYES. A new start. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora