64. RIPERCORRENDO L'ACCADUTO

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MARTA
«Ero in fila con Alessia per entrare al bagno. Laura invece era già riuscita ad entrare. Ad Alessia si stava levando il rossetto, così si è avvicinata allo specchio per rimetterselo. Io ero là, dietro di lei, ma poi in un secondo mi sono ritrovata tra due ragazzi: quello alla mia sinistra era il ragazzo che fu arrestato mesi fa per spaccio in Stretta Bagnera, e so con certezza che è lui perché mi era stata mostrata una foto in questura qualche giorno dopo il suo arresto. Era molto aggressivo con me, mi teneva fortissimo per il braccio quasi da farmi male, e mi ha mostrato di nascosto una pistola che teneva nei pantaloni, come per farmi capire che, in caso di necessità, non avrebbe esitato ad usarla. Il ragazzo alla mia destra invece aveva uno sguardo diverso. Non so come spiegarlo, ma non mi sembrava che avesse cattive intenzioni, o per lo meno non con me. Però nonostante ciò avevo paura di lui, perché sul collo aveva lo stesso identico tatuaggio nero che aveva anche uno dei due ignoti che qualche mese fa tentarono di fare irruzione a casa mia.»
«Pensa sia la stessa persona?» mi interrompe il carabiniere più giovane.
«Penso proprio di si.»
«Vada avanti» dice annuendo, mentre continua a prendere appunti.
Sospiro, e poi riprendo.
«Così li ho seguiti senza controbatterli fuori dalla discoteca. Abbiamo girato l'angolo e poi - mi interrompo a causa del nascente pianto. Cerco di farmi forza e proseguo - mi hanno messa con le spalle al muro per ...» mi interrompo nuovamente, facendo intendere perfettamente ciò che stavo per dire. Mia madre scoppia in un pianto disperato e incomincia a mangiarsi le unghie delle mani, mentre mio padre guarda fuori dalla finestra a braccia conserte senza dire una parola.
Il medico mi pone un fazzoletto tra le mani e poi i due carabinieri mi chiedono di continuare il racconto.
«Poi è arrivato Daniel urlando ad entrambi di togliermi le mani di dosso, e subito dopo ha scaraventato a terra il ragazzo col tatuaggio al collo. Ma ovviamente erano due contro uno, e l'altro ragazzo non ha esitato a colpirlo violentemente per due volte allo stomaco e poi anche al viso. Daniel è caduto a terra, ma subito dopo si è rialzato, quasi come non provasse più dolore, ma tutto questo solamente perché mi stavano trascinando verso un furgone per portarmi via e lui voleva fermali. Così si è lanciato su di me per fermarli ed io sono caduta. Quando poi mi sono alzata, mi ha urlato di andarmene e ha iniziato a prendere a pugni l'altro ragazzo (non quello con il tatuaggio) come fosse un sacco da boxe. È stato in questo momento che è incominciato l'incubo: il ragazzo con il tatuaggio gli ha puntato una pistola alla testa minacciandolo di lasciar stare il suo amico. Daniel ha ubbidito immediatamente e, dopo aver messo le mani in vista, ha iniziato ad indietreggiare pregandolo di non sparare. Ma lui non ci vedeva più dalla rabbia, continuava ad agitare la pistola come un pazzo accusandolo di aver ferito l'amico. Io ero spaventata, Ivan aveva chiamato i carabinieri da tempo ormai, ma di loro ancora nessuna traccia. I secondi sembravano interminabili, ed io non ho più ragionato. Mi sono avvicinata a Daniel senza pensare e ho pregato il ragazzo di mettere via la pistola. Daniel continuava a dirmi di andarmene ma io non lo ascoltavo, non volevo lasciarlo da solo perché era in quella situazione a causa mia e mi sentivo responsabile. A questo punto da dietro il furgone è apparso Luigi, il ragazzo che ci sta perseguitando da mesi. Ha iniziato a parlare divertito a Daniel, come se si stesse divertendo, dicendo che non avrebbe mai voluto che si fosse arrivato a tanto ma che Daniel era sempre in mezzo "ai suoi affari" - dico disegnando le virgolette con le dita. - Ma tutto questo non è vero! Se Daniel si trovava sempre all'interno dei suoi problemi era solo perché era proprio Luigi ad entrare nella vita di Daniel in maniera continua e fastidiosa. E tutto questo perché? Perché è geloso che Daniel sia il migliore amico dell'ex di Paolo. Daniel gli ha spiegato tutto ciò che pensava a riguardo di questa vecchia storia cercando di convincerlo che erano tutte menzogne e che si stesse sbagliando, ma Luigi non lo ascoltava e, infuriato, ha caricato il grilletto ricordandogli ciò che gli disse mesi fa in discoteca: Pagherai per questo. Ti avevo avvertito Daniel, quella sera in discoteca era solo l'inizio. Lo avevo promesso a me stesso, ed io mantengo sempre le promesse. Addio - dico citando le sue parole. - Poi mi ha mirata e ha premuto il grilletto, proprio allo scattare della mezzanotte. Io sono caduta, ed è stato in quel momento che ho sbattuto violentemente la testa. Non ho realizzato subito cosa stesse succedendo. Quando ho aperto gli occhi ho visto molte persone avvicinarsi a me, altre ancora urlavano, ma io ero confusa. Poi però mi sono voltata e ho visto il corpo di Daniel disteso a terra immerso nel sangue. Solo allora ho realizzato che io ero salva solo grazie a lui. Il mio ragazzo mi ha fatto da scudo umano! Quale persona avrebbe sacrificato la propria vita per una ragazza che conosce da pochi mesi? Secondo me nessuna. Eppure lui lo ha fatto... .
Sono corsa da lui e piangevo disperata. Non sapevo cosa fare. Cercavo di parlargli per tenerlo sveglio fino all'arrivo dell'ambulanza, ma lui stava perdendo sempre di più le forze, lo percepivo dal suo sguardo. Pregavo che i soccorsi arrivassero al più presto. In realtà sono stati velocissimi, ma al momento mi sembra che stessero passando delle ore interminabili. Poi ad un tratto Daniel mi ha guardata. Mi sorrideva e mi ha accarezzato il viso e mi ha detto Ti amo. Poi ha chiuso gli occhi e non gli ho più parlato.»
Una lacrima mi graffia il viso. Fisso il vuoto ripensando a quella scena, e nel mentre proseguo.
«Quando i paramedici lo hanno portato sull'ambulanza sono salita assieme a loro. L'ho preso per mano e lo pregavo di svegliarsi, ma invano. Speravo mi sentisse, e che per farmi felice lo avrebbe fatto. Poi, però, il buio. Non so cosa sia successo dopo, non ricordo più niente. Devo essere svenuta per la botta, per lo spavento, non lo so. Sta di fatto che mi sono risvegliata qui in ospedale, e non l'ho più visto.»

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