74. FESTA A SORPRESA

26 5 0
                                    

DANIEL
Son passati quasi venticinque giorni da quando sono stato operato, e oggi finalmente è l'ora del verdetto finale. Ieri ho fatto le ultime analisi ed oggi dovrebbero riferirmi i risultati. Ammetto di avere un po' d'ansia, dopotutto non me la sono passata bene. Ho ancora un po' di dolore allo stomaco a causa della cicatrice, ma in compenso riesco a camminare meglio. Ogni tanto sento la necessità di sedermi per riposare, ma dopotutto penso sia normale.
Qualche giorno fa James mi disse che la durata della ripresa è variabile, ordinariamente dura circa dieci giorni, quindi il fatto di essere stato ricoverato oltre il doppio previsto mi fa capire sia la gravità della situazione sia quanto, nonostante ciò, io sia stato fortunato. La situazione era gravissima, ma per fortuna tutto è andato per il meglio, e anche grazie alla donazione di mio padre ... odio ammetterlo ma è così. Senza di lui sarei stato messo in lista di attesa e chissà dopo quanto sarebbe stato trovato un rene per me. Invece, grazie a lui, è stato risolto tutto fin da subito, e di questo gliene sarò sempre grato. Ma allo stesso tempo non riesco a perdonarlo, e lo odio per quello che ci ha fatto. La mia rabbia è così forte che ... mi viene da pensare che io stia reagendo in questo modo perché gli voglio ancora bene, dopotutto.

Sono le tre di pomeriggio. Stavo ascoltando la musica dal mio iPod quando sento bussare alla porta. È James.
«È permesso?» chiede, per poi entrare e chiedermi come mi sentissi.
«Meglio. Stamattina ho fatto un po' di palestra col fisioterapista di turno. Devo rimettermi in forma, mi sta spuntando la pancia» dico alzandomi la maglietta.
«Magari avessi io la tua pancia» afferma ridendo afferrandosi la sua tra le mani.
James è alto e snello, ma nonostante ciò devo ammettere che un po' di buzza la ha.
«Hai qualcosa da comunicarmi?» chiedo ridendo per cambiare argomento.
«Beh, in effetti si. Ho una bella notizia per te: oggi sarai dimesso!»
«Oh finalmente!» mi alzo di scatto ridendo per abbracciarlo.
James ricambia con affetto, dandomi una pacca sulla spalla.
«Ovviamente ci saranno delle cose che per un po' non potrai fare, per esempio educazione fisica a scuola. Sono inoltre sconsigliati movimenti bruschi e sforzi eccessivi, all'interno dei quali rientrano gli esercizi di pesistica in palestra - dice alludendo alla pancia. - Dovrai, inoltre, seguire una dieta per due o tre mesi circa e dovrai tornare una volta al mese qui in ospedale per delle visite di controllo. Dovrebbe essere tutto, ci sono domande?»
«No, piuttosto vorrei ringraziarti. Non sei stato solo il mio fisioterapista, ma anche un amico. Sei stato accanto a Marta quando era ricoverata e hai fatto lo stesso per me in questo mese. Ti ringrazio davvero.»
«Non farmi piangere!» afferma ridendo con gli occhi lucidi, per poi abbracciarmi.
«Non voglio più rivedervi! O per lo meno qua dentro» afferma scoppiando in una risata.

Dopo essermi vestito, finalmente lascio definitivamente questa stanza dalle pareti bianche per tornare a casa. Non vedevo l'ora arrivasse questo momento. Uscendo, vedo in corridoio mia madre, Nora e Riccardo che mi stavano aspettando.
«Fratellone, finalmente torni a casa!» urla la mia sorellina correndomi incontro.
«Ti sono mancato?» chiedo, pur sapendo la risposta.
«Si, molto» risponde. Come immaginavo.
Le sorrido e le accarezzo il viso dolcemente. Quanto la amo.
«Dammi, la porto io» dice Roberto, prendendomi dalle mani il borsone dei vestiti. Lo ringrazio e poi, dopo essermi fatto soffocare dagli abbracci appiccicosi di mia madre, ci dirigiamo verso la macchina.

Una volta aver parcheggiato l'auto nel viale, scendo e respiro l'aria di casa mia. Non mi è mai mancata così tanto. Mia madre si avvicina e posa una mano sul fianco, muovendola su e giù per accarezzarmi. Le sorrido, senza dirle nulla, e mi incammino mano nella mano a mia sorella verso la porta d'ingresso. Infilo la chiave, giro, apro la porta e, dopo aver acceso le luci, vengo colto di soprassalto da Marta e da tutti i miei amici che urlano "Ben tornato a casa!". Vederli tutti qui, per me, mi riempie il cuore di gioia. Non ho mai amato le feste a sorpresa, ma devo ammettere che riceverne una è molto emozionante. Anche per il mio diciottesimo compleanno ne avevano organizzata una, ma quella me la aspettavo, mentre adesso ... sono felice.
Mi guardo intorno e ci sono proprio tutti: Marta è davanti a tutti gli altri, indossa un vestitino corto - troppo corto - turchese, e i capelli sono raccolti in una coda di cavallo. È davvero bellissima, e la amo così tanto che finalmente la mia vita ha ripreso ad avere senso. Accanto a lei c'è Mirco, che indossa una delle sue solite camice con decorazioni assurde! E ancora Laura, Luca, Alessandro, Alberto, Sergio, Kevin, Gioele, Michele, tutti i miei compagni di classe e anche Giacinta e Oreste. Ci sono proprio tutti, e sono qui per me.
«Io ... non so davvero cosa dire. Grazie di essere qui!»
Tutti si avvicinano ad abbracciarmi, e nel mentre Nora non si scolla dalla mia gamba. Devo essergli mancato molto, e chissà quanto era spaventata nel vedermi in quel letto di ospedale per così tanto tempo.
Mia madre attira l'attenzione dando il via al banchetto. Tutti si precipitano in sala attorno al tavolo della sala, colmo di cibo di qualunque tipo come fosse una cena reale, ed io rimango per qualche istante con Laura - e Nora.
«Sono contenta che stai meglio» mi dice, imbarazzata.
«Allora non mi odi poi così tanto da sperare la mia morte!» dico scherzando, riuscendo le a strappare un sorriso.
«Daniel, forse abbiamo iniziato con il piede sbagliato. Adesso so quanto tu tenga a Marta. Quindi scusami per come mi sono comportata in passato con te, ti ho sottovalutato. Lasciamoci alle spalle il passato e ricominciamo dall'inizio, che ne dici?» mi chiede, ponendomi la sua mano destra in attesa di una mia stretta. La osservo per qualche secondo. Ammetto che mi è stata sempre sulle palle, ma apprezzo questo suo gesto. Così le stringo la mano, senza dire nulla. Dopo aver dato tregua a questo odio, mi avvicino a Marta mentre continuo ad osservarla nella sua bellezza. È così sexy che me lo fa venire duro alla sola vista, ma devo tenermi a bada considerando la situazione in cui mi trovo, e soprattutto avendo mia sorella avvinghiata alla gamba, che arriva giusta giusta lì!
«Sei stata tu ad organizzare tutto, non è vero?» chiedo a Marta sorridendole.
«Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere, e Nora mi ha aiutata ad allestire la casa» dice sorridendo alla piccola principessa al mio fianco.
«I palloncini ad elio sono stata una mia idea!» afferma alzando il braccio destro e cominciando a saltellare felice.
«Infatti sono molto belli» le dico accarezzandole i lunghi capelli, e lei sorride.
Le chiedo di andare da Giacinta ed Oreste per aiutarli che sono anziani, e così fa. In realtà era solo la prima scusa che mi è venuta in mente per stare un po' da solo con la mia ragazza.
«Finalmente soli» dico.
«Finalmente a casa» controbatte sorridente, e poi mi abbraccia.
La stringo in vita affondando il viso tra i capelli raccolti. Profumano di vaniglia, ma il mio olfatto viene immediatamente distratto dalla sua vita più stretta del solito, anche più del giorno del mio risveglio in ospedale. Me ne ero accorto subito che era dimagrita, e ora ancora più di prima.
«Marta, ma stai mangiando?» chiedo spaventato.
«Si, tranquillo. Ora andiamo dagli altri» mi dice sorridendo per poi voltarsi e raggiungere gli altri al tavolo, ma la afferro per un braccio e la blocco.
«Marta, dimmi la verità. È la seconda volta che lo noto. Perché non mangi?»
Mi fissa negli occhi, e mi accorgo che iniziano a diventargli lucidi.
«Ehi, che succede?» le accarezzo le guance prendendo il viso tra le mani. La stringo forte a me e le sussurro che ne avremmo parlato in un altro momento, magari da soli. Lei mi sorride e, dopo aver respirato a fondo per tornare ad un colorito normale, mi prende per mano e ci dirigiamo al tavolo a mangiare.

Il pomeriggio prosegue per il meglio, non mi sono mai sentito così felice. Tra balli, canti e barzellette, il tempo sembra volare. Kevin si è innamorato delle pizzette di mia nonna, ma non avevo alcun dubbio a riguardo considerando che va pazzo per la pizza, e Giacinta fa il miglior impasto della città.
Oreste invece è completamente perso di Marta. Come biasimarlo? È una ragazza speciale. Ha passato gran parte del pomeriggio a raccontarle della sua infanzia e del suo fidanzamento con la moglie, per non parlare degli aneddoti di quando ero piccolo.
«Una sera organizziamo una bella cena a casa nostra e ti mostro le foto di Daniel quando era ancora un nanetto» le dice, accarezzandole una mano con tenerezza.
«Non quelle dove sono nudo!» affermo ridendo.
«Soprattutto quelle invece! Eri un bambino in carne e quando facevi il bagnato eri spettacolare ... un piccolo e bellissimo ippopotamo!» ribatte mio nonno, e scoppiamo tutti e tre in una risata.
«Tienitelo stretto cara, è un ragazzo davvero speciale» dice, riempiendomi di felicità.
«Lo so» sorride, e poi mi abbraccia.

GREEN EYES. A new start. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora