Capitolo 1:College

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f.p.
Finn Wolfhard, lei è stato ammesso.

era la frase che mi sollevava da quella situazione di merda in cui mi trovavo. Mia madre ha divorziato da mio padre perchè mio padre la tradiva. non so se ha fatto bene o male, fatto sta che io sono costretto a rimanere con mia madre. tra mia madre e mio padre, preferisco papà. anche lui, essendo un uomo, capisce le mie esigenze, come avere una ragazza, magari farmi una scopata senza alcun problema in giro. mia madre è una donna fin troppo semplice e tanto, ma tanto protettiva nei miei confronti. ora che mio padre se ne è andato si è addolcita un po', ma continuo a non sopportarla. al mattino mi sveglia alle sei da circa un mese, cercando di farmi abituare al college, ma non ha capito che pur se cambio città e andiamo a LA io ho fatto già due anni di college. Un po' sono contento di andarmene. nel mio nuovo college non farò l'emarginato e nessuno mi prenderà in giro per il mio corpo estremamente secco. guardavo la lettera di ammissione per rileggere la stessa frase più volte, solo per essere sicuro di aver letto correttamente.

avevo una cosa interessante da dire a mia madre adesso. ero stato ammesso e finalmente ho avuto una soddisfazione che sia completamente frutto del mio duro lavoro, della mia tesina e della mia esposizione da dio davanti la commissione. mia madre passa molto tempo in cucina, cercando di cucinare qualcosa di abbastanza decente, ma non ci riesce. mio padre cucinava, da quando non c'è più, mangio sei giorni su sette da asporto, il settimo giorno vado a vomito fulminante per ciò che mangio.
"mamma mi hanno ammesso. appena in tempo per finire di preparare le valigie. c'è scritto che le lezioni iniziano tra una settimana, la divisa è di là nel pacco...inizio a metterla in valigia"
"certo amore di mamma, dopo vieni qui, ho preparato il polpettone."
"uhm, no mamma non posso. esco con Chosen."
"ah, va bene. divertiti figliolo, a dopo."

prima di uscire, sali in camera e guardai la divisa. era una giacca nera, cravatta rossa, camicia bianca e pantaloni neri. sotto c'era un paio di scarpe del mio numero. non so, ma ne avrei dovute avere altre di riserva. 
Appena la vidi mi venne un colpo pensando che a breve avrei avuto un nuovo compagno di stanza. mi aspetto solo che sia gentile per una volta.
credo che potrei anche mangiare quel polpettone, fare felice mia madre, poichè a breve per nove mesi l'avrei lasciata da sola, ma sentendo l'odore acre che veniva dalla cucina, ci ripensai. infilai la giacca e il resto nella mia valigia, attento a non sgualcirla, e corsi giù. presi la mia giacca a vento e uscì salutando mia madre.

"chosen, come va amico?"
"abbastanza bene dai. sai, ieri alla fine sono uscito con quella gnocca di Tinder."
"wow, e allora?"
"me la sono scopata."
"bravo fratello" dissi schiacciando il cinque sulla mano di chosen. 
"beh, io devo andare"
"ma sono appena arrivato"
"si Finn, scusami...non posso rimanere. Buon viaggio comunque"
"ah, grazie. ciao chosen" 
ho sempre saputo che un po' mi odiava, ma non credo che quando parte un amico hai già altri impegni. la cosa peggiore di chosen è che si fa una ragazza diversa ogni mese, tutte provenienti da quel sito...tinder. per un periodo l'ho avuto anche io, ma ero disgustato dal fatto che le ragazze mi mandassero le foto dei loro seni e delle loro passere nemmeno dopo due minuti di conversazione. era rivoltante. 

non tornai a casa, mi feci una passeggiata in compagnia delle mie Airpods. erano l'unica cosa che in quel momento mi faceva rilassare dai vari pensieri che avevo per la testa. capitai vicino ad una ragazza con un seno prorompente che mi guardava ogni tanto, sbirciando il cavallo dei miei pantaloni, per niente alzato. non mi eccitava per niente la vista di fianco a me, così me ne andai. lei provò addirittura a fermarmi per chiedermi il numero, ma usai la scusa che userebbero tutti per uscire da una situazione del genere. 
"scusa, sono fidanzato"
il problema è quando becchi la ragazza che vuole solo fare sesso, senza sentimento. è lì il guaio. 
"sono fidanzato con un ragazzo, chiaro?"
era per togliermela davanti. non so chi sia il mio tipo di ragazza sinceramente, non ne ho mai avuta una. beh, avendo 18 anni, alto e magro, senza un filo di muscolo, non piaccio a molte ragazze.

tornai a casa stanco e con i piedi che mi dolevano.
"amore, hai anche cenato?" guardai l'orario: le 22. non avevo cenato, ma non volevo nemmeno gli avanzi.
"si mamma, ma credo che prenderò un po' di gelato, non so ho voglia di gelato."
Presi l'intera vaschetta e un cucchiaio, andai in camera e guardai la valigia. il giorno dopo saremmo partiti.

"muoviti mamma, o faremo tardi"
"certo tesoro"
mia madre aveva avuto la brillante idea di partire lo stesso giorno in cui sarebbe iniziata la scuola, anche se LA distava solo due ore da dove abitavamo noi.

arrivati a casa nuova, realizzai di essere a LA guardando dalla mia finestra: il panorama più bello del mondo.

mi infilai velocemente la divisa e corsi da mamma, per poi correre in macchina con la mia valigia per il college. Quel bel panorama che sporgeva dalla mia finestra lo potrò vedere solo d'estate.

"ciao mamma, ti verrò a trovare, promesso" le dissi, consapevole che avrei per forza dovuto, se no avrebbe avuto una crisi di nervi, o peggio, sarebbe venuta lei a scuola.
"certo, lo so, ora vai amore mio"
"ciao mamma" le diedi un bacio sulla guancia e lei andò via con la macchina

feci un entrata trionfale se si può dire così. C'era un gruppo di ragazzi sicuramente dell'ultimo anno, che mi guardarono dall'alto verso il basso. delle ragazze mi guardarono schifate, mentre attraversavo il corridoio.

"salve, sono il nuovo arrivato."
"abbiamo circa 20 persona nuove, mi dica"
"scusatemi, sono Wolfhard."
"signor Finn, giusto?"
"si sono io."
"bene, stanza 350, terzo piano."
"grazie."
"queste sono le chiavi sue e del suo compagno che è già arrivato. sicuramente la aspetta con ansia. Il nome del suo compagno è Jack Dylan Grazer. vi prego di chiedergli il nome appena entrate e lo vedete. Le lezioni inizieranno esattamente fra 24 ore, quindi si sbrighi a mettere a posto tutto."
"va bene grazie signora della segreteria"
"mi chiamo Michelle ragazzo."
non la ascoltai, pensai solo ad andare nella mia stanza. La 350, terzo piano.
appena si arrivava al piano, c'era un enorme finestra, che faceva entrare la luce del sole. poco più a lato, la 350, la mia stanza.
con le chiavi ed in modo frenetico, aprì la porta.

"che maniere, Wolfhard"
"bel abbinamento nero, Grazer."
"grazie mille."
"piacere, Finn"
"jack, il piacere è mio"
"oggi che si fa?"
"Finn, prenditi lo spazio dell'armadio che ti serve. riponi le cose dove devono andare e poi vediamo. "
"va bene"
si, mi sta molto simpatico.

𝓲𝓵 𝓬𝓸𝓶𝓹𝓪𝓰𝓷𝓸 𝓭𝓲 𝓼𝓽𝓪𝓷𝔃𝓪Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora