Capitolo 16:lacrime

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f.p.
Jack e Noah avevano vomitato l'ira di Dio e in quel bagno non ci si poteva entrare per la puzza.
io a stomaco ancora vuoto, presi ad avere i conati, così decisi di scendere al bar in compagnia degli altri due per prendermi un cornetto.
Jack sembrava abbastanza normale, al contrario di Noah che sembrava assai pensieroso.
Quello metteva in soggezione perfino il mio subconscio, che mi chiedeva gentilmente di andargli a parlare.
Ma decisi di non farlo e stare nel mezzo tra i due. Arrivammo al bar e vi sedemmo aspettando la colazione appena ordinata.
Noah era sempre più strano. Si tratteneva le parole, balbettava...che si ricordasse della sera prima? in fondo Jack lo avrebbe saputo comunque...quindi perché non parlarne?

"beh ragazzi, che ora avete fatto ieri sera?"
"le tre" ovviamente rispose Jack.
"cazzo, io sono andato a letto a mezzanotte"
"lo so. Comunque io sono abbastanza sicuro di averti visto baciare una ragazza ieri sera noah"
"si...m-ma erano le due..."
"non ti ricordi nemmeno chi è. vero?"
"esatto. m-mi ricordo davvero poco direi"
"va beh, non ricordi nemmeno di aver tentato di baciarmi noah?"

Glielo chiesi in modo gentile, senza agitazione, ma in realtà ero molto agitato. temevo la sua risposta come temevo la cintura di mia madre quando avevo sei anni.

"credimi, non mi ricordo niente. ricordo fino a quando siamo andati a bere al bar, e tu eri improvvisamente diventato una ragazza dai capelli lunghi e biondi..."
"HAAHAH" rise Jack "ti sei fatto drogare? io non ci posso credere!"
"ma io non so nemmeno come"

Mi salì un groppo in gola impressionante. C'era del positivo, ma vedere noah dirmi una cosa del genere...mi fece sprofondare in un mare di vergogna.

"okey chiaro, non ti ricordi nemmeno di aver fatto coming out?"
"si. quello me lo ricordo..."
"oddio sei gay anche tu?" aggiunse Jack.
"sono bisessuale."
"cioè ti piacciono le femmine e i maschi?"
"si..."

Che domanda stupida, ma un discorso parecchio interessante...

"credimi, se ho provato a baciarti era perché ti vedevo come una ragazza bionda, bella...scusami. non lo avrei mai fatto da sobrio"
"scuse accettate. mi fa piacere sapere che non ho perso il mio migliore amico."
"anche a me"

ci guardammo, e quegli occhi accompagnati da quel sorriso mi facevo pensare a quanto potesse essere bello al solo sguardo.
Ma sinceramente, il panorama di fronte a me non poteva essere paragonato al panorama di fianco a me.
Jack era l'unica cosa che poteva vagamente farmi emozionare.
Se il cuore batte per qualcuno, prima o poi scoppia.

Uscimmo dal bar dopo aver consumato la nostra tazza di latte e il cornetto alla crema.
Quale cosa migliore dell'andare a cercare la ragazsa che Noah la sera prima si era palesemente limonato almeno secondo Jack?
Jack aveva detto che dopo l'una aveva smesso di bere e che l'alcool dopo un po non gli fece più effetto, ed infatti fu li che si accorse del fatto che io non c'ero.
Lui voleva andare da Noah, ma non poteva, poiché si teneva occupato, così tornò in stanza e si mise vicino a me. al mattino si era ritrovato sul pavimento. Noah invece poiché era ubriaco e drogato, si è messo chissa per quale motivo sul letto di Jack.
insomma, tutto risolto...

la giornata prosegui alla grande, era tutto tornato alla normalità.
o almeno era quello che credevo.
Più o meno alle quattro del pomeriggio Noah ricevette una chiamata, diceva che era importante.
che dire, era corso in stanza con le mani sul volto.
io e Jack andammo da lui.
Piangeva, piangeva lacrime fatte di pura vergogna.
Ma poi parlando con lui, capi che quelle lacrime erano state trattenute per troppo tempo.
Dopo quasi un quarto d'ora di pianto a singhiozzo ininterroto, Noah decise di confessare ogni cosa.

"ora vi racconto la mia storia"

flashback
"papà sicuro di stare bene? hai un'aria strana"
"si certo. sto davvero benissimo"
"va bene papà"
fine flashback

"Mio padre era un assassino. "
"noah..."
"un giorno è uscito di casa, mi ha detto che andava a fare delle cose per il lavoro.
Lavorava in polizia.
Mi ha detto che si sarebbe dovuto trattenere fino a dopo cenave che quindi avrei potuto ordinare d'asporto. poi, da un giorno ad un altro, usciva molto più spesso, praticamente ogni pomeriggio. diceva sempre che era per lavoro, per un caso.
Ma in realtà il caso era lui.
Indagato per omicidio,verso una donna. quella donna era la mia vera madre.
Io sapevo che i miei veri genitori erano morti in un incidente con un autobus, ma a quanto pare, solo mia mamma era sopravvissuta. quando l'ho scoperto, mio padre mi disse che lui non aveva colpe e che non ne sapeva niente...ma quando hanno trovato l'arma del delitto l'ho visto.
Ho visto il coltello da cucina di mio padre, aveva un buco sotto,lo avevo fatto io perche avevo provato a vedere quanto poteva essere resistente,poiché di diceva che nessuno lo avrebbe distrutto.
Lo hanno arrestato stamattina perché mancavano altre prove, ma a quanto pare hanno trovato sull'arma del delitto solo le sue impronte. a me non mi permetteva di toccarlo, se non con i guanti doppi.
Hanno arrestato l'unica persona che c'era per me. "

Io e Jack eravamo rimasti zitti.
Non sapevamo che cosa dire di preciso...era quasi come se fosse una specie di giostra.
Le nostre tre vite avevano qualcosa che le rendeva legate.
Qualcosa che le faceva avvicinare.
Qualcosa che le rendeva orribili.
Invivibili.

Cosa avremmo dato per sapere qualcosa di più.

nonostante questo, Jack aveva un appuntamento con sua madre.
Alle sei.
Quando arrivò l'orario prestabilito scendemmo assieme a Jack aspettando con ansia la madre, che si diceva fosse bellissima.
Angela era il suo nome e quando la vidi, vidi quanto il suo nome fosse azzeccato al suo aspetto. sembrava un angelo e il carattere non era da meno.
Poi successe una cosa strana, ma soprattutto fu la reazione di Jack che mi sorprese parecchio.

"oh mio dio, Noah, come va?" disse la madre di Jaco accarezzandogli la guancia
"c-come fa a conoscermi?"
"beh...tua madre è mia sorella."
"mamma, che stai dicendo?" disse Jack.
"noah è tuo cugino. la madre non vi ha mai fatti incontrare"

Beh, stavolta almeno non era colpa sua,non lo sapeva...in realtà Jack era davvero molto confuso.

"mamma e perché non me lo hai mai detto prima?"
"perché la madre mi aveva detto di aspettare la sua morte, ma quando è morta, non ho più trovato noah..."
"perché sapeva che mia madre sarebbe morta?"
"perché era malata..."

La giornata di Noah aveva preso una piega da far schifo, io mi tenevo a distanza mentre la madre di Jack aveva le lacrime agli occhi.


𝓲𝓵 𝓬𝓸𝓶𝓹𝓪𝓰𝓷𝓸 𝓭𝓲 𝓼𝓽𝓪𝓷𝔃𝓪Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora