Capitolo 2:strano

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f.p.
il ragazzo nella mia stanza è davvero simpatico. mi ha offerto i miei spazi e mi ha detto di fare con calma.
è riservato, davvero molto.
non parla di niente, fa in modo che le cose salgano a galla per un discorso.
Non ti dice niente esplicitamente.
"allora Finn, come mai sei qui?"
al lato opposto ci sono io, super aperto e che rispondo sempre a tono alle domande che mi vengono fatte.
"genitori divorziati"
non mi dispiaceva affatto.
"credimi, meglio il divorzio che la morte"
era una frase macabra.
"in che senso?"
non mi rispose.
"senti non volevo...metterti a disagio"
"semplicemente mia madre è morta. niente di più e niente di meno"
sembrava arrabbiato
volevo farmi un amico e già stavo rovinando ogni singola cosa.
"fa niente. so che mi stavi per chiedere scusa"
io non avevo parole.
"lo vedo dal tuo sguardo"
io non lo stavo guardando.
forse era proprio questo...
"comunque scendiamo a mensa. si è fatto un certo orario"
"io non so dov'è la mensa"
"ah giusto, tu sei nuovo."
"perché tu no?"
"si ma so il fatto mio"
che strano. e poi quella frase...che significato ha?
"sono venuto qui con mio padre quando mi hanno preso. circa una settimana fa."
"ah."
non gli avevo chiesto niente stavolta, faceva trapelare informazioni utili ma solo se voleva farmele sapere.
Credetemi, è abbastanza strano il comportamento di Grazer, ma non posso non pensare che lo renda straordinario.
"bene, questa è la mensa."
c'erano tavoli un po ovunque, in una stanza che corrispondeva a due case messe assieme, tutte sviluppate su un piano.
1.500 persone in un college ed una mensa stupenda.
"facciamo gli stessi corsi finn, quinei abbiamo gli stessi turni. ci vedremo spesso a quanto pare"
"ti da fastidio?"
"no. assolutamente."
sembrava che stesse scherzando dal tono che aveva.
mi poggió una mano sulla spalla come se fosse un fantasma, sobbalzai al suo tocco.
"evita di essere un fantasma Grazer"
"cercherò di nom sbudellarti stanotte"
si, è davvero particolare.
"sediamoci li"
al centro della sala, nel bel mezzo della stanza.
"aspettiamo qualcuno" disse.
era un affermazione. cosa abbastanza insolita.
"eccole"
arrivarono tre ragazze. una dai capelli rossi, una bionda ed una dai capelli neri come la cenere.
"ti presento le mie sorelle. non ti serviranno i loro nomi. non te le puoi fare. se ti becco a fare cose con una di loro,sei morto"
Non avevo nemmeno pensato a quello, non erano nessuna delle tre il mio tipo ideale.
"tranquillo, terrò il mio cazzo ibernato nei pantaloni"
"ben detto, amico"
Avevo trovato un amico.
non ci avevo pensato.
"ciao ragazze sono Finn"
loro annuirono e non si presentarono.
"bene, ora andatevene" disse Jack

"beh, io ho preso del purè e della pizza."
che abbinamento strano.
"io purè e salsiccia"
"ti piace la salsiccia?"
"beh si"
"ah, anche a me"
che conversazione interessante. evidentemente voleva che iniziassimo a parlare.
"allora, come mai le tue sorelle sono così diverse?"
"mio padre si è fatto tre donne dopo la morte di mia madre. io sono il primogenito. il mio problema è che ci tengo molto alle mie sorelle"
"e a tuo padre?"
"mio padre mi adora, ma io lo odio. ha tradito mia madre e secondo me è il motivo per cui se ne è andata."
"mi dispiace."
"finn, evita di dispiacerti. sono stronzate che la vita ci fa. è tutto una merda."
Aveva ragione. nonostante avesse questo comportamento da filosofo greco o romano mancato, sparava davvero tante verità da quella bocca che si ritrovava.
"comunque ora io vado in camera"disse lui.
"io pure. devo finire di fare alcune cose"
lo volevo seguire, solo per capire che cosa avrebbe fatto.
"okey" rispose.

andammo nella stanza, sempre come poche ore prima.
"adoro questa stanza. ci entra tanto sole."
"a meno che tu non sia un vampiro, si questa stanza è bella"
accennò un sorriso alla mia battuta stupida.
"non ti facevo così scherzoso finn"
"tu sei la prima persona che mi parla in pratica"
"nah, io non credo. avevi un amico nella tua vecchia patria, vero?"
"come fai a..."
"finn,non è fantascienza. Parli in modo abbastanza tirato, ma abbastanza sciolto da farmi capire che avevi almeno un amico."
"uh. non avevo notato...comunque si. si chiama Chosen"
"non era un buon amico"
"ma..."
"non ti ha mai ascoltato seriamente, vero?"
"esatto"
"beh quando vuoi, puoi parlare con me."
si tolse la maglia e i pantaloni.
poi anche le mutande e ora, nudo, disse "vado a farmi una doccia"
era impressionante quanto se ne fregasse dei pensieri di me e degli altri.

"si certo"
rimasi solo nella stanza.
era improvvisamente cambiato tutto.
avevo un amico, mia madre era lontana, avevo mangiato un purè e una salsiccia fatta da dio, accompagnata da del pane nom comprato leggero e buono.
avevo un amico su cui contare seriamente, con un comportamento diverso, ed era sempre stato emarginato poiché non parlava con nessuno oltre che col sottoscritto.
Aveva delle sorelle, una famiglia di merda smembrata in vari pezzi, e tutti ricolmi di merda.
"che ho fatto per avere questo?"
dissi tra me e me.
mia madre non mi mancava affatto e pensare che pensavo che avrei pensato a casa e alla mamma ogni volta che ne avevo un fottuto bisogno.
quaso quasi avrei preferito che si muovesse lei e venisse lei a scuola e non io a casa.
per natale sicuramente avrei preferito rimanere con il mio amico.
si era strano, ma avevo qualcosa di speciale in lui.

Jack uscì dalla doccia e si vesti per poi venire nella stanza.
"wow, hai un potere per rimanere nella stessa posizione per quasi 40 minuti"
"sono passati 40 miniti?"
"eri immerso nei tuoi pensieri?"
"credo..."
"dai allora, ti va di farmi qualche domanda?"
"ma...uh...non saprei."
"vedo il desiderio di sapere di più"
"okey questa frase fa davvero paura."
"finn, sto scherzando."

"va bene, allora perché non hai amici"
"perché mi ritengono strano"
"ma non sei strano."
"grazie finn, sei il primo che lo pensa"
"uhm...non ringraziarmi. sono strano anche io"
"tu sei la persona più ordinaria del pianeta. per questo sei strano"
"due opposti in una frase jack?"
"è il modo migliore per descriverti"
"grazie..."
"non ringraziarmi. in fondo sappiamo entrambi che tra i due il più strano sono io"
Che parole crude. Come si può pensare di essere talmente strani fino al punto di autodefinirsi con una parola che provoca una vaga sensazione di voltastomaco?
"provoca tanto senso di vomito vero?"
"lo stavo pensando"
"beh, anche a me provoca questa cosa,per questo ti ho fatto questa domanda"
"ah. uhm okey"
"stasera vuoi fare qualcosa finn?"
"decidi tu"
"allora ci andiamo a fare una birra, apoena qui fuori. Tranquillo, saremo di nuovo qui entro il limite di mezzanotte"
"ci sto"

𝓲𝓵 𝓬𝓸𝓶𝓹𝓪𝓰𝓷𝓸 𝓭𝓲 𝓼𝓽𝓪𝓷𝔃𝓪Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora