capitolo 5:risposte

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f.p.
arrivò il giorno della prima consegna per il contest, una ogni settimana. jack ed io quella mattina non avremmo messo la divisa della scuola, poichè coloro che organizzavano il contest ritenevano che dovevamo esprimere la nostra anima interiore.
un bravo fotografo deve saper catturare le emozioni degli altri, ma deve saper raccontare anche se stesso. Io mi misi la mia maglia preferita, una maglia nera semplice con sotto dei Jeans con uno strappo sul ginocchio, e le mie scarpe bianche che non avrei mai buttato

Jack invece aveva una felpa con i colori dell'arcobaleno, un pantalone nero e delle scarpe bianche. i calzini che fuoriuscivano dalle scarpe erano anch'essi tutti colorati. Quella bandiera aveva un significato importante e veniva utilizzata per indicare la pace
"non fraintendere è solo a scopo artistico"
"che devo fraintendere?"
"questa bandiera la usano i gay"
"oh."
non avevo frainteso, ma quella bandiera mi metteva parecchio in soggezione. Ma sono gay o no? non riesco a capire, perchè dovrei esserlo?

andammo nella mensa per fare una colazione poco sana, a base di bacon e uova strapazzate.
"tu non sei emozionato?"
"Finn sto saltando dalla gioia, non vedi?"
"tu pensi che le foto gli siano piaciute?"
"lo scopriremo tra un ora, sta calmo e respira. se un eccellente fotografo, ed io un bravissimo modello"
"Uh, ma sta zitto. la prossima volta tocca a me...per posare"
"avverto un fremito di paura? credi di non essere all'altezza?"
"ma coma cazzo hai fatto?"
"hai un'autostima che fa schifo. non credo che serva un genio, basta capire da come ti vesti e da quanto ami la divisa della scuola"
in fondo aveva ragione. avevo un' autostima che era comparabile alla vita di una formica appena schiacciata da un tir: completamente assente.

andammo nell'aula magna, dove si sarebbe tenuta la lezione del contest di fotografia. jack pareva eccitato alla sola idea di poter respirare la stessa aria che avrebbero respirato quelli dell'ultimo anno. noi più piccoli andiamo in aula magna solo per casi eccezionali.

"wow, sono emozionato"
"finn, tu sei emozionato? io sto per esplodere! Diranno chi ha vinto la prima sfida tra coppie..."
improvvisamente Jack si rattristò. 
"Ehi, non fare quella faccia, vedrai che gli sarà piaciuta la nostra foto, e poi non fa niente se non vinciamo...dai, l'importante è che stiamo assieme, in coppia, no?"
avevo esagerato con le parole, che erano fraintendibili.
"certo, assieme."
mi strinse la mano come fanno gli amici, e quel gesto mi fece sorridere. Non avevo risposta alla mia domanda -sono gay?- che rimbombava nella mia testa da giorni. era palese il fatto che Jack potesse vagamente piacermi, che mi provocasse le farfalle nello stomaco, ma era anche vero che le ragazze mi avevano sempre respinto e che io non provassi gusto nemmeno nel guardarle con una maglia un po' scollate, che faceva sembrare tutto troppo volgare.

"buongiorno ragazzi" disse la prof quando entrò in aula magna.
"abbiamo un vincitore, ma ve lo diremo tra un po'"
eravamo emozionati. non mi ero nemmeno accorto che io e jack ci stavamo ancora tenendo per mano. la prof iniziò a parlare del tema di quell'anno per vincere il contest: il tema LGBT.
come se il mondo complottasse contro di me, mi sentì affrontato persino dal contest, dalla prof e dal tema che avremmo affrontato, al contrario, Jack era gasato e estremamente contento.
ci spiegarono del programma. erano cinque prove. questa era solo per l'ammissione al contest.
la prima prova era un book fotografico: l'uomo e la mente, che non sapevo minimamente come sviluppare. la seconda prova era più semplice: l'uomo e l'amore. la terza era imbarazzante: l'uomo e la sessualità, la quarta era un videoclip dei tre temi precedenti uniti, tipo un cortrometraggio che raccontava quei temi in una recitazione e per finire in bellezza una storia LGBT personale.
niente di peggio. ma mi ripresi subito.

"bene ragazzi, abbiamo finito, ora diciamo i vincitori"
"oddio..."
"Jack Dylan Grazer e Finn Wolfhard, che sono stati ammessi al contest con il massimo del voto. 5 su 5."
Jack mi saltò addosso abbracciandomi.
"la foto che abbiamo preferito di più è la seguente"
fecero vedere una foto simpatica e divertente di Jack

"crediamo che in questa foto il tema dell'essere gay e soprattutto più dalla parte femminile sia più che evidente

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"crediamo che in questa foto il tema dell'essere gay e soprattutto più dalla parte femminile sia più che evidente. bene ragazzi ora potete andare, tranne Finn e Jack, che rimarrano un altro po' qui con noi."
che cosa volevano adesso?

io e jack rimanemmo lì ed aspettammo che tutti se ne fossero andati.
"ragazzi, come sapete il contest da molte vie di sbocco. ora non vorrei dirvi niente per non rovinare nessun tipo di sorpresa, ma un agenzia ha visto le foto e vorrebbe chiamarvi per posare per una rivista"
"CHE COSA?! O MIO DIO!"
"NON CI CREDO, FINN CHE BELLO!"
jack mi saltò addosso stavolta aggrappandosi anche con le gambe e non era per niente fastidioso,anzi,ad essere sincero, era piuttosto piacevole.
quando si staccò, mi guardò intimidito e abbassò lo sguardo ma non era pentito.
"beh ragazzi ora congediamo anche voi, andate a pranzo"
aveva ragione ormai era passato tanto tempo e dovevamo assolutamente andare a pranzo.
"bene, stavolta credo che mangerò dell'insalta"
"ma stai bene Finn? sei un chiodo!"
"che?"
"sei magrissimo, ti prego. hai un corpo perfetto, non diventare un deportato. mangia il giusto, e prenditi la pasta"
"va bene."
presi la pasta, e fu la cosa migliore, perché era buonissima.
"stasera birretta?"
"no, stasera film"
"perché Jack?"
"fa un film in tv che potrebbe piacerti"
"come si chiama?"
"It-chaper one and two"
"o mio adoro gli Horror."
"beh, si vede" disse indicando la mia maglia con scritto "Seven Days" la frase di Samara.
"bene, allora stasera film"
"bene, e procuriamoci le birre."
"ci sto" un altra regola che avremmo infranto.
ma in fondo eravamo assieme e lo stavamo facendo assieme, io e Jack.
Fu in quel momento che ebbi la risposta che aspettavo da giorni.
-si, sono gay- pensai e guardai Jack con sguardo serio.
"che c'è, ho detto qualcosa di sbagliato?"
"no...stavo guardando la perfezione"
"smettila..."
"tu mi nascondi qualcosa"
"magari nascondo me stesso"
ecco, aveva inconsciamente confessato tutto.

𝓲𝓵 𝓬𝓸𝓶𝓹𝓪𝓰𝓷𝓸 𝓭𝓲 𝓼𝓽𝓪𝓷𝔃𝓪Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora