Era l'impersonificazione del diavolo. Avanzava verso di noi con lo sguardo deciso e glaciale di chi sta per combinare un danno. A ogni suo passo, mi sembrava di vedere vortici di fuoco aprirsi e di sentire Cowboys from hell (Pantera) a partire dal secondo 00:32.
Il suo ghigno era inquietante. Era chiaro che il suo obiettivo fosse Etienne: era lui che stava guardando. Si fermò di scatto, con la schiena dritta, le braccia parallele al corpo e i pugni serrati.
-Bene bene. Che bel quadretto. Saresti partita senza salutarmi?- chiese ironico, mentre continuava a guardare Etienne.
-Evidentemente non lo ritenevo importante - risposi.
-Ma certo. AHAHAHAHAHAH. Sarebbe stato troppo imbarazzante per te dover salutare insieme i due ragazzi con cui hai fatto la troia, senza contare gli altri.
Etienne divenne di pietra. Una pietra infuocata. Sollevò di scatto la stampella e lo colpì in faccia.
Justin cadde. Ma non ebbe il tempo di colpire perché intervennero i vigili che si trovavano lì vicino.
-Per stavolta ve la faccio passare. Alla prossima vi faccio arrestare tutti!- urlò quello con i baffi lunghi (poteva fare lo spot della Pringles!) e gli occhiali da sole.
"Alla prossima vi faccio arrestare tutti" ripetè Etienne, sottovoce, ridendo e prendendo in giro i due vigili.
Justin decise stranamente di lasciarci in pace e questo significava solo una cosa: aveva un piano per il quale Etienne l'avrebbe pagata molto cara. Il purgatorio si sarebbe sbriciolato in mille pezzi per cadere tra le acque infuocate dell'inferno. Justin era il Lucifero della situazione.
-Devi prenderti cura di te - mi disse Etienne, prima che Ariana e io ci dirigessimo verso l'entrata dell'aeroporto.
-Anche tu. E stai attento a Justin.
-Va bene.
-Promettimelo.
-Lo prometto, giuro.
Detto ciò, mi strinse forte a sé come quando, da piccoli, ci si stringe di notte al pupazzo che tanto amiamo e che riteniamo il nostro migliore amico.
-Buon viaggio, Adelaide.
-Grazie, nonnino. A presto.
Dopo aver passato i controlli e aver acquistato due Glamour e due Cosmopolitan, aspettammo il nostro turno al gate. Ci imbarcammo poco dopo.
Mi affacciai al finestrino mentre Ariana dormiva.
Vedevo i monti, le nubi, i paesaggi. Osservavo la meschinità umana dall'alto. Alto. Il cielo. Maledetto cielo. Maledetto cielo che nascondi quella maledetta luna e quelle stelle che ogni notte mi hanno fatto mille promesse e alle quali ho rivolto mille parole, mille suppliche e tante confidenze. Mi hanno tradito. E' facile incolpare la luna. E' lei che, ogni volta che arriva, riempie l'atmosfera di magia e speranza. E' guardando le stelle che ho sperato in una vita migliore. E' contemplando quel cielo nero che ho avuto le conversazioni per me più dolci e significative, che mi sono lasciata cullare come una stupida illusa. E quell'unica volta in cui, a tredici anni, vidi Marte dal telescopio, mi sembrò una palla infuocata. E' forse lì che dimorano tutte le false speranze. In quel posto che ha il colore dell'inferno e che brucia ogni possibilità di potersi aggrappare a un piccolo angolo di Paradiso. Se esiste Ares, non può che essere nel cielo, l'unico punto verso cui alzo gli occhi tutte le volte che cerco una risposta, una mano pronta a salvarmi. E, invece, mi si presenta la vita davanti pronta a farmi la guerra.
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Life explosion.
Roman d'amour"Siamo tutti nello stesso gioco, solo livelli diversi. Combattendo contro lo stesso inferno, solo demoni diversi". E lo sa anche Celeste, che vive a Manhattan in una famiglia che la fa sentire esclusa. Da quando ha intrapreso la sua carriera da mod...