Capitolo 38

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CAPITOLO 38

Tra noi e Justin c'era solo qualche metro di distanza e la grande voglia di salvarsi. Le speranze si erano azzerate. Non avevamo via d'uscita. Eravamo in gabbia.

In gabbia, si, ma capita che si spacchi qualche sbarra, se la piccola prigione cade e non è di ottima qualità.

Avevamo un solo modo per sfuggire ai proiettili.

-Celeste, guarda, una macchina! Qualche volta ho guidato con mio padre, credo di saperla guidare. Dobbiamo sbrigarci, sta sparando come un forsennato! – mi sussurrò Ariana.

Justin, intanto, era immobile di fronte a noi. Di certo, ci voleva morte, ma forse non aveva il coraggio necessario a spar...

Partì il primo colpo di pistola. Mira un po' scarsa. Prese il cespuglio accanto alla mia amica. Le gambe erano corde vibranti, ma dovevamo sbrigarci.

Alla mia destra vidi che, a pochi metri, c'era un piccolo lago con delle barche. Avremmo dovuto scavalcare furtivamente le alte siepi e i pezzi di legno che le circondavano.

-Io ho un'idea migliore. Seguimi, veloce! Saltiamo la staccionata, ci buttiamo in acqua e saliamo sulla barchetta!

-Cosa?! Buttarci?! Prenderà la barca anche lui!

-Non se ne prendiamo una ciascuno e all'altra togliamo l'ancora.

Iniziammo a correre e ad arrampicarci con una velocità paragonabile a quella dei Cullen a caccia nella foresta.

Sorpassata la staccionata, e raggiunta la fine di quel piccolo appezzamento di terra, ci buttammo da un'altezza di almeno trenta metri.

-Cazzo, l'acqua è congelata!

-Forza, Ariana. Il nostro corpo congelerà di più se moriremo. Stacchiamo l'ancora all'altra e saltiamo sulle barche. Il pazzo è qui, sento gli spari.

-Celeste, non sono una grande nuotatrice...

-L'acqua non è molto alta, puoi farcela. Se ti serve una mano, ti aiuto io. Ma dobbiamo sbrigarci.

Lei obbedì e salimmo sulle barche, remando a tutta velocità. Justin ci guardava dall'altura.

-Brave, piccole troie. Ma Justin non ha paura. Può sparare da lontano. Sa nuotare. E ora si butta in acqua e vi raggiunge a nuoto.

Ariana e io cominciammo a remare velocemente. Il mio cellulare squillava incessantemente. Era sempre Etienne.

-E ora che si fa?

Mi guardai intorno, confusa e frastornata. Non sapevamo neppure dove portasse quella fonte idrica.

-Non lo so, Ariana. So solo che Etienne non fa altro che chiamare.

-Stupida, rispondi! Lui è del posto, saprà darci un'indicazione! E poi è giusto che qualcuno sappia cosa sta accadendo in questo posto deserto!

Feci come mi disse lei.

-Etienne!

-Celeste! Mi hai fatto prendere un colpo. Dov'eri? Stammi bene a sentire: credo che Justin stia arrivando in Francia per...

-E' già arrivato, Etienne. E' qua. Aiuto. Non sappiamo che fare. Prima ha scritto minacce nella nostra stanza d'hotel, poi ci ha fatto da tassista e adesso ci troviamo in un lago senza meta, in preda allo squalo di tuo cugino. Non sappiamo come scappare! Ci insegue ed è armato!

-Cazzo! Perchè non hai riposto prima? Volevo avvisarti, ti ho tempestata di messaggi!

-Credo che avrai molto tempo per comporne uno funebre se invece di rimproverarmi non mi dici che cazzo devo fare.

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