Capitolo 4.

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<< Santo Cielo! >> esclamò Chantel saltandomi letteralmente addosso e stritolandomi davanti a tutte le persone sedute dentro al bar.

<< Quanto mi sei mancata >> risi io ricambiando quel lungo abbraccio, da parte della mia amica d'infanzia.

<< Quanto tu mi sei mancata, non ne hai idea >> affermò staccandosi e facendoci sedere attorno al tavolino.

<< Che cosa ordini? >> gli chiesi, facendo un cenno al cameriere che ci raggiunse in fretta.

<< Prendo un caffè soltanto >> disse lei mentre io la guardai accigliata << Perché ho scoperto che aumenta il metabolismo >> mi spiegò poi, come se mi avesse letta nel pensiero.

La conoscevo da sempre, i nostro genitori erano molto amici ed eravamo cresciute insieme. Era una persona meravigliosa, che per me ci era sempre stata, in qualsiasi momento della mia vita, letteralmente.
Chantel era estroversa, chiacchierona e molto divertente, quando poi si fissava in qualcosa era difficile farle cambiare idea, ma d'altro canto era una di quelle che indipendentemente da ciò che riceveva, ti dava tutto ciò che poteva.
Sapeva tutto di me e qualche giorno dopo essere ritornata a Los Angeles mentre ero rinchiusa nelle porte della mia stanza, le avevo anche detto del perché fossi ritornata.

<< Allora >> sospirò poi, incrociando le braccia << Ti vedo bene >> si complimentò mentre io scoppiai a ridere.

<< Dio mio, mi prendi per il culo? >> la incalzai, mentre anche lei sorrise divertita.

<< Sinceramente, ti dona questo aspetto trasandato >> continuò lei mentre io scossi la testa.

<< Ti ricordavo più simpatica >> l'attaccai io mentre lei mi puntò l'indice.

<< Com'è stato il viaggio di ritorno? >> mi chiese, quando il cameriere ritornò con il suo caffè che l'avrebbe aiutata con il metabolismo.

<< Guarda >> borbottai fissando la mia tazza di latte << È stato stancante >> ammisi, mentre lei mi guardò un po' dispiaciuta.

Non riuscivo a controllare le mie emozioni davanti a lei. Era come se mi leggesse dentro e come se non riuscissi a nasconderle quanto in realtà stessi male.
Stavo passando un periodo da schifo, avevo perso tutto e come una fallita me n'ero ritornata dai miei genitori a vivere, come minimo dovevo riprendermi e cercare di mascherare tutto lo stress e la depressione che mi portavo appresso, ma nemmeno quello riuscivo a fare.

<< Immagino >> concordò appoggiando la tazzina << Non ti merita Bec >> aggiunse poi, mentre io rimasi un attimo ferma.

<< Eravamo fidanzati da cinque anni Chantel, non riesco ancora a crederci >> le dissi, cercando di non scoppiare a piangere davanti a tutti.

Era poco dire che avevo il cuore frantumato in mille pezzi ed era dura accettare che nonostante tutto continuavo ad amarlo.

<< Vieni qui >> borbottò costringendomi ad abbracciarla un attimo mentre i suoi occhioni azzurri mi fissavano tristemente.

<< Mi ha chiamata almeno cinque volte stamattina >> le dissi poi quando ci staccammo dall'abbraccio, fissandola come un cagnolino.

<< Non devi rispondergli Bec >> mi avvisò prontamente << Ti meriti molto di più di uno stronzo traditore che ha buttato cinque anni di relazione >> constatò mentre io sbuffai.

<< Forse se lo ha fatto è perché io non gli davo ciò di cui aveva bisogno >> sussurrai flebilmente.

<< Non funziona così Bec >> mi disse prendendomi il polso << Quando una persona sente delle mancanze, ne parla direttamente, non ti tradisce! >> concluse seria più che mai.

Poco più di uno scherzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora