Capitolo 12.

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Ero nella parte iniziale della spiaggia mentre cercavo un gatto di nome Tiago, nero, grasso e con gli occhi verdi.
Nonostante la stazza sembrava essere per davvero scomparso e non avevo nemmeno idea a che punto fossero Nathalie e Freddy.

Probabilmente Nath stava piangendo a dirotto perché erano le sei inoltrate e dopo due ore nessuno aveva chiamato nessuno per confermare di averlo trovato.
Ero scocciata perché sapevo che i gatti a volte uscivano per gli affaracci loro e se ne ritornavano tranquilli addirittura dopo giorni.

L'allarme doveva esserci nel momento in cui esso non compariva almeno dopo tre giorni, ma qui si stava parlando di ore ed io ero stanca di cercarlo per tutta la spiaggia con Grayson Barley che mi razzolava attorno come una zanzara.

<< La smetti di fare rumore? Potresti spaventarlo >> mi voltai io guardando il bastoncino di legno che teneva in mano.

<< Tu potresti spaventarlo >> mi disse lui mentre io sbuffai << Mi conosce, ci vivo con lui >> affermò.

<< Ecco svelato il motivo per il quale è
scappato! >> affermai ironicamente mentre lui fece uno di quei suoi sorrisi divertiti che quel giorno sembravano padroneggiargli il volto.

<< Fidati che quel gatto mi ama >> pronunciò modesto mentre io feci una smorfia.

<< Non mi fido >> gli rifilai abbassandomi sotto un pedalò capovolto sulla spiaggia.

<< Chissà per quale motivo ma non mi stupisce >> ridacchiò mentre storsi il naso.

Lo percepii avvicinarsi da dietro e quando mi girai lo vidi chinarsi dalla mia parte e istintivamente mi sporsi all'indietro cadendo di sedere e sbattendo la testa sul pedalò.
Feci un mugolio mentre lui mi guardò accigliandosi e ridacchiando ancora di più.

<< Non è divertente mi hai spaventato! >> lo rimbeccai mentre non sembrava volersi spostare.

Ben presto capii il motivo per il quale si fosse inchinato e quando gli vidi un foglietto bianco in mano lo guardai scettica senza capire che cosa stesse facendo.

<< Ti amo, tuo Gerald >> lesse lui ad alta voce mentre percepii il mio cuore schizzarmi in gola e con uno scatto repentino gli presi il foglietto dalle mani nascondendolo nel mio palmo.

<< Non toccare >> dissi stizzita mettendomelo nella tasca.

<< Ti è caduto dallo zainetto >> disse semplicemente lui senza muoversi ancora chino davanti a me.

<< Potevi anche lasciarlo per terra >> mi lasciai scappare a fior di labbra.

<< È una bella dichiarazione, te la saresti lasciata scappare così?  >> mi disse mentre io gli tirai un'altra occhiataccia.

Ci fissammo per un attimo e solo in quel momento mi resi conto di una minuscola macchiolina marrone nelle sue iridi verdi.
Rimasi colpita e forse quella fu l'unica cosa che mi fece desistere dal smetterla di guardarglieli.

Non ero un amante degli occhi chiari, preferivo quelli scuri perché mi apparivano più dolci e più sinceri.
Gli occhi di Grayson invece sembravano mettermi in soggezione, scrutarmi come a volersi insinuare dentro di me per cercare di capire a cosa potessi pensare ogni qual volta che ci guardavamo.

E io speravo con tutta sincerità che riuscisse a capire quanto mi stesse antipatico.

Mi alzai senza rispondergli e lo sorpassai camminando spavalda mentre lui rapidamente mi raggiunse.
Rimase comunque dietro di me senza affiancarmi e questo mi faceva sentire a spalle scoperte.

<< Chi è Gerald? >> mi chiese evidentemente curioso, mentre io feci un'altra delle mie smorfie.

<< Non ti riguarda >> gli dissi ovvia mentre lui facendo un passo forse troppo affrettato mi prese il lato posteriore della scarpa facendomi male e quasi inciampare.

<< Scusa >> disse cercando di trattenersi dal ridere quando mi girai arrabbiata.

<< No che non ti scuso >> gli dissi puntandogli l'indice contro mentre lui scosse la testa << Ho detto tre metri di distanza e mi stai appiccicato >> sbottai.

<< Questo Gerald deve avere molta
pazienza >> disse riservandomi un sorriso provocatorio che io ignorai.

Rincominciai a camminare mentre il sole stava già tramontando regalando un cielo rosso a dir poco mozzafiato.
I tramonti di Los Angeles erano impagabili, ti facevano bloccare ovunque tu fossi e ti costringevano ad osservarli fin quando il sole non scompariva.
Forse erano l'unica cosa che mi mancava di LA.

<< Sai chi mi ricorda il nome Gerald? >> mi chiese mentre io non gli risposi << Quel nostro ex compagno di scuola che era il capo del club di fotografie >> continuò lui mentre io sgranai gli occhi.

Mi bloccai senza rendermene conto e provai a capire come Grayson ci avesse azzeccato senza nemmeno troppo impegno.

Si era ricordato di chi fosse Gerald in soli due minuti e ciò mi aveva a dir poco spiazzata, perché di me si era ricordato dopo un po' di tempo nonostante al liceo avessimo passato qualche volta del tempo assieme prima di dividerci per colpa sua.

<< Perché ti sei fermata? >> mi chiese affiancandomi stranito mentre io mi girai a guardarlo borbottando parole incomprensibili che gli fecero aggrottare le sopracciglia << Non dirmi che è Gerald Butler? >> domandò poi spalancando la bocca e guardandomi sconvolto.

<< No >> riuscii soltanto a dire per nulla convincente rincominciando a camminare prima che potesse dirmi qualcosa o semplicemente prima che capisse che gli stavo mentendo spudoratamente.

<< Si invece! >> disse lui facendomi imprecare mentalmente << Ci ho azzeccato di brutto! >> si pavoneggiò, mentre io digrignai i denti indispettita.

<< Vuoi un premio per questo? >> gli domandai sarcasticamente guardandomi attorno per vedere se Tiago stesse passeggiando per la spiaggia guardando il tramonto da solo.

<< Tranquilla nessun premio, ma vorrei sapere il motivo per il quale hai negato categoricamente >> disse affiancandomi per la prima volta e sovrastandomi con la sua altezza.

<< Perché come ti ho detto un miliardo di volte queste cose non ti riguardano >> gli dissi mentre lui fece una smorfia alzando un sopracciglio.

<< Ma io ero amico di Gerald >> disse mentre io lo guardai scuotendo la testa.

<< No invece >> negai io.

<< Si invece, ci faceva sempre le foto di squadra e molte volte si univa alla cena del venerdì con noi e con gli allenatori >> m'informò mentre io pensai al motivo per il quale Gerald non me lo avesse mai detto.

<< Qualche volta appunto >> dissi cercando di rimediare il mio scivolone.

<< Come vuoi tu, non avrei mai immaginato che stesse con te >> ammise mentre io corrucciai le labbra.

<< Non stiamo assieme >> mi lasciai sfuggire mentre lui smise di camminare e mi guardò.

Smisi di camminare anche io e lo fissai inebetita non sapendo del perché lo stessi assecondando.
Probabilmente ero curiosa di sapere che cosa volesse dirmi perché il mio sguardo insistente nel suo non poteva essere nient'altro.

<< E quel foglietto era per me? >> mi chiese ridacchiando, mentre io sbuffai e rincominciai a camminare lasciandolo dietro.

<< Idiota >> sussurrai non sicura del fatto che potesse sentirmi o meno.

E proprio mentre stava per dirmi qualcosa una suoneria interruppe la nostra conversazione e non ci misi subito a capire che fosse il suo cellulare poiché io il mio nemmeno ce lo avevo con me.

Mi girai indietro e lo guardai alzando un sopracciglio mentre annuiva concentrato e dopo nemmeno qualche secondo chiuse la chiamata.

<< Hanno ritrovato Tiago nella stanza affianco alla cantina spaparanzato sul divanetto in eco pelle proprio sotto al condizionatore >> m'informò lui, mentre io mi lasciai cadere una mano in fronte senza parole.

Poco più di uno scherzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora