Capitolo 32.

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Ero tremendamente in ritardo per il turno di lavoro, e non era assolutamente colpa mia.
I miei genitori avevano costretto me e Nathalie ad uscire fuori a pranzare con loro, ed eravamo rientrati in casa pochi minuti prima che m'iniziasse il turno, questo per colpa del traffico che avevamo beccato.

Ero riuscita a raccattare velocemente il necessario per il lavoro ed ero corsa in bicicletta per arrivare ad un ritardo dignitoso, proprio perché sapevo che Barley me l'avrebbe fatta pagare.

Fu sconvolgente il dopo, una volta messo il lucchetto alle ruote, arrivai correndo davanti all'entrata del fastfood, per scoprire che era chiuso, non c'era traccia di nessuno, le luci erano spente, la porta d'ingresso chiusa, il parcheggio vuoto, ed io in piedi come un'idiota a cercare di riprendere fiato.

Presi il cellulare per chiamare Freddy, per sapere che cosa stesse succedendo e perché nessuno mi avesse avvisata, ma sembrava squillare a vuoto, chiusi la chiamata senza risposta e mi guardai attorno.
Non avevo il numero di Barley, non potevo sapere il da farsi, non sapevo se avessi dovuto aspettare o meno, nessuno mi aveva detto niente di niente.
Decisi di lasciare la mia bici lì e chiamare un uber che mi portasse a casa di quest'ultimi due, almeno per capire se fosse successo qualcosa.

Una volta preso l'uber gli dissi dove portarmi e partì velocemente, mentre io rimasi seduta e confusa.
Probabilmente se Nathalie avesse saputo qualcosa me lo avrebbe detto, l'idea che fosse successo qualcosa mi balenò in testa, e un po' di preoccupazione si fece largo in me, non riuscivo proprio a capire.

Mi lasciò proprio davanti al vialetto di Freddy e Grayson e scesi per andare a suonare al portone, dove poco più a destra vidi Tiago arrotolarsi sull'erba.
L'ultima volta che ero stata qui, quel gatto ci aveva fatti dannare.

La porta si aprì e non appena mi voltai, riuscii a captare per un momento solo un petto nudo.
Alzai lo sguardo lentamente e notai gli occhi attenti di Barley guardarmi più stranito che mai.
Feci un sorriso sperando di non essere diventata tutta rossa e mi maledii mentalmente per star facendo la figura della stupida.

<< Marrow..? >> pronunciò lui, come se fosse una domanda più che un chiamarmi.

Era strano rivederlo, soprattutto pensando che l'ultima volta era stato quando ci eravamo baciati.

Non era d'aiuto inoltre il fatto che non avesse la maglietta, tanti piccoli flashback si fecero largo nella mia testa, le sue labbra sulle mie, il suo modo di fare deciso ma dolce, la mia impacciataggine e il mio ricambiare.

<< Perché sei tanto stupito? >> gli chiesi io cercando di scacciare i miei pensieri e con una voce altamente squillante << Non dovremmo mica essere a lavoro? >> gli domandai ovvia, cercando di non cambiare l'atteggiamento che fin'ora avevo avuto nei suoi riguardi.

Mi sentivo quasi in dovere di essere antipatica con lui, ogni volta che lo avevo vicino avevo paura che potesse rovinarmi ancora le giornate, come se avesse sempre avuto il potere di decidere il mio umore, volevo soltanto impedirglielo, non volevo permettergli di farmi credere di non essere abbastanza come ci era riuscito al liceo.

E anche se ci eravamo baciati, lui rimaneva lo stesso ragazzo che mi derideva, lo stesso ragazzo che si prendeva gioco delle situazioni e le rigirava a suo piacimento.

<< Di buon umore oggi >> disse
solamente << Nessuno ti ha avvisata? >> mi chiese poi, mentre io alzai un sopracciglio.

<< Riguardo a cosa? >> borbottai non capendo, mentre lui scosse la testa.

<< Freddy è un coglione >> rispose lui entrando dentro casa e lasciando la porta aperta, come ad invitarmi ad entrare.

Mi avvicinai un po' di più senza però entrare dentro e lo guardai dal ciglio mentre lui prese un volantino e me lo mostrò indicandomelo e avvicinandosi.

<< Siamo chiusi oggi >> confermò mentre io aggrottai ancora di più le sopracciglia << Una volta all'anno viene fatto un controllo dell'igiene >> aggiunse mentre io mi sbracciai.

<< E perché nessuno mi ha detto nulla? >> m'imbronciai << Sono corsa come una pazza per poi scoprire questo! >> brontolai dopo, pensando che da una parte fosse un bene perché così nessuno avrebbe saputo del mio ritardo, come se a quel punto avesse avuto chissà quale importanza.

<< Beh io non ho il tuo numero, per questo pensavo se ne fosse occupato Freddy >>  si giustificò lui.

<< Fa niente >> sibilai io sistemando il borsone con il cambio.

Mi guardò da dentro casa, uno sguardo incuriosito e cercai in tutti i modi di non ricambiare lo sguardo, perché appena lo guardavo mi ritornava in mente solo una cosa, ero passata dal pensare alle cose che mi aveva fatto, al sapere la consistenza delle sue labbra.

Non ci riuscii minimamente, alzai gli occhi e lo guardai anche io, mentre le parole di Nathalie mi ritornarono in testa, come a risvegliarmi dall'incantesimo.

<< Vuoi entrare? >> mi chiese poi, mentre io aprii e chiusi la bocca velocemente senza sapere che cosa fare << Penso che arriveranno a momenti anche Freddy e Nath, dovevano vedersi >> aggiunse lui, mentre io lo guardai un attimo.

La verità era che non avevo il coraggio di stare sola con lui, seppur per poco tempo.
Il fatto che ci fossimo baciati, cambiava le cose, che mi piacesse o meno, sembravamo essere più intimi, e non capivo se questa sensazione ce l'avessi solo io o anche lui.

<< Hai.. del succo? >> borbottai mentre lui iniziò a sorridere divertito e mentre io entrai dentro sotto il suo sguardo.

<< Il succo c'è, si >> mi disse lui avvicinandosi a me e guardandomi dall'alto, dopo aver chiuso la porta d'ingresso.

Rimasi imbambolata a fissarlo, non capendo che cosa volesse fare, i suoi occhi verdi mi scrutavano da questa vicinanza improssiva e per un momento pensai stesse per darmi un altro bacio.

Avvampai, nel vero senso della parola, il mio cuore incominciò a battere fortissimo mentre notai il suo sguardo cadere sulle mie labbra e ci credetti davvero che stesse per farlo di nuovo.

Invece, contro ogni mia previsione, mi prese lentamente il borsone dalla spalle e mi fece un sorrisetto, come se tutto fosse stato fatto di proposito, come se lo avesse fatto per sapere l'effetto che lui aveva su di me.

Si allontanò con il mio borsone e lo appoggiò sul mobiletto dell'entrata mentre io rimasi pietrificata per colpa del mio atteggiamento, non riuscivo a controllarmi, non riuscivo a capire che cosa mi stesse succedendo, volevo per davvero scappare, volevo detestarlo come avevo fatto fin'ora, eppure sentivo che qualcosa era cambiato.

Gli guardai le spalle grosse mentre camminava spavaldo, prese una maglietta appoggiata su di una sedia e se la mise tranquillamente, sotto i miei occhi attenti.

<< Perché mi guardi? >> mi chiese, mentre io sbarrai gli occhi sentendomi una bambina indifesa dopo così tanto tempo.

Era da quando avevo finito il liceo che non avevo più permesso a nessuno di rendermi vulnerabile, o di riuscire a cambiarmi l'umore o di decidere quanto sarei stata felice o meno.

Ma in quel momento era come se avessi fatto cento passi indietro, mi sentii per un momento, la ragazzina che abbassava la testa davanti a Grayson, quella che non aveva il coraggio di guardarlo come invece stavo riuscendo a fare ora.

Lui non aveva idea di quanto il suo modo di fare riuscisse a destabilizzarmi, e non sapevo neanche io il motivo, mi dava fastidio, davvero tanto fastidio l'idea che riuscisse a rendermi così, un po' impacciata, e mai avrei pensato che queste sensazioni sarebbero potute ritornate a galla.

Io pensavo di aver superato tutto, credevo ciecamente di esserci riuscita.

<< È un male guardarti? >> gli chiesi, con la voce più ferma possibile, cercando di apparire il massimo della sicurezza, cercando di non fargli minimamente credere di potermi scalfire.

<< Anche a me piace restare a guardarti >> mi rispose provocatorio lui, mentre io deglutii visibilmente.

Poco più di uno scherzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora