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Dopo la notte insonne e la mattinata pesante andare ad una festa mi sembra quasi stupido, vorrei tanto tornare in camera mia, aprire la finestra ed aspettare che il ragazzo mascherato ritorni.

Fantasie, solo fantasie.
Perché dovrebbe tornare?

«sei pronta?» mio fratello distrae i miei pensieri.

Mi limito ad annuire e a dirigermi in salotto.

Mio padre indossa un completo grigio, una camicia blu ed una cravatta birrazza, mentre il completo di mio fratello è nero, al di sotto una camicia bianca e per la gioia di tutti l'assenza di una cravatta.

«ma come siamo eleganti stasera» mi sorride Gregor.

Ed effettivamente è così.
Indosso un lungo abito nero con le spalle scoperte, munito perfino di spacco che arriva al di sopra della coscia.
Scende lento mettendo in risalto il mio corpo tonico.
Ai piedi ho messo dei sandali color argento con un tacco sottile neanche troppo alto.

«lo so» sorrido a mio padre.

«ti sei truccata» constata mio fratello notando il cat eye sui miei occhi ed un rossetto color carne sulle mie labbra, generalmente non ne metto, ma è una serata speciale, no?

«già» sospiro cercando un punto impreciso su cui guardare.

«stai molto bene»

Avrei giurato di vedere un sorriso sulle sue labbra, ma non ho il tempo di farci caso che mio padre decide d'interrompere quel momento buttandoci letteralmente fuori di casa.

***

Dopo quasi due ore di macchina per colpa dell'incredibile traffico che si è creato a causa di alcuni incidenti di ieri sera dovuti a quella che sembra essere un esplosione arriviamo a destinazione.

Con lo sguardo perso scendo dall'auto e mi dirigo, affiancata da papà e George all'ingresso di quello che sembra essere un castello.
Una lunga fila di persone che aspettano di entrare ci osserva superarli, il vantaggio di averla organizzata la festa è proprio quello di non dover fare la fila, per fortuna.

Dopo aver dato i nominativi a quello che credo debba essere il buttafuori entriamo.

La prima cosa che noto è un lampadario con pendoli di cristallo che sfiora la testa di chiunque si ritrovi al centro della sala, un lungo bancone di colore nero circondato da numerose persone fa da contorno a quell'alta cristalliera alle sue spalle.
Poco distante da noi vi è un tavolo con calici lunghi riempiti di champagne e accanto ad esso una piccola cantina con diverse tipologie di vini.
Nella sala numerosi sono anche i camerieri che con attenzione girano fra la gente con vassoi riempiti di cibo o di bevande varie, nonostante l'altrettanto lunghissimo buffet in fondo alla stanza luminosa.

Dopo aver posato la giacca al guardaroba mi dirigo al tavolo, prendo un bicchiere di champagne e raggiungo Gregor e George che nel frattempo hanno affiancato Bruce Wayne.

«Signor Wayne» saluto timidamente l'uomo davanti a me e quasi mi aggrappo al braccio di mio fratello.

«Buonasera Avery» ricambia il saluto sorridendo «e ti prego chiamami Bruce, il voi mi fa sembrare così incredibilmente vecchio» aggiunge.

«si signor.. Ehm.. Bruce» balbetto.

Mentre i tre uomini intorno a me continuano a parlare di quanto meravigliosa fosse questa festa, io continuo a mandar giù il liquido amaro di quel bicchiere,cercando di scacciare anche un po' della mia timidezza.

Dopo qualche ora passata a gironzolare spaesata per la sala sono abbastanza brilla da poter parlare con chiunque senza arrossire.
Nonostante ciò prendo un altro bicchiere di vino bianco e comincio a berlo, osservando le persone gioiosamente parlare fra di loro, quasi mi strozzo quando noto che Jason ha affiancato Bruce, che dopo avergli minato qualcosa, si presenta alla mia famiglia.

Per qualche motivo sento il bisogno di avvicinarmi e non ho il tempo di chiedermi perché che sono già lì.

«papà sai per caso dove si trova il bagno?» chiedo a mio padre sussurrando.

«non lo so, Bruce per caso»

«niente» lo interrompo.

Che stracazzo ho sussurrato a fare se poi glielo dice lui?

Bruce sorride lasciando cadere la cosa «Avery ti stavamo giusto cercando» comincia «volevo presentarti»

«ci conosciamo già» lo interrompe Jason bevendo un sorso dal suo calice «ma non siamo propriamente amici» afferma freddo.

«non per colpa mia» sussurro non troppo sottovoce beccandomi così uno spinone da parte di George accanto a me «ahia» sbuffo massaggiandomi la spalla.

«come vi siete conosciuti?» chiede mio padre.

«università» afferma freddo guardando mio padre che sotto quello sguardo attento sorride senza sapere come continuare.

Rimaniamo qualche secondo in silenzio, un silenzio interrotto da Bruce «George devo presentarti» riesco a sentire prima che quest'ultimo insieme a mio fratello e mio padre si avvicini ad un uomo anziano.

Comincio a ridere improvvisamente, forse l'alcool sta cominciando a farsi sentire e non sono però l'unica a notarlo «sei ubriaca per caso?» mi chiede guardandomi attentamente da capo a piede.

Un lieve sorriso si forma sul suo viso e una strana luce gli attraversa gli occhi.

«ti frega?» chiedo a mia volta continuando per qualche assurdo motivo a ridere.

S'irrigidisce improvvisamente «no» sibila e fa per andare via quando prendendolo per il polso glielo impedisco «ma tu sanguini» constato osservando la macchia rossa pian piano estendersi sulla camicia bianca.

Ci guardiamo negli occhi per qualche minuto prima che lui riuscisse a liberarsi dalla mia stretta e a sparire in mezzo alla folla.

La restante parte della festa l'ho passata accanto al buffet cercando con gli occhi Jason, inutilmente aggiungerei.

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