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È mattina e il sole pentrando dalla finestra costringe i miei pigri occhi ad aprirsi.
Dopo essermi stiracchiata per bene mi rendo conto che Jason è purtroppo andato via, nonostante il suo profumo fosse ancora sul cuscino dove ha dormito fino a poco fa.

Mi alzo, felice ed ancora sognante.

Dopo essermi preparata per affrontare l'ennesima giornata di università, che però questa mattina non mi dispiace, scendo in cucina.

Mio fratello e mio padre stanno facendo colazione, notando la mia presenza mi sorridono.

Mi accingo a riempire il piatto con la mia solita colazione quando un esplosione mi scaraventa dall'altra parte della stanza.
Le orecchie mi fischiano e senza aver bene capito cosa fosse successo provo ad alzarmi ma barcollo e finisco nuovamente per terra.

Dopo aver osservato per bene la stanza divenuta macerie a causa dell'esplosione noto la mia famiglia che per terra giace non molto lontana da me.
Faccio per alzarmi, ma qualcuno mi precede ed un uomo eccessivamente alto per la maglietta mi tira a sé.
Provo a dimenarmi con tutte le mie forse e con un botta dietro la nuca perdo i sensi.

***

Ore più tardi mi ritrovo stesa su di un freddo pavimento con mani e piedi legati.
La stanza è eccessivamente buia e difronte a me non riesco a vedere nulla.

La testa ancora mi pulsa a causa dell'esplosione e del sangue mi sporca i vestiti.

Ho due ferite.
Una vicino l'occhio che terribilmente mi brucia e un'altra, decisamente più profonda e sanguinante vicino la coscia.

Provo ad alzarmi ma non riesco così allarmata, energicamente comincio a dimenarmi fin quando una risata mi gela le vene.

«abbiamo qui la puttanella di Robin» soghigna guardandomi.

«chi sei e che cazzo vuoi?» sputo orridita.

«ma che maleducato» si schiarisce la voce «il mio nome è Doctor Light» sorride «e tu mi servi per catturare il piccolo tirapiedi di batman»

A quelle parole l'ansia ed un senso di colpa mi pervade.
No.
Non di nuovo.
Non a lui.

«e chi stracazzo ti fa credere che io ti porterò da lui?» chiedo con saccenza «né lampadina?»

Scoppia ridere.
Una risata che di gioioso non ha nulla.

«sarà lui a venire da noi» con fare teatrale esce dalla lurida stanza dove mi trovo tirandosi dietro di sé la porta pesante.

Rimango per qualche secondo a fissare quella stanza vuota senza avere la minima idea di cosa fare.
Essere legata non mi aiuta a pensare.

Comincio a dimenarmi sbattendo accidentalmente la fronte per terra.

Per diverse ore perdo i sensi e quando mi risveglio, quello che speravo fosse solo un terribile sogno invece è realtà.

Cerco qualcosa per potermi liberare, ma il bastardo deve aver tolto tutto prima di buttarmici dentro.
Rassegnata, poggio la testa per terra mentre delle gocce d'acqua continuano a cadere dal soffitto.

"acqua" penso.

Ho sete, ho fame e chissà ancora per quanto tempo sarò chiusa qui dentro.

Sento la paura cominciare a farsi strada dentro di me.
E se fosse soltanto la punizione per i miei peccati?
Se fosse quello che mi merito per aver fatto del male a Liam e George, dopotutto solo ieri sera ho avuto il coraggio di parlarne, non sarà una coincidenza, o mi sbaglio?

Dopo aver passato una delle sere più belle della mia vita sono costretta a stare qui, in una lurida stanza aspettando che Jason venga a prendermi.

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