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La domenica è stata persino più noiosa del sabato e l'ho trascorsa alternando lo studio a brevi occhiate alla finestra.

Mi è servita però per convincermi a parlare con Jason, quindi eccomi qua, in piedi, accanto alla porta dell'aula dove numerosi sono gli studenti che si accingono ad entrare.

Aspetto impazientemente per qualche minuto per poi scorgere il ragazzo dai capelli corvini avvicinarsi con passo svelto all'aula.

Senza nemmeno per un secondo guardarmi fa per entrare in aula ma prendendolo per il braccio glielo impedisco.

Quando ho completamente la sua attenzione e i suoi occhi sono nei miei sussurro «sei tu Robin»

Lo sento irrigidirsi sotto le mie dita che ancora lo stringono e lo vedo velocemente tapparmi la bocca con una mano «cosa vai farneticando, sei stupida per caso?» i suoi occhi fissi ancora nei miei.

Poggio le mani sulla sua e lentamente lo sposto «ho ragione?» chiedo sorridendo.

Stringe entrambi i pugni e serrando la mascella a denti stretti risponde «no» per poi correre via.

Dopo qualche minuto d'incertezza lo seguo e raggiungendolo gli prendo il polso «lo che sei tu, io ho le prove» inspiro «non devi nasconderti da me» butto fuori l'aria.

«non mi nascondo da nessuno» sibila.

«io lo so chi sei» insisto osservando velocemente il suo viso cambiare cento colori.

Forse non è stata una brillante idea fermarlo così, ma oramai quel che fatto è fatto. E poi se c'è la possibilità che Robin ritorni da me, non posso perdere questa occasione.

«tu non sai niente» sibila avvicinandosi un po' troppo al mio viso.

I miei occhi oscillano fra i suoi e le sue labbra e le immagini del fugace momento passato insieme si fanno vive nella mia mente.

«però so che sei» mi interrompe portandomi la mano alla bocca, ci guardiamo per un lungo istante, poi si sposta.

«smettila di parlarmi, di darmi fastidio» sibila per poi andare via.

So di averlo fatto arrabbiare ma continuo a seguirlo «fermati!» gli urlo quando arriviamo ai cancelli.

Si blocca e girandosi urla «smettila di seguirmi, sei solo una ragazzina fastidiosa» riprende poi il suo cammino.

***

Ore più tardi sono a casa, la breve chiacchierata con Jason è stata un disastro e dubito fortemente che lui travestito da Robin o meno possa rivolgermi più la parola.

Sbuffando mi avvicino al tavolo della cucina e guardando mio padre comincio a sbucciare una mela.

«com'è andata oggi, tesoro?» chiede dolcemente.

«il solito» scrollo le spalle mentendo.

Non posso e non voglio parlare con lui di quanto successo con Jason.

«hai sentito? Ieri sera i vigilanti mascherati hanno sventato una rapina in banca» afferma entusiasta.

Solo poche settimane fa avrei risposto che non è compito loro, che così facendo non aiutano la legge ma si limitano a violarla.
Al momento invece vorrei soltanto poter chiedere a Jason di smetterla per il suo bene, perché mi fa male vederlo costantemente ferito o stanco, dirgli che quel tipo di vita lo sta prosciugando e del resto non mi frega assolutamente niente.

«interessante» mi limito a rispondere.

«lo so che sei contraria, ma dopo tutto il bene che hanno fatto» mi guarda mio padre.

Sentire quelle sue parole mi riporta indietro di due giorni, a quella sera terribile in cui quell'uomo stava quasi per..

Scuoto la testa per non pensarci, per fortuna Jason era lì ed è andato tutto bene.

Sorridendo ed evitando di rispondere a mio padre corro in camera mia e quasi sussulto quando ad aspettarmi è proprio lui.

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