Capitolo 4

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L'amicizia consiste nel dimenticare ciò che uno dà, e nel ricordare ciò che uno riceve.
-Alexandre Dumas

Chi non muore si rivede

JENNEFER

Nel grande e complesso sistema che era il mio carattere, si poteva tranquillamente affermare che non ero una persona a cui piaceva ricorrere alla violenza. Dalle mie azioni passate non era una cosa che si sarebbe detta sul mio conto, ma davvero odiavo me stessa quando mi facevo prendere dalla rabbia e iniziavo a dare le mani. Era come un riflesso incondizionato: nel momento in cui succedeva qualcosa che mi urtava profondamente vedevo rosso e l'unica cosa che sembrava potesse darmi sollievo era picchiare qualcosa.
Meglio qualcuno.
Con il tempo avevo imparato a scaricare la mia rabbia repressa nel Quidditch, nell'aiutare Hagrid a preparare le sue lezioni e nello studio. Per quanto sembrasse assurdo, studiare mi aiutava molto a placare gli spiriti bollenti. 

La maggior parte di quell'emozione dirompente che provavo era principalmente dovuta, e indirizzata, a quegli ottusi studenti che continuavano a inveire contro Scorpius. Ormai non succedeva quasi più, avevano tutti accettato la sua presenza alla scuola come meritata e quasi più nessuno lo incolpava per qualcosa che non aveva neanche fatto. 

Avevo scoperto che il mio migliore amico era in qualche modo diverso nel peggiore dei modi: un paio di studenti di qualche anno più grandi lo avevano definito sporco mangiamorte sotto i miei occhi e lui per poco non era scoppiato a piangere. 

Eravamo solo dei bambini, non avrebbero dovuto neanche permettersi di guardarlo con così tanta cattiveria per il semplice fatto di esistere

In quell'occasione lui mi aveva solo detto che mangiamorte era considerato un insulto, ma non se l'era sentita di andare oltre. 

Così ero corsa da Hagrid appena avevo potuto, come in quel pomeriggio, e avevo preteso che mi raccontasse l'intera storia. Sapevo che lui l'aveva vissuta in prima persona. 

<<Stai tramando qualcosa, Jo?>> Mi domandò Hagrid. 

Eravamo nella sua capanna e stavo prendendo il tè che il gigante preparava con delle particolari erbe trovate nella foresta. Avevo imparato a mie spese quanto fossero duri e cattivi i suoi biscotti, così, nonostante si impegnasse sempre a metterne un paio sul tavolo, io li evitavo. 

<<Stavo pensando a quando mi hai raccontato di Voldermor>> confessai, facendolo sobbalzare. 

Per molti abitanti del mondo magico, Voldemort era ancora nome che incuteva terrore. Hagrid si rivolgeva a lui con colui che non deve essere nominato o, più in breve, tu sai chi

<<Non devi chiamarlo per nome!>> mi rimbeccò infatti, anche se il signore oscuro era morto e sepolto da un pezzo. <<Perchè ci stavi pensando, comunque? Non dovresti preoccupartene. Harry e Ron sono i migliori Auror e hanno sconfitto personalmente tu sai chi. Non si ripresenterà più>>.
Io annuii e presi un sorso di tè.
<<Ci stai pensando per via, forse, del tuo amico Scorpius?>> Hagrid era sempre più sveglio di quanto desse a vedere. 

Era un insegnante fantastico e amava profondamente il suo lavoro. Cura delle creature magiche era una delle materie che più mi piacevano. 

Annuii alla sua domanda. 

<<Non ho mai capito perché ti ostinassi ad essere sua amica. Va bene ora. Insomma, ha dimostrato di non avere strane idee per la testa e di essere a posto. Sapessi quante volte suo padre ha fatto piangere Hermione chiamandola sanguemarcio... mi sorprende persino che Draco gli permetta di frequentare te. Senza offesa, ovviamente, hai dimostrato abbastanza di essere in gamba>>. 

Slytherin's queen | Scorose FanFiction - Harry PotterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora