Capitolo 13

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Di tutte le cose che la saggezza procura per ottenere un'esistenza felice, la più grande è l'amicizia.-Epicuro

Parlerò solo con un ragazzo

JENNEFER

«Signorina Graham! Mi vuole dire dove ha la testa? E' la quarta volta che la chiamo!» La classe scoppiò in una risata al limite dell'isterico ed io mi sentii avvampare. 

«Mi scusi, professore... sono solo distratta» mormorai ancora in preda all'imbarazzo.
«Lo vedo» Il professore puntò la sua bacchetta contro la lavagna, fittamente scritta. Ci pensai un attimo prima di parlare, cercando di trovare un senso a quelle parole. 

«Sembrerebbero gli ingredienti di una pozione» iniziai, scrutando l'insieme. L'ometto annuì, soddisfatto, «E poi?» mi incitò.
Strinsi gli occhi, cercando di individuare le parole scritte sul fondo. «Ci sono le indicazioni su come prepararla e... una breve biografia di chi l'ha creata» continuai.
«Molto bene. Ora mi riesce a fare una traduzione esatta di tutto?» Domandò lui, esigente. 

Sospirai tra me e me e iniziai a tradurre tutto ciò che c'era scritto alla lavagna. Era una pozione un po' particolare e se veniva bevuta avrebbe dovuto placare per un momento la sete di sangue di un vampiro. Era una lezione un po' macabra quella che ci aveva preparato il professore, ma nessuno fiatò una parola. Vedevo Scorpius prendere appunti mentre parlavo e probabilmente mi sarei fatta passare tutto entro la giornata. Quando arrivai in fondo avevo gli occhi che lacrimavano per lo sforzo e la voce leggermente più roca. 

«Ottimo, signorina Graham. Dieci punti a Serpeverde!» 

Allungai la mano sotto il banco e il mio vicino mi mollò un cinque cercando di evitare il chioppo. Il professore cancellò le scritte dalla lavagna con un colpo di bacchetta e ben presto rimpiazzò la ricetta con una nuova struttura grammaticale runica. La classe si lasciò andare ad un gemito di frustrazione ma tutti iniziammo a copiare. «Suvvia, qualcuno di voi prenderà questa carriera e vi ritroverete a tradurre rune tutto il tempo!» Dichiarò il professore con un sorriso. 

Ma anche no, grazie. 

Non avrei mai intrapreso una professione come quella. Avevo capito di voler intraprendere una carriera di insegnate al secondo anno, quando Scorpius non riusciva a preparare una pozione restringente e mi ero ritrovata ad aiutarlo sotto gli occhi del professor Lumacorno. Se fossero stati dei compiti probabilmente l'avrei preparata al posto suo, ma lì in classe dovetti semplicemente spiegargli come fare. Quando lui era riuscito nell'intento, sotto le mie spiegazioni, il professore di Pozioni era rimasto così contento che ci diede dieci punti a testa: a lui per esserci riuscito, alla fine, a me per avergliela spiegata così bene da farla preparare in modo perfetto. 

Era stata come un'autentica rivelazione. Mi piaceva insegnare. L'idea di non abbandonare mai Hogwarts, poi, mi dava una sensazione di calore del tutto simile a quella di una coperta. Pozioni aveva sempre avuto tutto il mio amore, tra tutte le materie. Nonostante le vere magie le facessimo con la bacchetta io trovavo che quei distillati, medicinali, oli, facessero davvero la differenza nel mondo magico. 

La mia ambizione ultima e suprema era quella di preparare delle pozioni che fossero in grado, in qualche modo, di aiutare la gente. 

Scorpius, invece, da che lo conoscevo voleva diventare un Auror. Era la sua aspirazione più grande quella di combattere la magia oscura e, secondo me, lo faceva per mettere in chiaro che lui era diverso da suo padre; non perché avesse una seria vocazione verso quella professione. Diventare Auror richiedeva un addestramento speciale e dei requisiti quasi impossibili da avere: mente ferma, capacità magiche, prestazioni fisiche... però lui sembrava deciso ad arrivare fino in fondo. 

Slytherin's queen | Scorose FanFiction - Harry PotterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora